Una nuova guida (con nuovo approccio) per il Museo "Claudio Faina"

"Lasciare Orvieto senza visitare il Museo Faina, è cosa biasimevole". Così scriveva Domenico Cardella nella prima guida a stampa del museo civico e archeologico dirimpettaio al Duomo pubblicata nel 1888. A quel progetto editoriale intende ricollegarsi idealmente la nuova guida "Orvieto. Museo Etrusco Claudio Faina" curata da Giuseppe Maria Della Fina, direttore scientifico, e Paolo Binaco, membro della Commissione Amministratrice, finita di stampare a maggio da Morlacchi Editore, presentata sabato 10 ottobre e da ora disponibile nel bookshop del museo.
Una pubblicazione agevole che "manda in pensione" la precedente e in 128 pagine corredate da una selezione di oltre 400 scatti fotografici realizzati dagli studenti del Liceo Artistico, guidati dalla professoressa Maria Teresa Annulli, nell'ambito di un progetto di Alternanza Scuola Lavoro presenta il museo come luogo della cultura inserito nel suo contesto, geografico e culturale. "Il capitolo iniziale – ha illustrato il direttore scientifico della Fondazione, fissando alcune date importanti rispetto alla storia del museo, dal 1864 ad oggi – è dedicato agli sviluppi della civiltà etrusca e alla presenza degli Etruschi in Umbria con i due centri principali di Velzna e Perugia.
Il successivo approfondisce le vicende della Orvieto etrusca culminate nel drammatico assedio del 265-264 a.C. e nel trasferimento forzoso degli abitanti superstiti sulle alture attorno al Lago di Bolsena imposto dai vincitori romani. Si passa, quindi, a ricostruire le vicende che hanno portato alla formazione della raccolta Faina attraverso il ricordo dell’impegno dei conti Mauro ed Eugenio che la riunirono cercando di limitare la dispersione del patrimonio archeologico orvietano nella consapevolezza, presente soprattutto in Eugenio, che un reperto deve, pur nel suo valore estetico, essere testimonianza della storia di una città, un territorio, una nazione.
Alle scelte del Conte Claudio Jr. Faina si deve più tardi, negli anni '50 del Novecento, la trasformazione della raccolta da collezione privata a museo aperto al pubblico e a luogo della cultura. Il capitolo finale è costituito dall’illustrazione dei capolavori che il museo accoglie: le tre anfore del ceramografo ateniese Exekias, i vasi del gruppo di Vanth, la 'Venere' di Cannicella, il cippo a testa di guerriero per limitarsi a qualche esempio". La pubblicazione è stata interamente finanziata dal GAL Trasimeno-Orvietano che ha colto il carattere innovativo del progetto editoriale.
"Leggendo questo volume – ha sottolineato il presidente della Fondazione, Daniele Di Loreto – si comprende bene cosa sia il Museo Faina e, forse, si impara ad amarlo per quello che è: un organismo vivente fatto innanzitutto di persone che ci lavorano, di altre che gli danno vita visitandolo, di altre ancora che ne studiano le sue componenti, e poi di cose, racconti e immagini che fanno di questo luogo un'emozione indimenticabile". Una guida a sale espositive e reperti ospitati, sì, ma anche il racconto delle storie di chi ha fatto la Storia.
Collante di tutto, il lavoro di squadra e quella passione per i beni culturali "senza la quale nulla sarebbe possibile". Oltre alla professoressa Marella Pappalardo, vicepresidente della Fondazione, alla presentazione di questo nuovo strumento ha preso parte il sindaco, Roberta Tardani, titolare della delega assessorile alla Cultura, che testimoniando la centralità della Fondazione per il Museo "Claudio Faina" nell’offerta culturale e turistica della città ha sottolineato come quest'ultima abbia "intrapreso un nuovo corso" e quanto occorra "ragionare insieme e d'insieme, ripartendo dalla bellezza in una città in cui si avverte necessità di integrazione tra le forze".
Per ulteriori informazioni:
www.museofaina.it

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