"Orvieto del Grand Tour". Studenti a caccia di autografi dei viaggiatori al MODO

Tutte le strade portano a Roma, ma molte fanno tappa anche a Orvieto. Hanno lasciato un segno del loro passaggio in città molte personalità illustri, transitate per il Museo dell'Opera del Duomo. A rivelarne l'identità saranno gli studenti del Liceo Classico "F.A. Gualterio", impegnati in un progetto di analisi e studio legato ai cosiddetti percorsi per competenze trasversali e orientamento. In attesa che le porte del MODO possano essere riaperte al pubblico, l'attività non si ferma.
Compito dei più giovani, guidati dal curatore del Museo, Alessandra Cannistrà, e dalla docente di Storia dell'Arte, Maria Anna Crocenti, sarà quello di decifrare, a distanza, le firme e realizzare delle schede biografiche evidenziando eventuali legami con Orvieto. Un approfondimento che consentirà di dare "nuova forma", anche attraverso un evento, appena sarà possibile realizzarlo, al cosiddetto Album dei Visitatori del Museo, istituito nel 1882. Una decina i volumi da passare al setaccio.
Il primo autografo sul registro, digitalizzato e consultabile tramite riproduzioni fotografiche, venuto in luce, è quello del Re Umberto I, che appose la firma insieme al suo seguito il 9 giugno 1891. L'album in questione, tuttora conservato nell'Archivio della Fabbriceria, arriva fino al 1912. Non è escluso, dunque, che scorrendo la lista dei nomi possa spuntare anche quello di Sigmund Freud che soggiornò sulla Rupe, a partire dal settembre del 1897 e ancora nel 1902 e 1907.
Non è un mistero, infatti, che gli affreschi di Luca Signorelli, conservati in Duomo, ebbero un grande impatto sul padre della psicoanalisi. L'elenco di firme, in ogni caso, è nutrito, a testimonianza del pubblico internazionale che già in quegli anni visitava Orvieto ed ebbe modo di ammirarne lo straordinario patrimonio artistico. Proprio nella tradizione del Grand Tour – questo, anche il nome del progetto – la città godeva di un'alta reputazione.
Oltre che per il suo vino, proprio per la Cattedrale, divenuta trainante per il turismo nord-europeo. In un momento in cui anche i luoghi della cultura vivono una crisi epocale, il volume in questione è, dunque, quanto mai interessante anche da un punto di vista demo-etno-antropologico dal momento che documenta la frequentazione del Museo da parte di gruppi provenienti dall'élite dell’aristocrazia europea e russa, o dall’upper class statunitense che completavano il tour delle città d’arte italiane.
Ma anche studenti, stranieri e nazionali, famiglie ed ecclesiastici, pubblico locale. Moltissime le donne, spesso appartenenti allo stesso gruppo familiare. E, naturalmente, i personaggi illustri del mondo della cultura, riconoscibili e identificabili nonostante il tratto calligrafico e fin troppo esuberante della firma, che popolano i manuali di storia, letteratura e storia dell’arte. Tra questi anche il senatore Filippo Antonio Gualterio e l'architetto senese Arturo Viligiardi.
Aspetti di interesse potranno emergere dal confronto con gli autografi della Collezione Tordi, dall'analisi della componente di visitatori provenienti da oltreoceano e, ancora, dalla valutazione statistica presenze straniere e italiane. "L'idea – spiegano i promotori – è quella di illuminare il red carpet dei primi eventi, vedere e conoscere le personalità che presenziarono all'istituzione ed inaugurazione del Museo, in Piazza Duomo, per poi dare colore a centinaia di visitatori comuni.
Che lasciarono un segno indelebile della loro presenza, spesso con orgoglio, soddisfazione, commozione". Anni luce dai selfie sullo sfondo delle opere d’arte che sopravvivono al loro passaggio, ma a loro devono stima e fortuna. Come in un film, gli spettri che animano le sale vetuste del Museo, grazie all’attenzione delle generazioni successive potranno riprendere vita e in qualche caso raccontare un passato altrimenti da cliché, oggi sbiadito come un dagherrotipo.
Un contributo inedito e originale sulle conoscenze relative al patrimonio culturale locale, da attualizzare attraverso contenuti nuovi e creativi dovuti a una visione contemporanea della sua storia. L’esito potrà essere la pubblicazione on line della ricerca condotta, con apparati fotografici di corredo, una pubblicazione digitale e cartacea dei risultati di una lettura più ampia possibile delle informazioni ottenute, in partnership con istituzioni ed enti nazionali.

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