cultura

Moai sul mensile del TCI. Nel gigante in peperino batte un cuore cileno

giovedì 4 giugno 2020
di Davide Pompei
Moai sul mensile del TCI. Nel gigante in peperino batte un cuore cileno

Dici Moai e pensi subito all'Isola di Pasqua. Eppure di quelle statue dalle dimensioni gigantesche – alte da 2,5 a 10 metri, anche se ne esiste una incompleta da 21 – e le forme monolitiche, scavate da un unico blocco di tufo vulcanico, c'è traccia anche nel vicino Viterbese. Lo ricordano, invitando ad ammirarlo da vicino chi ancora non lo ha fatto, nell'estate dedicata al turismo di prossimità, le sei pagine dedicate a Vitorchiano su Touring Magazine, la rivista mensile del TCI.

In particolare il N. 6 Anno IX – Giugno 2020, a firma del Console TCI di Viterbo, Vincenzo Ceniti, con foto di Sergio Galeotti. Ad aprire l'articolo, una panoramica sul borgo laziale che si fregia della Bandiera Arancione e che sorge su uno sperone di roccia tufacea. "Centro di origine etrusca, in posizione panoramica e località certificata dal TCI, Vitorchiano ha anche un asso nella manica: una statua dell'Isola di Pasqua costruita qui in Italia dagli abitanti di Rapa Nui".

Ricavato da un blocco di peperino – la pietra vulcanica locale, molto simile a quella delle statue venerate nell'isola dell'Oceano Pacifico – il Moai in questione è l'unico esistente, al di fuori del suo contesto, simbolicamente munito nei giorni scorsi di mascherina. "Tutto – ricostruisce Ceniti – cominciò trent’anni fa. Molti Moai dell’Isola di Pasqua venerati dalla popolazione del posto si andavano deteriorando. Occorreva un’attenzione mediatica del mondo per raccogliere fondi.

In Italia, se ne occupò il giornalista Mino Damato, allora conduttore della trasmissione televisiva ‘Alla ricerca dell’arca’ che ne parlò con il suo amico Renzo Anselmi, ai tempi titolare a Vitorchiano di una cava di pietra simile a quella vulcanica dell’Isola, ma più resistente. In paese venne ospitato per circa un mese un gruppo di indigeni di Rapa Nui e furono loro a realizzare sul posto un Moai e a sistemarlo nella piazza del paese suscitando grande curiosità e interesse.

Oggi quella replica, unica al mondo, alta oltre 6 metri e del peso di 400 quintali, è un’ulteriore attrazione di Vitorchiano. Di certo la più inaspettata di tutte". Fosse solo per la posizione. La riproduzione dei monoliti antropomorfi – casta di razza bianca – compare, infatti, appena superato il Ponte Nuovo, percorrendo Via Teverina per un breve tratto. Era il 1990 quando l'opera venne realizzata con asce e pietre da undici maori della famiglia Atan.

La collocazione originaria della statua era al centro del Piazzale Umberto I, ma nel 2007 venne trasferita temporaneamente per essere esposta per nove mesi in Sardegna, a Villanovaforru, in occasione della mostra di arte precolombiana nel Museo del Territorio "Sa Corona Arrubia". Una mostra che ricostruiva percorsi e testimonianze sugli usi e costumi delle popolazioni che abitarono un tempo le aree andine di Cile, Patagonia, Terra del Fuoco e Isola di Pasqua.

Tornata, nel 2008, le venne data la nuova destinazione che coincide con l'attuale collocazione, in prossimità del Punto Sosta Camper. Attraverso profondi solchi, il tema cileno ha realizzato un monumento dai tratti duri, semplici e lineari, mentre il busto del monolite è appena scolpito. Sul capo il Moai porta il Pukapo, copricapo scolpito, composto da due blocchi di peperino. La grande faccia allungata della statua è arricchita nel dettaglio dalle orecchie lunghe e ben definite.

L'ombelico, marcatamente sottolineato, indica un centro simbolico nell'essere. Le mani con le dita lunghissime ed affusolate sono compostamente aderenti al ventre, piuttosto prominente. I pollici sono leggermente rivolti verso l'alto. Quanto all'articolo "C’è un Moai vicino a Viterbo", racconta anche dell’urbanistica fedele a Roma nelle lotte medioevali contro Viterbo, della casa dove visse in esilio Santa Rosa, la devozione per San Michele Arcangelo.

E ancora gli affreschi nell’ex Monastero delle Clarisse e la presenza delle suore trappiste con il loro store di marmellate e e cioccolate fatte in casa. Dintorni consigliati, il Santuario della Quercia, Villa Lante, a Bagnaia, il Parco dei Mostri, a Bomarzo, e i ruderi della città romana di Ferento. Utile la rubrica su dove dormire e dove mangiare con foto dei cavatelli al sugo. Il viaggio, cartaceo, tra Umbria e Lazio prosegue poi tra cinque giardini dove "Il Nome delle Rose" incanta.