cultura

Fumata nera per il nuovo tentativo di vendita del Principato di Parrano

venerdì 1 aprile 2022

Tre tentativi di vendita nel giro di due anni. E una storia tutta ancora da scrivere, più di quanto non abbiano già fatti i secoli scorsi, in cui castello e terreni davano lavoro all'intero borgo, nato e sviluppatosi intorno ad essi. Per strategia o indisponibilità, l'asta per la vendita senza incanto del Principato di Parrano, convocata per giovedì 31 marzo presso il Tribunale di Terni, è andata deserta. Non è stata, infatti, formalizzata l'offerta minima di 13.418.000 euro – 75% rispetto al prezzo base di 17.891.000 euro – per aggiudicarsi la proprietà finita sotto custodia giudiziaria.

Ora gli atti verranno rimessi al giudice delegato che valuterà come procedere per dare un futuro dopo il pignoramento, il fallimento della precedente società agricola e la decisione che, a partire dal quinto tentativo in avanti, il ribasso scenda al 25%. Oltre al maniero, simbolo stesso del più piccolo tra i Comuni dell'Alto Orvietano, quintultimo a livello regionale quanto a popolazione, in vendita c'è un intera tenuta di 2.700 acri con 23 casali e fattorie con potenziale per la conversione da poderi a ville e proprietà frazionate, di dimensioni comprese tra 150 e 1.600 metri quadrati.

Potenziale per 75 unità di alloggio aggiuntive, 741 acri di riserva di caccia, 12 piccoli laghi, varie scuderie, circa 2.500 acri di terreno agricolo disponibile per la riqualificazione, un poligono di tiro all'aperto di 25.000 metri quadrati che richiederebbe la riqualificazione ma garantirebbe l'opportunità di sviluppare un hotel con 130 camere con strutture per golf, polo e benessere su 5.300 metri quadrati di terreno. Con 26 suite padronali e 4 fabbricati nel centro storico adibiti ad abitazioni, magazzini, opifici ed uffici, il pezzo forte del lotto unico resta, ovviamente, il castello.

Un piano interrato adibito a locali tecnici collegati al parco esclusivo tramite un passaggio sotterraneo. Un piano terra dove si trova l’ingresso principale dotato di una grande scala elicoidale per l’accesso ai piani superiori. I piani primo, secondo (qui gli spazi adibiti a centro benessere con relativi spogliatoi, bagno turco, piscina e giardino), terzo e quarto, destinati ad abitazione, nei quali si trovano ampi saloni, camere da letto, bagni e cucine. Un mezzanino, e i piani quinto e sesto ricavati in una delle due torri merlate a base quadrata, strategiche per l'avvistamento.

E poi capannoni, piccoli borghi rurali e annessi agricoli, immersi in migliaia di metri quadri di tranquilla natura tra boschi, vigneti, oliveti, querceti, pascoli e campi di grano per la coltura di seminativi, a due passi da grotte di origine carsica. La presenza delle acque termali delle Tane del Diavolo conferiva ulteriore appeal all'ambizioso progetto del 2008, arenatosi per problemi finanziari, di fare del complesso un polo di attrazione. Il fascino della residenza d'epoca, in tempi moderni strizza l'occhio alle potenzialità legate al turismo delle visite e all'ospitalità di charme ed esperienze.

Sport e benessere, con inevitabili riflessi economici per l'intero borgo eretto Principato nel 1773, con grazia speciale, da Papa Clemente XI. Fosse solo in termini di personale impiegato nella Spa interna al castello – costruito su precedenti rovine romane, intorno all'anno Mille – i cui lavori di realizzazione sono stati interrotti sebbene fossero giunti a buon punto. Dalle cantine al resort termale, dotato di 20 camere nel castello, altre 60 camere attigue e altre 7 nel centro urbano che avverte la necessità di rivitalizzarsi promuovendo occupazione e contrastando lo spopolamento.