cultura

Pinturicchio torna a Orvieto dopo 500 anni. In mostra al Museo Faina il Bambin Gesù delle Mani

sabato 4 dicembre 2021
di Davide Pompei

Rimasto ignoto per quasi 500 anni, fu scoperto in una collezione privata e, in seguito, acquistato dalla Fondazione Guglielmo Giordano di Perugia che dal 2004 ne cura diffusione e conoscenza. Da sabato 4 dicembre 2021 a domenica 9 gennaio 2022, dalle 9.30 alle 18, ad esclusione del martedì, la grande – seppur nelle misure di 48,5x 33,5 centimetri – bellezza del cosiddetto Bambin Gesù delle Mani splende nelle sale affrescate del Museo Claudio Faina di Orvieto come omaggio alla città privata dell’opera di Bernardino di Betto detto Pinturicchio che, convocato a Roma da Alessandro VI, dovette abbandonare la fabbrica del Duomo per dedicarsi agli Appartamenti Borgia, in Vaticano.



Ed è da qui che proviene l'affresco frammentario staccato a massello – databile al 1492 circa, nello stesso anno in cui Colombo fece ritorno dalle Americhe con l'oro che orna l'aureola del Bambino benedicente – associato ad un frammento di Testa di Maria in collezione privata. Ricca di fascino e, visto il periodo dell'anno, significato l'opera portata in mostra con l'omonimo catalogo disponibile al Bookshop, degna di un giallo rinascimentale ma ben documentato la sua storia. Secondo gli studi, infatti, sembra che decorasse la camera di Papa Alessandro VI prima di essere asportata e sezionata nel 1655 a causa di quella damnatio memoriae che i successori – su tutti, Giulio II e Alessandro VII – riservarono alla figura del pontefice.



Quest'ultimo era ritratto al cospetto della Madonna, nell'inconsueto gesto di giocherellare con un piedino del Bambin Gesù tenuto in grembo – non è escluso che la fisionomia appartenga ad uno dei figli di Borgia – tanto che la mano è ancora visibile nel frammento superstite. A destare scandalo, però, il volto della Vergine che sarebbe quello di Giulia Farnese, amante del papa. Il dipinto testimonierebbe l’origine del potere della famiglia dei Farnese e dell’ascesa al soglio pontificio del fratello di Giulia la Bella, divenuto cardinale e poi papa, Paolo III, profondamente legato alla città di Orvieto. Un ritratto di quest'ultimo è custodito nella Sala Unità d'Italia del Palazzo Municipale.

Il primo membro dei Farnese di cui si hanno notizie storiche è un certo Pietro, che fu console di Orvieto nel 984. E i Farnese sono una delle famiglie di capitani delle truppe orvietane che escono dalla provincia per affacciarsi su Roma. A dare testimonianza della relazione tra Alessandro VI e Giulia Farnese fu lo stesso Giorgio Vasari. Oggi, dopo 500 anni dalla sua partenza, il Pinturicchio, pittore attivo alla corte vaticana sotto ben cinque papi, torna in qualche modo a Orvieto attraverso il suo capolavoro ed alcuni frame didattici utili ad inquadrare il contesto storico e la collocazione originaria del dipinto segreto, tra cui un video con Arnoldo Foà.



"Appena conclusa l'avventura di un quadro affascinante per la storia dell'arte come quello del Dante barbuto – ha esordito Daniele Di Loreto, presidente della Fondazione per il Museo Claudio Faina, nel presentazione di venerdì 3 dicembrene ha subito inizio un'altra, che conferma l'efficacia del binomio tra cultura ed economia nel determinare la crescita della collettività. Partnership e committenza creano valore. Siamo onorati di ospitare al primo piano questa mostra di prestigio che conferisce ulteriore valore al nostro piccolo exhibition center affacciato sulla Cattedrale di Orvieto". "Questa mostra – ha proseguito il sindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, Roberta Tardani – nasce dalla collaborazione tra Comune, Fondazione Giordano e Fondazione Faina.



E da un incontro fortunato con Emanuele Ferlicca. Insieme abbiamo scoperto non solo la storia affascinante dell'affresco, ma anche il legame con Orvieto. L'emozione che suscita andava condivisa con la città in cui l'incontro con l'arte si rinnova ogni giorno. Poter restituire al pubblico, proprio in occasione del Natale, la possibilità di ammirare il Bambin Gesù delle Mani è il segno di un'ulteriore occasione di valorizzazione della storia e del patrimonio culturale del nostro Paese che cela ancora tante meraviglie da scoprire, anche solo in termini di narrazione
".



"Il Museo Faina – ha aggiunto Andrea Margaritelli, presidente della Fondazione Guglielmo Giordano – ha il privilegio di essere in posizione dirimpettaia al Duomo e la mostra vuole essere un'ulteriore momento per fruire di un'intima bellezza che gratifica chi la osserva. La Madonna che apparteneva all'opera completa è una delle iconografie più belle del Rinascimento. La parte più preziosa dell’intera composizione è sicuramente il Bambin Gesù benedicente rientrato in Umbria dopo oltre cinque secoli, dopo essere passato per il circuito antiquario internazionale. Nell'inventario della Collezione Chigi la numerazione di entrambi è piuttosto distante".



"Non esistono ritratti ufficiali di Giulia Farnese – ha concluso Franco Ivan Nucciarelli, docente di Iconografia e Iconologia alla Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Perugia e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Guglielmo Giordano – ma ricorrono molte immagini di dame con l’unicorno, animale che, secondo le credenze, può essere domato solo da una donna illibata, ad insistere sulla purezza di quell'emblema di bellezza malignamente soprannominato 'Sponsa Christi' per le frequentazioni con il papa. Quasi tutte le opere del passato, se studiate con cura nel contesto originario, sono di grande aiuto alla comprensione di alcuni dettagli della storia che spesso sfuggono alle grandi analisi, perché riposti oppure volutamente occultati".



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