cultura

In esposizione al MAK - Museo di Arti Applicate di Vienna le maioliche di Marino Moretti

venerdì 8 aprile 2022

Mentre il mondo cade a pezzi, Marino Moretti compone nuovi spazi. Tre le coppe in maiolica realizzate dal ceramista orvietano – laboratorio e studio d'arte occupano gli spazi a piano terra della Roccaforte di Viceno, lo showroom, invece, affaccia sul Duomo – volate al MAK - Museo di Arti Applicate di Vienna per la mostra "Tin glazing and image culture. The MAK's Majolica Collection in Historical Context". È qui, in quello che è considerato il regno del design che ospita mobili, oggetti in vetro, porcellana, argento e tessuti dal Medioevo ad oggi, che da mercoledì 6 aprile a domenica 7 agosto sono in esposizione i suoi pezzi.

Degno completamento artistico di un percorso storico che, per la prima volta, presenta la collezione di maioliche dal XV al XVIII secolo, fino alla contemporaneità. Sì, perché agli oggetti provenienti dalla collezione imperiale della Kunstkammer di Ferdinando del Tirolo, ad Ambras, e della Tenuta di Franz Ferdinand von Österreich-Este, e alle maioliche di Stift Neukloster, a Wiener Neustadt, si accostano anche prestiti internazionali provenienti da importanti collezioni viennesi e mitteleuropee ed opere di artisti della maiolica italiana contemporanea.

Il contributo di Marino Moretti a "il primo ampio spaccato della storia della maiolica" si sostanzia in "n° 7 frammenti animati" – supporto in terracotta tornito in un unico pezzo, biscottatura a 1000 gradi circa, smaltatura interna rosso lucido e smaltatura esterna in smalto stannifero piombico, decorata con ossidi metallici – e poi "n° 2 pezzi del genere" – supporto in terracotta tornito in un unico pezzi, biscottatura a 1000 gradi circa, smaltatura interna rosso mattone, smaltatura esterna in smalto stannifero piombico, decorata con ossidi metallici – e "frammento n° 9, ritaglio".

Anche per questa coppa, supporto in terracotta tornito in un unico pezzo e poi sagomato, biscottatura a 1000 gradi circa, smaltatura interna rosso mattone, smaltatura e decorazione esterna con sovrapposizione di cinque smalti stanniferi di diversa tipologia così da ottenere superfici con variazioni di colore e texture. Per i tre manufatti, nati espressamente per questa mostra curata da Timothy Wilson e Rainald Franz, tra i più importanti esperti di maiolica, che hanno voluto a Vienna cinque artisti italiani, la seconda cottura ha raggiunto i 945 gradi. E i binomi passato/futuro, tradizione/sperimentazione non si fermano qui.

Sempre al MAK è in programma, infatti, per martedì 17 maggio alle 18.30 anche un laboratorio – già al completo – che va sotto il nome di "Notte della Maiolica Italiana" e propone un focus su smaltatura e pittura di quasi tre ore in compagnia di Marino Moretti, dal cui estro nascono ogni volta opere inconfondibili. Soggetti fantastici e mostruosi – oltre alla maiolica, padroneggia anche altre tecniche come gli ingobbi e il bucchero, e materiali come gli smalti brillanti, le cristalline colorate e gli ossidi di diversa natura – esposti in una serie di personali non solo in Italia.

Ma anche a New York, Chicago, Atlanta, San Francisco, Melbourne, Toronto e Muscat, collaborando con nomi internazionali come Blakeboroug, Greenaway, Ostermann, Ostrom e Smith. Una contaminazione di stili e linguaggi che ben si integra con l'imprinting ricevuto nella terra d'origine dove la produzione ceramica di vasi, piatti e sculture ha conosciuto presto livelli artistici di altissima qualità. "Sono letteralmente cresciuto in mezzo alla ceramica" confida, lui. "Nei tanti musei che ho visitato – dice – sono esposti spesso opere integre. Ma anche frammenti del passato.

Dopo gli ultimi due anni segnati da pandemia e guerra il genere umano è ridotto a cocci. I pezzi non combaciano. La ceramica stessa è un frammento alterato che omaggia l'antico e si anima di moderno, sotto profili antropomorfi e animali mostruosi. Sofisticati e al tempo stesso eleganti, che in dimensioni contenute reclamano tutto il loro carattere estetico. Fuori il bianco asettico di individui svuotati, resi ciechi e muti, assetati e asessuati, per certi versi arresi. Dentro il colore, caldo come il fuoco, che resiste e brucia".

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