cultura

Paolo Crepet presenta a ONE "Oltre la tempesta. Come torneremo a stare insieme"

martedì 20 luglio 2021

Un libro "scomodo e utilissimo, lucido e appassionato per ritrovare il senso della vita in comune" e tra tasselli – famiglia, lavoro e felicità – da cui ripartire dopo un anno e mezzo di fermo biologico. Così è stato presentato lunedì 19 luglio nel Giardino dei Lettori della Nuova Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi", nell'ambito della terza edizione di “ONE – Orvieto Notti d'Estate” promossa dall'Associazione Culturale "Cantiere Orvieto", il libro "Oltre la tempesta. Come torneremo a stare insieme" (Mondadori, 2021) di Paolo Crepet.

Psichiatra e sociologo, oltre all'attività clinica, attraverso i suoi saggi, quest'ultimo si dedica alla divulgazione. "Quando è arrivato il virus – ha detto – scrivere per me era indispensabile. La scrittura è una cura straordinaria, oltre che un'ingombrante malattia. Come una sauna, allarga i pori della pelle, aiuta a respirare di più e meglio. A vedere. In tutta questa storia della pandemia, c'è stato un lato tragico che drammaticamente ben conosciamo. Ma anche uno umoristico, come l'assenza degli intellettuali, ad eccezione dei virologi.

Cosa avrebbero detto figure come Pasolini, Moravia, Calvino, Fellini? Non si sarebbero trincerate dietro pile di libri e scrivanie. Il lutto che viviamo è quello di una civiltà che, se non c’è qualcuno che si arrabbia e si indigna, finisce per parlare per partito preso. Il pensiero è fermo sui 250 caratteri di Twitter. La pandemia è stata come l’acqua calda con gli gnocchi. Ha portato a galla un mondo strano e incivile, annaffiato nella retorica dei canti ai balconi, degli arcobaleni con la promessa che sarebbe andato tutto bene e i tricolori. In 130.000 non ce l’hanno fatta.

L'ultimo dato del 2019 riferisce che, negli ultimi quindici anni, l'intelligenza è calata del 7%. A me sembra molto di più. Il pensiero è mosso dall’azione e la tecnologia è a favore della demenza. La mente che non si esercita, si atrofizza. Oppure cerca tutto e subito su Wikipedia. Io mi voglio fidare di chi sa e non di chi si improvvisa. Siamo stati impavidi, abbiamo cercato il consenso a tutti i costi. Lo smartworking ha aiutato la delocalizzazione, ma non è smart, specie in convivenza con la didattica a distanza. Così come nelle vendite a distanza, non c’è relazione emotiva o creativa.

Sapere che chi ha fatto la maturità ha lo stesso livello di preparazione di chi ha appena concluso la terza media, poi, è preoccupante. Dobbiamo sperimentare la scuola per i giovani, l’assistenza per gli anziani. Stiamo facendo un enorme sforzo per allungare la vita per poi abbandonarli. Più persone vaccinate ci sono, più si riduce il rischio".