Valeria Solarino archeologa per "Fanum", Miriam Leone è "Miss Fallaci"

"Fanum". Termine latino che, nelle fonti antiche, indica un luogo sacro o un piccolo edificio di culto. E ora è anche il titolo di un mistery thriller in cui una giovane archeologa anglo-italiana, grande esperta di civiltà etrusca e vicina ad una scoperta epocale, si trova coinvolta in una serie di omicidi fino a diventarne la principale indiziata. Questa, in estrema sintesi, la sinossi della pellicola che si sta girando a Tarquinia, dove il film è ambientato, e nei suoi dintorni. Cinque, in tutto, le settimane di riprese previste.
Davanti alla cinepresa, nei panni della protagonista Marianne, tornata proprio a Tarquinia, per vendere la casa di famiglia, c'è l'attrice Valeria Solarino che, nello studio, ritrova le ultime ricerche della madre, appena morta, sul Fanum Voltumnae, luogo sacro per gli Etruschi da sempre indagato. Per lei scoprire questo luogo significa rimettersi in gioco e ritrovare se stessa. La sua ricerca, tuttavia, verrà ostacolata da un fanatico assassino che sembra giungere da un lontano passato mietendo vittime con sacrifici rituali tra chiunque tenti di profanarne i segreti.
Tra omicidi e colpi di scena, la donna si troverà costretta a mettersi personalmente sulle tracce del diabolico killer per scagionarsi dalle accuse del rigido Commissario Braschi, interpretato da Michele Rosiello. Completano il cast Valeria Bilello, Lorenzo Demoor, Fortunato Cerlino, David Sebasti, Federico Pacifici, Cristian Di Sante, Alessia Franchin e Valentina Oteri. Diretto da Iris Gaeta, già autrice di corti e qui al suo esordio come regista di un lungometraggio, il film è scritto da Cristiano Gazzarrini, Nicolò Gaetani e Enrico Savini.
Prodotto da Play Entertainment, è finanziato dal Ministero della Cultura, Lazio Cinema International 2022, in co-produzione con Agresywna Banda e con il patrocinio del Comune di Tarquinia.
L'attrice Miriam Leone , intanto, presta di nuovo il volto alla reporter Oriana Fallaci. E Ronciglione – in particolare Via Farnesiana e Via Principe Umberto – torna ad essere set, stavolta come sfondo alle riprese della nuova serie originale italiana ambientata tra il 1956 e il 1959, tra Milano, New York, Los Angeles, Roma, Londra e la Firenze delle origini, negli anni in cui la giovane inviata de "L'Europeo", mostra tutto il suo piglio polemico e insofferente alle dinamiche di una redazione di soli uomini che possono occuparsi di politica, mentre lei è relegata al ruolo della "ragazza del cinema". Salvo poi diventare la prima inviata di guerra e una delle più importanti scrittrici e firme del giornalismo italiano nel mondo, con 20 milioni di copie vendute e tradotte in 25 lingue.
Coproduzione Paramount e Minerva Pictures, la serie in otto episodi – i primi quattro diretti da Luca Ribuoli, gli altri da Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella – è prodotta da Santo Versace e Gianluca Curti in associazione con RedString e sarà diffusa prossimamente in streaming sulla piattaforma Paramount+. "Miss Fallaci" – questo il titolo – è basata su eventi raccontati dalla stessa attivista nei libri "I sette peccati di Hollywood" e "Penelope alla guerra", entrambi editi da Rizzoli. E scritta da un team internazionale, guidato dai creator e head writer Viola Rispoli e Thomas Grieves. Ne fanno parte Laura Grimaldi, Alice Urciuolo, Alessandra Gonnella e la stessa Miriam Leone che ha già interpretato la giornalista nel 2019 in "A cup of coffe with Marylin".
Tra i consulenti di questo nuovo progetto, ispirato proprio dal quel cortometraggio vincitore del Nastro d'Argento, anche Edoardo Perazzi, nipote della Fallaci. Il focus della seria è volutamente centrato su un periodo molto intenso e poco esplorato della vita di quest'ultima, quando, grazie alla sua determinazione, riuscì ad ottenere un viaggio a New York, con la promessa di intervistare Marilyn Monroe. Scrisse, invece, di come non ce la fece. Un articolo che le fece, comunque, assegnare una serie di reportage da Hollywood. Con sguardo disincantato e l'inconfondibile stile caustico e irriverente della sua penna, Oriana raccontò così la "fabbrica dei divi", smascherando le contraddizioni della società americana, in bilico tra moralismo ed emancipazione.

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