cultura

"Abiti. Divagazioni nel tempo tra immaginario e reale". In mostra venti ritratti di stoffa

venerdì 4 settembre 2020
di Davide Pompei
"Abiti. Divagazioni nel tempo tra immaginario e reale". In mostra venti ritratti di stoffa

"Non uso cartamodelli perché non sono una costumista, né una sarta. Mi muovo a tasselli, per approssimazione, come faccio per la pittura e la scultura". Lo mette subito in chiaro Emanuela Romiti, architetto e professoressa, diplomata all'Accademia di Belle Arti di Roma, ma soprattutto curatrice dell'allestimento "Abiti. Divagazioni nel tempo tra immaginario e reale" e creatrice di quelle libere interpretazioni della storia del costume che da sabato 8 a domenica 30 agosto – con tanto di proroga – hanno fatto bella mostra di sé sotto gli affreschi del Ridotto del Teatro Comunale di Todi.

Un vero e proprio excursus storico, con intento divulgativo e non didascalico, che ha permesso ai numerosi visitatori di camminare nella storia della moda. Quella che la capacità immaginifica della sua ideatrice ha reinterpretato, leggendo testi classici e manoscritti. "Ho cercato di essere fedele ai canoni delle diverse epoche – spiega la storica della moda, non nuova ad installazioni anche provocatorie – ma con la libertà creativa di prendermi qualche licenza d'interpretazione, soprattutto nelle rifiniture e negli accessori.

Anche per questo allestimento non ho volutamente rispettato l'ordine cronologico, al limite quello cromatico. Non è concepito come un percorso storico, ma come una mostra d'arte". In mezzo a tante dame francesi, fa capolino così anche qualche esponente italica. E, unico rappresentante dell'universo maschile, amante del bello oltre che delle donne, lo scrittore e poeta settecentesco, Giacomo Casanova, nella sua giacca blu di funzionario della Serenissima.

Ogni abito è ispirato ad un personaggio storico e costituisce il tassello di un itinerario attraverso il quale l'artista reinterpreta le epoche, dal periodo bizantino ai primi anni del '900 con una personale visione di linee, volumi e materiali. Un gioco di spille e tagli di stoffa che – parrucche con piume comprese – dona fascino alla vestibilità. Tutti i costumi realizzati sono, infatti, indossabili e già indossati in diverse occasioni capitoline.

Alla Biblioteca Angelica, in occasione di alcune letture a Palazzo Corsini, Palazzo Braschi e Palazzo Valdina che appartiene al complesso della Camera dei Deputati e di mostre come quella che nel 2012 l'ha vista portare alla Galleria del Tempo Ritrovato un'originale rivisitazione dell'opulenza settecentesca. A dispetto di tutto, una volta smontate, anche le ampie crinoline che sorreggono le vaporose gonne dell'800 non ingombrano. Dalla regina fenicia Didone all'imperatrice Teodora, sfilano idealmente Teodolinda, consorte dei Longobardi, e la sovrana Elisabetta I Tudor.

La marchesa parigina Jeanne Antoinette Poisson meglio nota come Madame de Pompadour trova posto accanto a Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena e Madame du Barry, la favorita di Re Luigi XV. Ci sono poi Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie, ricordata come Giuseppina Bonaparte, e Maria Paola – Paolina – Bonaparte, divenuta principessa. Tre le dame di compagnia uscite dai libri del XIX secolo per circondare l'imperatrice Eugenia de Montijo, ultima sovrana di Francia.

Dalle pagine di Madame Bovary, arriva la protagonista Emma Rouault. La patriota italiana Virginia Oldoini è la contessa di Castiglione. L'attrice Sarah Bernhardt, vissuta a cavallo di due secoli, precede di poco l'elegante soprano Lina Cavalieri, senza rubare la scena alla cantante e danzatrice Josephine Baker. Tutto frange e bagliori il tubino anni '20 che fascia Daisy, protagonista del film "Il Grande Gatsby". Insieme, come in una grande festa da ballo che tra marmi, specchi e organze scivolose celebra la sua fiera della vanità, in bilico tra apparire ed essere.

L'iniziativa proposta e sostenuta dalla presidente dell'Associazione Pro Todi, Maria Giovanna di Tria, promossa dall'assessore alla cultura, Claudio Ranchicchio, patrocinata dal Comune di Todi e da Todi Art, si è valsa della collaborazione di Ernestina Galliati. Obiettivo dichiarato, quello di indagare sul significato del vestire inteso come linguaggio sociale. "Da ciò che si indossa e dai relativi ornamenti – conferma la curatrice della mostra – è, infatti, facile capire l'appartenenza a uno stato sociale, una cultura, un'etnia".