cultura

"La vittoria è la balia dei vinti". Cristiana Capotondi: "Una storia attuale: la provocazione alla ricostruzione"

sabato 4 novembre 2023
di Livia Di Schino

"Credo che ci siano molte mamme che in questo momento stanno raccogliendo esperienze di vita molto dolorose e che forse un giorno, auspicabilmente come in questa storia, potranno raccontare. Però, con esse, anche la meraviglia della vita nella tragedia della guerra. La meraviglia di una donna che si apre ad un amore più grande che è quello dell’altro. Andare oltre quei cancelli che mettiamo tra noi e gli altri, che sono anche le differenze nelle classi. Differenze che prima della Seconda Guerra Mondiale erano sicuramente più nette".

Spogliata dei panni di Vittoria, la nonna protagonista della vicenda ai tempi del conflitto narrato dalla figlia alla nipote, Cristiana Capotondi attualizza così il testo del monologo appena andato in scena. Il sipario dello spettacolo di venerdì 3 novembre si è chiuso tra gli applausi e lei è di nuovo per un attimo sul palco del Teatro Mancinelli di Orvieto, città della quale conserva ricordi di gite con la sua famiglia ed una scatola di legno intarsiata, acquistata nella gita di quinta elementare che ancora custodisce. Al suo fianco il regista Marco Bonini, che ha scritto e diretto "La vittoria è la balia dei vinti".

Una storia di cambiamento, quindi…
"Tutti i personaggi di questa storia si trasformano grazie al bombardamento finale (quello del 25 settembre 1943 a Firenze, ndr), che non obbliga solamente una città intera a ricostruirsi, ma anche le persone. Non è un obbligo, ma una provocazione ad una ricostruzione. Quindi, purtroppo, è sicuramente una storia attuale".

La conclusione è sul voto alle donne…
"Sul ricordo di questa emozione che credo che tutte le donne abbiano provato quando abbiamo avuto l’opportunità di votare per la prima volta. L’esercizio del voto, che ci ricorda che facciamo parte di una comunità. Per la prima volta le donne si sentono parte di una comunità. Protagoniste. Già, protagoniste nella Seconda Guerra Mondiale, dentro le case e fuori da esse: sono state partigiane, hanno mandato avanti le famiglie e le aziende. Quindi sappiamo bene il ruolo che abbiamo giocato durante la guerra. Sicuramente questo 2 giugno del ‘46 è un sugello di ciò che si siamo guadagnate: un diritto che non ci era stato dato così, per senso di uguaglianza, ma perché ce lo siamo davvero guadagnate. Credo che proprio per questo il finale di questo spettacolo sia un finale molto bello. Energico".

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