cultura

"La Spezieria delle Benedettine". Mostra multimediale immersiva al Monastero di San Pietro

martedì 7 dicembre 2021

Arte e tecnologia si fondono al Monastero di San Pietro per dare vita ad un'esposizione digitale in grado di promuovere uno straordinario patrimonio storico e culturale. Quello de "La Spezieria delle Benedettine" di Montefiascone che da mercoledì 8 dicembre a domenica 9 gennaio – dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30 – sarà al centro dell'omonima mostra pensata e realizzata dall'Associazione Rocca dei Papi e patrocinata da Regione Lazio, Comune di Montefiascone e Ordine dei Farmacisti della Provincia di Viterbo, con il sostegno di Cattolica Assicurazioni, Vivaio "Il Giglio", Ceramisti "Terra e Colore" e "La Piccola Galleria" di Rossana Mari Rossana.

Una serie di pannelli esplicativi accompagnano i visitatori lungo il percorso fino alla visione della spezieria seicentesca ricostruita in modo scenografico sullo sfondo della grande sala del monastero, nella quale si svolge la proiezione multimediale, che ricrea in una combinazione d'immagini in singolare disposizione, composizione e messa in scena, la raccolta di albarelli, scatole, mortai, brocche e vasi conservata attualmente in una grande vetrina, nella sezione ceramiche del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, a Roma. L'esposizione doveva essere parte integrante del primo Festival dell’Ecologia Integrale tenuto a fine giugno. Un ideale proseguimento.

Per cause indipendenti dall’associazione, poi, la mostra non si è potuta realizzare come voleva l'associazione per l’indisponibilità di avere l’intera collezione apotecaria, che dal 1920 si trova al museo capitolino. L'allestimento che sarà inaugurato alle 16.30, nel pomeriggio della giornata dedicata all'Immacolata Concezione, da monsignor Fabio Fabene, arcivescovo di Montefiascone, segretario della Congregazione delle Cause dei Santi e presidente dell’associazione impegnata verso un’ecologia integrale, alla presenza del sindaco, Giulia De Santis, e di suor Carla Valli, a nome della madre priora, suor Maria Casulli, si annuncia multimediale e immersivo.

"L’idea di riportare la raccolta per un breve periodo in mostra a Montefiascone – affermano i volontari – non si è concretizzata, ma non ci siamo arresi e ci siamo riappropriati, con paziente impegno, almeno delle immagini e dei contenuti. Con l'ausilio della tecnologia siamo riusciti a ricomporre con l'antica spezieria. Nell’epoca in cui l’immagine è protagonista e il mondo dell’arte si avvale delle tecnologie della comunicazione per divulgare la conoscenza e l’apprezzamento di collezioni, tele, cicli di affreschi, sculture, architetture, musei e chiese, cercando effetto visivo, ci sembra di essere riusciti almeno in parte nel nostro compito.

Lo stesso ruolo che nel XVII secolo apparteneva all'arte barocca. Abbiamo apparecchiato uno spettacolo cercando, come suggeriva il professor Mario Morcellini, l'impatto emotivo che stupisca gli occhi fattisi più smaliziati e disincantati degli uomini moderni educati alla realtà virtuale". Merito anche del regista Gianmarco D’Agostino, che ha curato la parte multimediale, e degli architetti Paolo e Lorenzo Mezzetti, che hanno realizzato l’allestimento della spezieria. Un lavoro di squadra che ha consentito di presentare un’esposizione che è "sintesi tra la tecnologia, propria dell’epoca contemporanea, e l’antichità delle opere che si possono ammirare".

Collocata nella torretta del monastero, la Spezieria fu creata nel 1652 sotto la guida della monaca benedettina Anna Maria Riccioni e poi trasferita al piano terra, vicino all’orto dove si coltivavano le piante medicinali. Insieme alla preziosa Biblioteca, il corredo era formato da vasi e brocche modellate nella vicina Bagnoregio da maestri vasai come Gabriello Gabrielli. Il colore azzurro domina tutta la collezione, suggerito dalle raffinate maioliche veneziane, tanto in voga nel '600, che impiegavano ossido di cobalto. Le Benedettine si dedicarono alla farmacia fino alla seconda metà dell’800. Nel 1920, il corredo della spezieria stava per essere alienato.

Fu, però, requisito dalla Soprintendenza alle Gallerie e Musei Medievali e Moderni e agli Oggetti d’Arte del Lazio e degli Abruzzi. Il soprintendente Federico Hermanin, considerato il notevole valore artistico della collezione, per evitarne la dispersione, provvide a metterla sotto tutela nei depositi del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. Solo negli anni '90 del '900, la collezione è stata recuperata dai depositi, ricostituita, catalogata, studiata, restaurata e, per la maggior parte, esposta in una grande vetrina nella sezione ceramiche della struttura, la cui nascita risale al 1916 quando l'edificio venne scelto come sede di un grande museo nazionale di arte.

Ingresso libero in Via Bixio 49 con Green Pass.