cultura

Terrificante bellezza!

venerdì 3 febbraio 2023
di Mirabilia Orvieto

Bellezza sotterranea o terrificante bellezza. Quella danza di luce e di ombre che, nel Pozzo di san Patrizio, si alterna in tutte le sfumature e angolazioni possibili esalta l’atmosfera profonda, misterica ed esoterica della straordinaria architettura di questo manufatto, definito unanimemente come prodigio di ingegneria. In esso la funzione pratica si eleva a dimensioni simboliche, filosofiche e sapienziali che oggi possono essere comprese nella prospettiva della psicologia archetipica. 

Entrare nel Pozzo è infatti un’esperienza diretta della propria anima che, da semplicemente visita turistica, si può aprire improvvisamente a un percorso di connessione con l’inconscio. Non è un caso che la sua denominazione si ispira al famoso Purgatorio di san Patrizio in Irlanda, la caverna dell’orribile visione!

Discendere e risalire, morire e rinascere, in altre parole uno “sprofondare" nel mondo in cui si è quotidianamente e inconsapevolmente immersi, per poi riemergere dal fondo a dimostrazione che tale abisso ha in sé il potere di dischiudere, pian piano, la via verso la luce e la vita vera. Sopra lo specchio d’acqua, dove aleggia in alcuni momenti del giorno un sinistra nuvola di nebbia, il visitatore vede riflessa la propria immagine che appare insieme a quella di un piccolo disco luminoso che brilla dalla cima del Pozzo, e che da sotto sembra un “miraggio” irraggiungibile. A quasi 60 metri di profondità, in mezzo a un numero indecifrabile di finestre che come dei grandi occhi si alternano regolari, fissando l’enorme voragine che si spalanca come una vera e propria visione dell’Oltretomba! 


Hieronymus Bosch, Visione dell’Aldilà

Il Pozzo si carica così di un simbolismo straordinario che nei secoli ha creato fatalmente il legame con miti e leggende anche lontano nel tempo: "Bastava affacciarsi sull’orlo di quel cilindro misterioso perché l’immaginazione prendesse a volare. Quelle finestrelle impilate, aperte come vuote occhiaie sull’oscurità delle viscere terrestri, qual vortice abissale, che sembrava affondare alle radici del mondo, nell’ignoto, o forse in un altro mondo… negli inferi, nell’aldilà?" (Massimo Javolella). 

Nel caso del Pozzo, costruito tra il 1527 e il 1537 per volere di papa Clemente VII reduce dal Sacco di Roma, è più giusto parlare di Viaggio inteso non nel suo significato esteriore di "tragitto" o "cammino" fisico, ma in quello simbolico e "interiore", qualcosa cioè di molto più complesso e profondo dello spostarsi da un luogo ad un altro. Per Guy De Maupassant "il Viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno".

Ed ecco rivivere nella fantasia del popolo le antiche leggende delle ‘discese nell’Ade’. Qui riecheggiano le imprese di Ulisse e di Enea che visitano il regno dei morti, interrogando i loro antenati circa l’enigma che avvolge il loro destino, quello stesso regno ipogeo visitato da Cristo che invece va a liberare tutte le anime prigioniere della morte. Oppure l’inferno di Dante e le visioni di Bovesin della Riva, di Giacomino da Verona, di Alberico e di Tundalo, un cavaliere irlandese, che insieme a un angelo compie il suo viaggio nell’Aldilà. E infine di san Brandano che con i suoi compagni giunge nell’isola delle nebbie, sede delle anime dei defunti, dove l’uomo di Dio si era diretto alla ricerca del Paradiso terrestre di cui aveva sentito parlare dal santo abate Barindo. 


Il viaggio di Dante

Sopra tutte quelle reminiscenze ve n’è una che s’impose e che pian piano finì per fondersi col fascino del Pozzo orvietano: fu la leggenda, ancor vivissima nel Cinquecento, del cosiddetto “Purgatorio di san Patrizio”, nata in Irlanda molto prima dell’anno Mille per opera del benedettino Enrico Saltrey. La leggenda, una delle fonti ispiratici della Divina Commedia dantesca, ripresa dopo il medioevo da Calderon de la Barca con il dramma “El Purgatorio de San Patricio”, narra che verso la fine del IV secolo dopo Cristo un giovinetto, catturato in mare dai pirati, fu venduto a un pastore irlandese. Il fanciullo si chiamava Patrizio destinato da Dio a diffondere, in quella terra, il Vangelo di Cristo. Ma per facilitare Patrizio nel suo compito, il Signore gli indicò una caverna simile a un pozzo, situata in un isolotto del lago di Derg, e gli assicurò che chiunque vi fosse trattenuto un giorno e una notte avrebbe ottenuto la remissione dei peccati(da qui il nome “Purgatorio” attribuito a quel pozzo naturale).  

È questa la straordinaria esperienza che si fa visitando il Pozzo, un cammino spirituale e sensibile che conduce l’essere umano alla ricerca di stadi superiori dell’Essere dove l’iniziato potrà ritrovare la sua identità profonda o, meglio, “divenire” se stesso. Ebbene l’antica caverna della “purificazione” e del perdono si è quindi trasformata nel tempo, passando dal significato religioso a quello psicologico ed esistenziale, per diventare oggi la “caverna” dell’anima dove non si annidano più i terribili diavoli del medioevo, ma i dèmoni moderni profetati da Dostoevskji, gli Hyde mostruosi presagiti da Stevenson! 


Pieter van Heyden, Discesa di Cristo al limbo

Infatti non abbiamo forse visto irrompere sulla scena del mondo belve feroci, iene, e lupi voraci depredare e sterminare i popoli dell’Europa che hanno subito e patito sciagure e tormenti lungo tutto il XX secolo? Non sono forse questi anche gli scenari apocalittici dei nostri giorni fatti di guerre, carestie e pandemie? Ma questo non deve spaventare l’uomo. Così si esprimeva Joseph CampBell, saggista e storico delle religioni: 

È scendendo nell’abisso 
che recuperiamo i tesori della vita.
Dove inciampi, lì si trova il tuo tesoro.
La stessa caverna in cui hai paura d’entrare
si rivela essere la fonte di
quello che stai cercando.
La cosa dannata nella caverna
che era così temuta è diventata il centro.
L’inconscio non è solo il luogo del rimosso, 
ma il pozzo delle infinite possibilità a cui attingere. 

Il mirabile Pozzo di Orvieto che collega il mondo umano a quello divino, la terra al cielo, diventa allora la rappresentazione più emblematica del cammino dell’umanità che risalire, seppur a fatica, dalle regioni più oscure e remote dell’esistenza, dove regnano ombre e fantasmi, per ascendere alla “perfezione celeste” della maturità e civiltà, della completezza e felicità. Tappa dopo tappa, gradino dopo gradino, chi si inabissa può tornare tra gli uomini totalmente nuovo e rigenerato, per diventare finalmente ciò che è sempre stato.

Dunque un Viaggio al centro della terra, ma anche al centro di se stessi, nell’inconscio individuale e collettivo, dove la luce si fa sempre più fioca, l’aria sempre più irrespirabile e rarefatta, e addentrarsi è come scomparire, avanzare è come scappare: questa è l’inconsapevole bellezza, immateriale, invisibile, insondabile, che nessuno vorrebbe vedere ma che salverà il mondo! 

Tra alberi di Natale, lune, cisterne e calici di vino, il Pozzo di san Patrizio reclama davvero un posto d’onore.