"Il Laboratorio di Raffaello e il Blu Egizio". L'arte del colore incontra la scienza

Il mistero del blu egizio, la sua origine e le sue complesse tecniche di fabbricazione sono al centro di una nuova iniziativa organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte e dal Post – Museo della Scienza di Perugia in collaborazione con il Laboratorio di Diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto e il DigiPass di Perugia in occasione dei 500 anni dalla morte di Raffaello. Un momento, quello dedicato all'arte del maestro urbinate, che arriva dopo il laboratorio pensato per i più piccoli e si connette alla ricerca scientifica in una fase in cui l'emergenza sanitaria ha imposto uno stop a musei, mostre ed eventi culturali.
"Il Laboratorio di Raffaello e il Blu Egizio" è il titolo del webinar a cui si potrà assistere gratuitamente venerdì 20 novembre, a partire dalle 18, sul Canale Facebook della Fondazione. Si tratta di un focus sul lavoro del Laboratorio di Diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto, le cui attività di ricerca si sono subito concentrate su alcuni progetti importanti, sia nel contesto nazionale che internazionale dal quale sono emersi i primi risultati. Tra questi, reclama attenzione il lavoro effettuato sull’affresco dipinto nella romana Villa Farnesina, raffigurante "Il Trionfo di Galatea".
Su incarico dell’Accademia Nazionale dei Lincei sono state eseguite particolari indagini mirate sull’opera raffaellesca in considerazione della decennale esperienza e della disponibilità delle più aggiornate strumentazioni diagnostiche portatili e non invasive. Le indagini sono state effettuate dal LABDIA, diretto da Vittoria Garibaldi, segnatamente da Manuela Vagnini e Michela Azzarelli (LABDIA) all’interno del gruppo coordinato dall’accademico Antonio Sgamellotti e composto da Claudio Seccaroni (ENEA), Chiara Anselmi (IRET-CNR), Roberto Alberti, Tommaso Frizzi (XGLab-Bruker).
Dalla ricerca, portata a termine a luglio, è emerso che per le parti colorate di blu, come gli occhi della fanciulla, il cielo e il mare, Raffaello utilizzò il cosiddetto "Blu Egizio", il primo colore artificiale della storia, il cui uso si era perso dopo la fine dell'Impero Romano, sostituito dal lapislazzuli. Si tratta di una scoperta inaspettata ed importante resa possibile da valenti studiosi e da istituzioni eccellenti che, idealmente, trasporta tutti in una bottega del Rinascimento, per assistere alle diverse fasi di fabbricazione dei colori. Passando per la ricerca della materia prima da cui si ricavano i diversi pigmenti.
Fino allo studio del legante più appropriato per i diversi tipi di supporti. Nel corso del webinar, coordinato da Francesco Gatti, presidente del Post, sono attesi gli interventi di Cristina Colaiacovo, presidente della Fondazione CariPerugia Arte, Mario Rampini, presidente dell’Accademia di Belle Arti "Pietro Vannucci", Marina Balsamo e Vittoria Garibaldi, rispettivamente presidente e direttore scientifico del Laboratorio di Diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto e il professor Antonio Sgamellotti, socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Insieme per indagare sul primo blu artificiale della storia dell'arte.

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