Nei nuovi "Annali", Aldo Lo Presti ricostruisce il Novecento tipografico orvietano

Studiosi, librai, editori, galleristi, bibliotecari, archivisti, catalogatori. Un piccolo grande esercito di amici che non ha lesinato tempo, pazienza e competenza. Il resto lo hanno fatto la passione per la storia locale, il sapore della parola, il gusto della ricerca, lo scavo per certi versi simile a quello delle miniere. Il diamante emerso è "Annali Tipografici del Novecento ad Orvieto", il nuovo libro di un bibliofilo vorace e verace come Aldo Lo Presti che arriva come un dono, l'ennesimo, alla città e in 232 pagine ne ricostruisce la storia.
Anzi, le storie. Quelle dei libri pubblicati dalle stamperie della seconda metà del secolo scorso. Un'epoca sferragliante, tutta inchiostro e ideali, che salutava la nascita dei primi giornali con la garanzia di un'auspicabile libertà di stampa. Disponibile in tiratura limitata anche alla Libreria Valente di Orvieto – di fronte al Teatro Mancinelli – il volume, il quarto della Biblioteca di Altastrana – Storie di Storia Patria, è appena uscito dalle rotative della Tipografia Marsili.
Che, proprio quest'anno, traguarda la soglia dei suoi primi 150 anni di attività. Nel solco di quanto impostato dalla storica direttrice della Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi" di Orvieto – anche graficamente, il libro ricorda quella "adorabile" prima pubblicazione – si arriva così alle porte del Duemila. E, con il gusto del catalogo romanzato, si elencano e si analizzano tutti i libri stampati sulla Rupe – e nelle vicine succursali di Orte e Bagnoregio della stessa Marsili – nel corso del Novecento.
"Nasce tutto – spiega l'autore, schivo e instancabile collezionista di emozioni da scaffale – dal celebre 'Annali Tipografici di Orvieto', curato nel 1977 dall'amica Lucia Conti Tammaro. A chi, come me, piacciono i libri e la storia non può non possederne una copia. Un lavoro di repertorio immane, per l'epoca, fatto a mano, quando i codici Isbn non erano frequenti ed Internet era ancora di là da venire, realizzato con la preziosa collaborazione delle biblioteche d'Italia, e non solo, con le quali era in contatto.
Sfogliando quegli Annali si ha in mano tutta la storia tipografica di Orvieto, dagli inizi al 1899. Aveva anche iniziato lo studio del Novecento, poi venne interrotto per diversi motivi. La spinta che mi ha mosso ad indagare le vicende orvietane riparte, dunque, da lì. Un percorso tutt'altro che facile se si considera che i principali tipografi orvietani del secolo scorso erano quattro e non di tutti è reperibile sufficiente materiale. Scartabellando, ho scoperto anche che qui c'era una casa editrice buddista!".

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