Esposta la Tavola delle Arti e Mestieri di Orvieto realizzata dalle ragazze del patchwork dell'Unitre

Come annunciato, martedì 5 aprile, a Palazzo Negroni, sede della Fondazione per il Centro Studi Città di Orvieto, è stato esposto lo stendardo raffigurante la riproduzione della Tavola delle Arti e Mestieri di Orvieto del 1602, custodita nel Museo dell’Opera del Duomo, realizzato dalle allieve del Laboratorio di Patchwork dell'Unitre di Orvieto, guidato da Patrizia Menghi.
Il sindaco, Roberta Tardani, e la professoresa Fabrizia Mencarelli, direttrice dei corsi Unitre, hanno svelato al pubblico il pannello prodotto con la tecnica del patchwork, che ha lasciato tutti stupiti ed ammirati per la precisione dei dettagli, l’accuratezza delle rifiniture e l’oggettiva bellezza del disegno, confermando così l’attenzione crescente della comunità orvietana verso l’attività del laboratorio.
Dopo il saluto della presidente del Centro Studi, Liliana Grasso, che si è detta onorata di ospitare un manufatto artigianale in un luogo dove studenti stranieri - per la maggior parte statunitensi - svolgono i loro corsi di formazione, ci si è recati nell’Aula del Dialogo, che ha ospitato un incontro illustrativo coordinato con elegante equilibrio dalla professoressa Anna Rita Bellini.
Il primo intervento è stato ad opera del sindaco che ha sottolineato l’importanza di mantenere vivi i rapporti di socialità in questi momenti così difficili, auspicando che il patchwork possa coinvolgere le donne ucraine in arrivo ad Orvieto. Dal canto suo, il presidente dell'Unitre, Riccardo Cambri, ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita della manifestazione.
"Il patchwork - ha detto - è stata l’unica attività Unitre che è riuscita a funzionare in presenza durante la pandemia, tramite la strategia delle riunioni all’aperto e grazie al rapporto di amicizia e collaborazione delle aderenti al gruppo. In questo periodo è indispensabile perseguire la collaborazione con tutti gli enti ed istituzioni del territorio, sono necessari spazi ampi che permettano la prosecuzione delle attività senza creare assembramenti e, quindi, situazioni di pericolo per la salute collettiva".
Alessandra Cannistrà, curatrice del Museo MODO ed autrice delle note storiche a corredo del materiale documentale prodotto dall’Unitre, ha evidenziato l’importanza di rendere viva e fruibile una testimonianza così intimamente legata alla storia di Orvieto e la possibilità di poter esporre il pannello nelle sedi museali, a fianco dell’originale, in occasione delle feste cittadine della Palombella e del Corpus Domini.
Al termine degli interventi istituzionali, la professoressa Bellini ha letto il racconto di sua mano "Le ragazze del Patchwork", in cui spiega la genesi del manufatto e le emozioni che la sua creazione ha suscitato in ognuna di loro. Lo scritto è stato accolto da qualche momento di commosso silenzio, rotto poi da uno scrosciante applauso.
La professoressa Mencarelli, allieva del Laboratorio sin dagli esordi (Anno Accademico 2016/2017), ha raccontato la sua personale esperienza evidenziando la positività del rapporto paritario, e privo di gelosie, che favorisce il lavorare insieme. Le conclusioni alla maestra del corso, Patrizia Menghi, che ha delineato a brevi linee la storia del patchwork e descritto come, con creatività e fantasia, si arriva ad elaborare una vera arte tessile riciclando tessuti e "pezze" presenti nelle proprie case, stimolando la voglia di stare insieme per produrre manufatti condivisi.
La professoressa Bellini ha così salutato i presenti:
"Il Patchwork si può riassumere in tre parole: cuore, cervello e mani.
Al cuore: la passione, lo slancio, la sfida di un lavoro.
Al cervello: la progettazione di quanto si vuole eseguire.
Alle mani: l’esecuzione.
Tre parole che permettono alle “Ragazze del Patchwork” di non invecchiare".
A queste ultime il presidente Riccardo Cambri e il tesoriere Paolo Calistri hanno fatto omaggio di rose rosse.
Foto: Roberta Cotigni

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