cultura

Castello dei Conti Manenti dei Farolfingi, conti comitali di Chiusi ed Orvieto

giovedì 26 gennaio 2023

Recentemente Felice Roberto Danielli, appassionato di storia alleronese, è venuto a conoscenza dell’esistenza di uno stemma proveniente dal palazzo nobiliare del castello posseduto da una famiglia proprietaria di un appartamento, avuto per successione, al quale non era stata attribuita datazione storica ed appartenenza nobiliare.

Avuta la possibilità di ricevere la foto dello stemma scolpito su pietra grigia, facendo le ricerche e consultando esperti di araldica, esaminando i bollettini dell’ISAO, sul bollettino 1994-2001 L-LVII c’è lo stemmario Cartari dell’archivio dell’Opera del Duomo, studio di Filippo Orsini e Maurizio Bettoia, tra le famiglie Urbevetane elencate ci sono i conti Lattanzi ed i conti Manenti con i rispettivi stemmi.

Confrontandoli con lo stemma alleronese, che probabilmente rappresenta un matrimonio tra le due famiglie nobili, ci sono delle piccole differenze dagli stemmi presi singolarmente. A sinistra di fronte lo stemma Lattanzi ha un lupo con la testa rivolta indietro ed ha una pecora o un agnello sulla groppa (forse rappresenta la pacificazione tra le due  famiglie, considerato il valore simbolico dell’agnello per i cristiani), a destra c’è l’aquila dei Manenti che rispetto allo stemma singolo ha l’ala posizionata a sinistra invece che a destra. Questo ritrovamento può essere la conferma dei Manenti a Lerona.

Emergono ulteriori certezze sul dominio del territorio di Allerona nell’alto medioevo da parte della dinastia/stirpe dei Farolfi, Peponi, Manenti. L’appassionato di storia alleronese Felice Roberto Danielli, consultando pubblicazioni e facendo ricerche negli archivi e nelle biblioteche e parlando con gli abitanti del territorio, cerca di dare un contributo alla ricostruzione della storia di Allerona.
Nel 2010 è stato pubblicato lo statuto del castello de Lerona del 1585 nel saggio introduttivo del professore Roberto Abbondanza che ha curato l’edizione, al punto 2.2.

"Il frammento del XV secolo” ci informa che negli anni 1990 il professore Mario Ascheri individua all’Archivio di Stato di Siena un frammento di statuto del castello di Lherona. Nonostante nell’indice delle località del codice fondo diplomatico di Sarteano fosse indicato erroneamente località Alberona: (comune della Puglia in provincia di Foggia) frammento dello statuto del castello, il ricercatore esaminando il frammento ha chiarito l’equivoco (casuale o voluto?) e nel 1992 lo inserisce nella pubblicazione del repertorio degli statuti comunali umbri edito a Spoleto.

Sulla coperta del fascicolo è scritto "Castello a suo tempo compreso nel dominio feudale dei conti di Sarteano, Chianciano, Chiusi etc.". Sul retro la stessa mano continua "Compreso nel dominio feudale dei Conti Manenti, di Sarteano". Il Conte Manente I (m. 1191) era figlio del conte Pepone II o minore che era figlio del Conte Petrus detto Pepo o Pepone maggiore, marito della contessa Willa o Willia, figlia del conte Winildo o Winigildo e Teodora, figlio del conte Farolfo e Adiletta conti comitale di Chiusi e Orvieto, Farolfo (m. 1003) e Adiletta (m. 1038).

Il collegamento con i nobili di Sarteano negli anni 1000 è testimoniato anche con la donazione che effettua il prete Attovante di Sarteano a favore del monastero di San Pietro Acquaeortus per l’edificazione di due case, una per la residenza dei monaci e una per la costruzione dell’ospedale nel monastero, per l’epoca è facilmente intuibile il collegamento che avevano gli ecclesiastici con il potere nobiliare e poi investiva su di una proprietà di famiglia dei Farolfingi.

Ancora nel 1545-1548 dall’Archivio Storico del Comune di Allerona si apprende che viene nominato vice podestà del castello di Lerona Marcello Roncaglia di Sarteano che fu anche giudice della Repubblica di Siena, i Manenti nello stesso periodo si erano stabilmente insediati ad Orvieto ed evidentemente riuscivano ancora a condizionare le scelte che interessavano il loro castello.

Danielli azzarda l’ipotesi che il frammento di Statuto possa essere di inizio 1300 pensando agli statuti di Chianciano del 1287 pubblicati da Luigi Fumi, Chianciano era stato fondato dai Farolfingi e per alcuni secoli ne hanno mantenuto il controllo e quindi è probabile che nello stesso periodo i conti Manenti abbiano  istituito gli statuti  a tutti i castelli della loro contea oltre a dotarli dell’autonomia comunale.

Un’altra particolarità dei due statuti collega il Castello di Lerona a Sarteano, a Chiusi ed ai longobardi sulle feste da santificare, sul patrono e sui santi protettori del castello. Il frammento del 1300 mette al primo posto tra i santi protettori San Michele Arcangelo che era il patrono dei Longobardi (nel territorio del castello di Lerona c’erano due chiese dedicate a San Michele Arcangelo, una fuori le mura ed una nel Castello di Ripagra), poi seguivano altri protettori: Sant’Ansano, Santa Mustiola anche patrona di Chiusi e martire paleocristiana tumulate nella catacomba di Chiusi a cui i discendenti dei longobardi hanno dedicato chiese in tutto il territorio dominato dal ducato longobardo di Chiusi, seguono ancora i protettori Santa Maria Maddalena, San Bernardino, San Rocco, San Sebastiano.

Nello Statuto del 1585 stampato nel 2010, oltre a confermare tutti i protettori presenti nel precedente statuto, nella breve prefazione a pag. 3 vengono giustamente invocati i patroni (advocati) del castello, Santo Sano e San Giovanni. Sant’Ansano è risaputo il perché, San Giovanni perché il territorio del castello fin dall’alto medioevo era sotto la giurisdizione della Pieve di San Giovanni di Monte Palgaro/Paleario/Plagaio/Plagiaro (Meana), successivamente la Pieve sarà spostata nel castello di Lerona, la devozione a San Giovanni è testimoniata anche dalla presenza di due chiese oltre alla suddetta chiesa c’era la Chiesa di San Giovanni Decollato nel Castello di Torre Bisenzio.

Nel 1001 i Conti Farolfingi sono valvassori del grande marchese Ugo di Toscana, nel 1178 Federico I detto Barbarossa concede ai conti Manenti le terre in feudo, feudo che terranno fino al 1280, motivandoli quali fedeli servitori dell’impero, nella decisione di concedere e confermare c’è il riconoscimento di titoli feudali già esistenti. Essendo i Manenti riconosciuti quali fedeli servitori per i per i grandi servigi dati all’imperatore e all’impero, i loro castelli, ville, allodi, feudi ed ogni possessione, sarà schierata a favore dei Ghibellini/Filippeschi come tutti i castelli dell'Alto Orvietano ed oltre.