10 Luglio 1849: la notte in cui Garibaldi (e ciò che rimaneva del suo esercito) pernottò a Orvieto

Terminata nel peggiore dei modi l'avventura della Repubblica Romana, in quelle prime afose giornate del luglio del 1849, Garibaldi era riuscito a fatica a sfuggire all'assedio dei francesi e dei soldati papalini e con i circa duecento volontari rimasti del suo esercito si mise in marcia per raggiungere Arezzo, con l’intento di continuare la sua lotta intervenendo in difesa della Repubblica di Venezia.
Partito da Roma di buon ora l'8 luglio 1849 Garibaldi e i suoi uomini, dopo una massacrante marcia viste le altissime temperature, raggiunse Terni al calare del buio della stessa giornata. Con gli uomini che gli erano rimasti fedeli aveva fatto una unica, breve, sosta a Magliano Sabina. Arrivato a Terni decise di accamparsi sul colle di San Valentino, nei pressi della basilica e del convento.
Lì si fermo' con i suoi uomini per l'intera giornata del 9 luglio per riprendersi dalle grandi fatiche e dagli stenti dei giorni precedenti e la mattina del 10 luglio si rimise in marcia, direzione Todi, dove fare un'altra breve tappa prima di proseguire poi in direzione di Orvieto. Con la ferma intenzione, dopo avervi pernottato, di proseguire la marcia verso Arezzo.
In direzione di Arezzo, ma provenendo dal Nord Italia, si stavano dirigendo anche gli austriaci con la ferma intenzione d'incrociare e affrontare in battaglia proprio i resti di quell'esercito garibaldino, ridotto oramai a non più di duecento combattenti. La popolazione di Orvieto, venuta a conoscenza che questo piccolo esercito capeggiato da Garibaldi stava avvicinandosi alla cittadina, dove avrebbe trascorso la notte provenendo da Todi, decise di accogliere Garibaldi, e ciò che rimaneva del suo esercito, offrendogli un minimo di ospitalità.
Una parte delle spese necessarie per questa accoglienza furono anticipate da uno dei cittadini emeriti di Orvieto, tale Bernardino Fracassini, al quale in un secondo momento il Comune di Orvieto restituirà, come documentato dai documenti dell'epoca, due scudi e 52 baiocchi e mezzo per le spese sostenute. Furono allestiti dei tavoli con ciambelle, paste, limonate e una bottiglia di rum, che tutti sapevano essere la bevanda preferita da Garibaldi.
Spulciando i documenti dell'epoca riguardanti questo avvenimento, la nota spese “fatta la sera della venuta del Generale Garibaldi” comprendeva 30 baiocchi di spesa per la bottiglia di rum pagata al "caffettiere" Benedetto Benedetti; 12 baiocchi di spesa per quattro limonate, 48 baiocchi furono rimborsati a Giovanni Pompei per l’ordinazione di trenta ciambelle e dodici limonate, 90 baiocchi furono pagati a Luigi Servanti e a tal Mencarelli per cibo vario e bevande offerte.
A quanto speso sopra il Comune di Orvieto aggiunse 30 baiocchi pagati a Vincenzo Travaglini e Giuseppe Mancinelli per aver illuminato la loggia nella quale sostò Garibaldi con i suoi duecento uomini. La mattina seguente Garibaldi ringraziò, anche a nome dei suoi uomini, la popolazione di Orvieto per la calorosa Accoglienza ricevuta, e si incammino' con i suoi duecento valorosi in direzione Arezzo.

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