Esce il libro "La Sinistra italiana e il conflitto israelo-palestinese. Dalla nascita dello Stato d'Israele agli attentati di Settembre Nero"

Le origini del conflitto israelo-palestinese, la nascita del terrorismo, la politica internazionale di fronte a questo scenario, ma anche le scelte di politica estera dell'Italia e la posizione dei comunisti e dei socialisti italiani nei confronti di Palestina ed Israele. Sono questi temi centrale del volume "La Sinistra italiana e il conflitto israelo-palestinese. Dalla nascita dello Stato d’Israele agli attentati di Settembre Nero", Intermedia Edizioni, un’opera di divulgazione storica che racconta una delle grandi vicende della storia del vicino Oriente a un pubblico più ampio degli addetti ai lavori, senza per questo sacrificare il rigore scientifico della trattazione.
Il volume colma una lacuna nella divulgazione qsu questo tema, che rimane o materia degli accademici o finisce preda delle inevitabili ricostruzioni di parte volte a esaltare o demonizzare. Si ricostruisce passo dopo passo l’evoluzione del Vicino e Medio Oriente, entrando nel vivo della Guerra Fredda ed affrontando il ruolo della politica estera dell’Italia repubblicana in quest’area. Ruolo fondamentale ha la ricostruzione della nascita e sviluppo dei gruppi palestinesi, che nella pubblicistica diventano intercambiabili o sovrapponibili, mentre rappresentavano un magma di posizioni, ideologie e strategie politiche che potevano differire anche profondamente.
Inevitabile segue la ricostruzione della politica mediterranea dell’Italia, tesa in un difficile equilibrismo tra il perseguimento del proprio interesse nazionale e il rispetto dei propri vincoli internazionali all’interno del blocco occidentale. Si affronta soprattutto l’atteggiamento dei principali partiti della sinistra italiana: il Pci e il Psi, lungi dall’essere dei blocchi monolitici, vedono nel corso degli anni ’50, ’60 e ‘70 un mutamento nella percezione e nella valutazione politica della questione israelo-palestinese. Imprescindibile è la trattazione del rapporto tra il mondo socialista e quello comunista con il movimento sionista prima e i partiti della sinistra israeliana poi, un rapporto altalenante, soggetto non solo alle valutazioni di carattere strettamente ideologico, ma anche di considerazioni legate all’evoluzione delle relazioni internazionali, nella cornice del processo di decolonizzazione da parte dei paesi del terzo mondo.
Ciò ha naturalmente dato vita a importanti dibattiti non solo sulla possibile soluzione alla questione israelo-palestinese e al contrasto del terrorismo e dell’estremismo politico, ma anche sulla posizione internazionale dell’Italia, sui rapporti tra l’Italia e il mondo arabo e sulla possibilità di smarcarsi dai rigidi binari del confronto est/ovest dettato dagli schieramenti della Guerra Fredda. Dall’ascesa di Arafat quale guida dell’Olp alle discussioni interne al Pci sul comportamento da tenere con i comunisti israeliani, dal Lodo Moro alla presa di posizione di Pietro Nenni in qualità di ministro degli Esteri davanti ai primi attentati internazionali, “La sinistra italiana e il conflitto israelo-palestinese. Dalla nascita dello Stato d’Israele agli attentati di Settembre Nero” racconta una pagina poco conosciuta della storia del Novecento attraverso i principali eventi e protagonisti che hanno plasmato il Vicino e Medio Oriente e anche della storia politica italiana.
L'autore. Danilo delle Fave, laureato in Relazioni internazionali e Diplomazia all'unversità di Padova, ha frequentato la Scuola Galileiana di Stusi superiori e si è occupato di divulgazione scentifica attraverso il magazine della Treccani Il Chiasmo
Il libro. "La Sinistra italiana e il conflitto israelo-palestinese. Dalla nascita dello Stato d’Israele agli attentati di Settembre Nero". Intermedia Edizioni, 2021, 14 euro.

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