cultura

"Il gioco sporco. L'uso dei migranti come arma impropria", Valerio Nicolosi testimonia le criticità dei governi nell'affrontare l'immigrazione

domenica 30 aprile 2023
di Flavia Emanuele

Giornalista, regista e fotografo, Valerio Nicolosi da anni si occupa di rotte migratorie ed ora ha lasciato nuove testimonianze dei tanti reportage fatti dando voce proprio alle persone costrette a spostarsi perché in cerca di condizioni migliori in cui vivere. Lo ha raccontato giovedì 27 aprile presentando, come annunciato, nel cortile interno di "Rosarja Ceramiche - Officina dell'Arte" il suo ultimo libro, "Il gioco sporco. L'uso dei migranti come arma impropria" in cui ha posto l'attenzione sia sui contesti sociali che le persone decidono di abbandonare, sia sulle risposte che stanno dando i vari governi di fronte a tali situazioni.

Nicolosi descrive l'utilizzo strumentale fatto di questi flussi migratori, ed è in questo che consiste "il gioco sporco" descritto e "messo in piedi da alcuni governi sulla vita di migranti in fuga da conflitti armati, persecuzioni, carestia e povertà". Come si legge nella prefazione, l'autore "denuncia le violenze dei regimi autoritari e le ipocrisie dei governi conniventi, e soprattutto apre uno squarcio sui limiti dell'Occidente e sull'uso dei migranti come arma impropria delle guerre". La sua attività di soccorso in mare inizia con Mare Nostrum, a bordo della Marina Militare e della Guardia Costiera.

Ha poi continuato a occuparsi del tema in altre parti del mondo, e continuando a spostarsi tra Medio Oriente, Palestina, Libia e Nord Europa, per poi tornare in Italia dove ha ripreso le sue attività dedicandosi alle rotte delle ONG. La rotta mediterranea è quella di cui si è parlato di più ma "le narrazioni hanno deviato la nostra percezione dei flussi verso l'Europa", c'è un esempio quindi di narrazione emergenziale riguardo a un tema che in realtà emergenza non è. "L'Italia è solo un Paese di transito, non è il Paese principale di approdo in Europa, e non siamo un Paese di arrivo permanente.

I primi sono altri come Germania, Francia, Svezia, Belgio, Lussemburgo, sono questi i paesi dove si vogliono fermare". Dopo tanto tempo passato in mare decide poi di concentrarsi sulla rotta balcanica che invece veniva affrontata poco e che descrive come un "lungo e silenzioso martirio". Testimonia dolore vissuto da queste persone che sono costrette a spostarsi in condizioni sofferenti. "Vengono picchiate e spogliate dalla Polizia croata che, su mandato politico, difende le frontiere esterne dell'Unione Europea.

Il libro presenta una parte di reportage accompagnata da una parte saggistica che descrive ogni Paese in un quadro sociale, economico, ma anche di accordi intergovernativi: un quadro paesaggistico in grado di inquadrare i contesti soprattutto a livello di accordi “per raccontare poi come la parte successiva fosse proprio il punto di caduta di quegli accordi” che portano a far soffrire quelle persone disposte a rischiare la propria vita e la vita dei propri familiari per un futuro migliore; "raccontare perché abbiamo deciso di farle soffrire".

Nicolosi nel trattare certi temi ha fatto riferimento ai vari governi italiani e alle leggi attuate in questi anni partendo dalla Turco- Napolitano, alla Bossi-Fini, ai decreti Minniti fino ad arrivare ai decreti Salvini. Ha anche spiegato la situazione presente in Tunisia, Turchia, e dei vari paesi da cui partano più migranti. Il libro si conclude proprio con una possibilità di risoluzione alla questione che può esistere se gestita dai paesi dell'Unione Europea, come avvenuto nel caso della guerra in Ucraina.

Nicolosi racconta la guerra e di come le persone che volevano hanno potuto lasciare il paese senza problemi, "perché l'Europa ha attivato per la prima volta la direttiva UE 55 del 2001” una normativa che stabilisce una tutela nei confronti delle persone che si spostano verso l'Europa per motivi di crisi e pericolo, concedendogli di spostarsi liberamente sul suolo delll'Unione Europea. Questo ha quindi concesso di far muovere legalmente in poco tempo circa 5 milioni in 5 mesi, di cui 170.000 persone arrivate in Italia, e di cui è stato fatto un tipo di narrazione diversa e non di tipo emergenziale.

"L'uso dei migranti come arma impropria sono scelte di governi che noi sosteniamo o che comunque rappresentano il paese e che hanno deciso che lo stato di diritto inteso come lo conosciamo noi non vale per tutti, vale solo per “noi”, tutto ciò che concerne i diritti umani non vale per "loro".