Sei venuto a rovinarci?

"In quel tempo, Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava" (Marco 1,21).
Appena dopo la chiamata di Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, Gesù prende una direzione precisa: il primo luogo dove li conduce è l’autorevole sinagoga di Cafarnao.
Anche se l’evangelista Marco non è un raffinato letterato come Luca o un inarrivabile teologo come Giovanni, i suoi racconti appaiono immediati, diretti, e mantengono tutta la forza e la freschezza del cristianesimo delle origini, permeato ancora dallo spirito del Risorto. Gesù entra nella sinagoga di sabato (la domenica per gli ebrei) e si mette subito ad insegnare. Alle sue parole tutti rimangono stupiti di quello che diceva.
L’insegnamento di Cristo - sottolinea il vangelo di Marco - era infatti di "uno che ha autorità, e non come gli scribi". Chi erano questi scribi? I teologi ufficiali del tempo, il magistero infallibile, gli unici veri interpreti della Sacra Scrittura che nessuno osava contraddire.
All’improvviso, in mezzo all’assemblea in ascolto, succede un incidente: "Nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?". Chi era quest’uomo? Nè un pazzo né un indemoniato ma uno dei tanti frequentatori della sinagoga, fedele all’insegnamento degli scribi. E’ la prima volta che Gesù viene interrotto; la seconda sarà quando i farisei lo accuseranno di trasgredire la legge del sabato, e la terza nel suo paese, a Nazareth, quando lo prenderanno per pazzo.
Cristo e gli scribi, Cattedrale di san Graziano di Tours, Francia
E lo stesso uomo, che aveva gridato contro Gesù, continua così: "Io so chi tu sei: il santo di Dio!". Che senso ha questa affermazione quando poco prima gli si era scagliato contro? Come si può accusare un uomo di volere la rovina del popolo e contemporaneamente affermare che egli mandato da Dio? Questa incomprensibile contraddizione fa emergere qualcosa di nascosto. Da un lato il pio ebreo è toccato dalle parole di Gesù, da ciò che è buono, ciò che è giusto, ciò che è semplice, ciò che è limpido, ciò che salva, ma dall’altro si sente minacciato da quelle stesse parole che rigetta in blocco, senza motivo.
L’uomo della sinagoga è come diviso in se stesso, prigioniero di una ‘scissione’ interiore che manifesta nell’istante in cui ascolta il messaggio nuovo di Cristo, un messaggio che risponde pienamente al suo profondo desiderio di vita ma che va a scontrarsi con l’insegnamento ripetitivo degli scribi, radicato da sempre nel suo cuore.
Accogliere la parola del vangelo significava per lui dover ammettere di aver sbagliato, di essersi ingannato! Il conflitto è così forte da farlo reagire con violenza. Cristo risponde ammutolendolo: "Taci! Esci da lui!". Sono proprio questi spiriti impuri, contraddittori e lacerati interiormente che, anche se ‘riconoscono’ la verità (…tu sei il santo di Dio!) finiscono con il rifiutarla (Che vuoi da noi?…Sei venuto a rovinarci?). Ecco il prodotto della sinagoga: un uomo posseduto da uno spirito che vive la sua fede in maniera acritica, una fede che invece di avvicinarlo a Dio lo allontana. “E lo spirito impuro, straziando e gridando forte, uscì da lui”.
Conflitto interiore
E’ lo strazio di un’anima spaccata, fratturata che grida tutto il suo dolore per aver scoperto che ciò che riteneva sacro fino ad allora in realtà non lo era; questa povera anima vede andare in crisi la propria fede e la propria religiosità fondata su insegnamenti che sono precetti di uomini.
L’annuncio ‘shock’ del vangelo di Marco rivela dunque che a dover essere purificato non è tanto il mondo in quanto non conosce Dio, ma il cuore di coloro che aderiscono inconsapevolmente a una ‘ideologia religiosa’. Per questo, nel vangelo, l’uomo della sinagoga non ha un nome perché sta ad indicare un ‘non-uomo’, e cioè una persona condizionata, senza umanità e quindi senza libertà. Egli ha bisogno del potere terapeutico e di guarigione della parola di Cristo che ha il potere di esorcizzare, purificare, sanare, trasformare e unificare l’anima e la psiche.
La buona notizia di Gesù - conclude il vangelo - "si diffuse subito ovunque".

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