"I Farnese, splendore e decadenza di una dinastia rinascimentale"

Simbolo ed anima del Rinascimento, furono grandi mecenati d'arte e, nel corso dei secoli, collezionarono o fecero commissionare molte opere e realizzare altrettanti edifici. Immergersi nelle vicende dei Farnese equivale a penetrare lo spirito più autentico di un periodo storico affascinante e brutale, contrassegnato da sfrenato nepotismo dei papi, splendore nel campo della pittura, della scultura e dell'architettura ma anche totale arbitrarietà del potere.
Un tempo fatto di eleganti corti e intrighi di palazzo da cui dipendevano le sorti, e spesso anche la vita, di principi, nobili e persone del popolo, così come dall'influenza esercitata da cortigiane seduttive, spregiudicate ed intriganti. C'è tutto questo e molto di più nel libro della storica Francesca Giurleo "I Farnese, splendore e decadenza di una dinastia rinascimentale" appena dato alle stampe da Intermedia Edizioni, nella collana editoriale dedicata a "Le Grandi Famiglie" italiane.
Che proseguirà in primavera con un volume dedicato ai Trinci di Foligno. Laureata in Lettere con indirizzo classico, l'autrice ha insegnato all’Istituto Angeloni di Terni e da aprile 2016 è vicepresidente della Fondazione Museo dell’Opera di Guido Calori di San Gemini. Il testo ripercorre con vivacità e scorrevolezza narrativa la lunga storia dei duchi, soffermandosi sulle figure femminili, affascinanti e intriganti nel loro vissuto, fra le più ammirate e spesso discusse.
In 220 pagine si ricostruisce così in maniera completa e brillante l'intera parabola di una delle famiglie, di origine modesta ma più influenti tra quelle che hanno governato il territorio che, un po' alla volta, riuscì ad imporsi grazie a Papa Paolo III, al secolo Alessandro Farnese, nato a Canino nel 1468, e salito sul soglio di Pietro con la complicità dell'avvenente sorella Giulia detta La Bella. Nella sua vita pontificale favorì in maniera eclatante e spudorata i propri figli.
A cominciare da Pier Luigi, per il quale costituì nel 1537, nel territorio vicino al Lago di Bolsena, il Ducato di Castro, suscitando fra le corti principesche profonda invidia ed avversione. Nel 1545 poi fuse i due ducati di Parma e di Piacenza in un unico ducato che affidò proprio al figlio. Quest'ultimo, già investito del titolo di Duca di Castro, abbandonò la città e si diresse prima a Parma, poi a Piacenza che elevò a capitale e qui insediò la sua corte.
La buona stella del piccolo ducato brillò fino al 1649, prima di essere distrutto per ordine di Papa Innocenzo X, la cui volontà veniva dominata dalla perfida cognata Olimpia Maidalchini, meglio conosciuta come Donna Olimpia. Originaria di Acquapendente, "La Pimpaccia" aveva sposato il fratello di Giovanni Battista Pamphilj divenuto papa. Così com'era stata la principale artefice dell'elezione a pontefice, Olimpia divenne anche dominatrice indiscussa della corte papale e di tutta Roma.

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