cultura

Quattro giorni di indagini con "Gli Omini" per rintracciare la leggenda del paese

martedì 28 febbraio 2023

Nelle classi delle scuole elementari, al bar, per le strade. È qui che la Compagnia Teatrale "Gli Omini" porta avanti le sue indagini. Obiettivo, trovare la leggenda del posto, il personaggio di spicco, il mito del popolo, il genio, il "matto storico" di paese che tutti ricordano con malinconico affetto. L'ultima incursione è stata fatta nei luoghi pubblici di Piegaro domenica 26 febbraio, ma le "indagini" andranno avanti per altri tre giorni, fino a mercoledì 1° marzo.

Proprio in questa data, alle 21, il locale Circolo aprirà le porte a chiunque voglia partecipare ad una serata di raccolta di storie e racconti. Una sorta di assemblea pubblica, in cui la cittadinanza è invitata all’ascolto e alle proposte. L’iniziativa promossa dalla Compagnia nata nel 2006, "insieme alla crisi economica mondiale, per volontà di tre ragazzi di fare del teatro il proprio mestiere", si avvale del patrocinio dei Comuni di Panicale e Piegaro.

È dal 2007 che "Gli Omini" girano l'Italia, facendo ricerche socio-antropologiche con la finalità di mettere in scena spettacoli che parlino del presente attraverso le testimonianze delle persone incontrate. Più di cento i paesi nei quali hanno applicato il loro metodo e negli anni hanno affinato e declinato il progetto in varie forme. Da due anni, poi, la Compagnia Teatrale partecipa al progetto culturale Cral – Centro Ricerca Arti Lago Trasimeno che si sviluppa negli otto Comuni del Lago.

Già nel 2021, per dieci giorni, aveva incontrato abitanti e passanti, turisti e proprietari di seconde case per scrivere e mettere in piazza uno spettacolo ad hoc. L’anno successivo era tornata per inaugurare un nuovo progetto, "La bocca della verità", un raccoglitore di storie, un contenitore di sfoghi a disposizione della comunità. Ulteriore iniziativa, questa, mossa dal collettivo rimpianto per personalità e personaggi del passato con storie al limite del credibile.

"Gli Omini" si muovono, inoltre, per dedicare una piazza alla leggenda del luogo e fare il necessario per inaugurarla, riuscendo a raccontare chi era quella persona, per far rivivere le sue imprese e riecheggiare le sue frasi. Per invitare all’ascolto del territorio, ribaltando i concetti di memoria collettiva ed eroismo. Perché, Cesare Pavese insegna, "un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo". Fosse "solo" una storia.