1° Maggio 1264, Urbano IV consacra la Chiesa di San Domenico di Orvieto

San Domenico, Prencipe (1906)
La Chiesa di San Domenico, la cui costruzione secondo le fonti sarebbe iniziata negli anni 1232-34 e completata alla seconda metà degli anni '80, unitamente all'annesso convento, venne consacrata da Papa Urbano IV nel 1264; secondo la tradizione fu la prima chiesa domenicana intitolata al Santo fondatore dell’Ordine subito dopo la beatificazione. Fu erett dove già esisteva la chiesa parrocchiale di Santa Pace, probabilmente sull'area di un preesistente tempio a Minerva.
L’edificio originariamente era lungo circa 90 metri: un maestoso impianto gotico a “sala” (hallenkirche), con un corpo di fabbrica longitudinale a tre navate, delle quali la principale era articolata in sette campate coperte a tetto; le laterali, separate dalla prima da pilastri, erano molto strette, ma alte quanto la centrale. Della chiesa, destinata nel 1934 alla completa demolizione, fu salvato il solo capocroce, con i contrafforti dell'antica costruzione ancora visibili sul fianco esterno.
L'unica aula oggi esistente occupa quindi il transetto del precedente impianto, con l'originario presbiterio e le due cappelle attigue che si aprivano sul fondo delle navate, sul lato destro; corrispondente verosimilmente all’antica Santa Pace. All'esterno la struttura si presenta compatta, caratterizzata dall'elemento decorativo bicromo, con filari isometrici bianchi e neri, rispettivamente in travertino ed in basalto, dei pilastri angolari, del portale gotico, della sovrastante bifora e del rosone, mentre il resto degli apparati murari è realizzato in cortina di tufo a facciavista. L'elegante portale inserito nella facciata spoglia, sopra un sagrato di pochi gradini, proviene dalla diruta Chiesa di Santo Spirito degli Armeni fuori le mura.
All'interno, il monumento funebre del Cardinale de Braye, sepolcro marmoreo realizzato da Arnolfo di Cambio tra il 1282 ed il 1292, e, nella prima cappella a destra dell'ingresso, la Cattedra di San Tommaso d'Aquino; sopra l’ingresso attuale una cantoria del sec. XVI e nel vecchio presbiterio il coro ligneo del sec. XVII con stalli intarsiati. Al di sotto del presbiterio è collocata la cinquecentesca Cappella sepolcrale della Famiglia Petrucci di Siena, opera del veronese Michele Sanmicheli.
Nel 1311 un violento incendio distrusse la copertura della chiesa e del chiostro, danneggiando gravemente anche le strutture murarie, a seguito del quale l'impianto fu probabilmente scorciato con il rifacimento della facciata. Una visione dell’interno della chiesa si potrebbe forse dedurre dall’affresco su una vela del soffitto della Cappella del Corporale nel Duomo di Orvieto dove è rappresentata la Visione di San Tommaso d’Aquino e il Crocifisso che gli parlò in S. Domenico ad Orvieto, dove risiedeva il doctor angelicus nel 1263, 1264. Gli affreschi nella Cappella del Corporale furono avviati nel 1357, sotto la conduzione di Ugolino di Prete Ilario e collaboratori quali Fra Giovanni di Buccio Leonardelli, Petrucciolo di Marco, Domenico di Meo, Antonio di Andreuccio e Pietro di Puccio; le didascalie del ciclo iconografico sono del 1362, di Ser Checco di Pietro, cappellano di Santa Maria.
Crocifisso, Tommaso (Orvieto)
Nella vela il dottore angelico è inginocchiato di fronte ad un altare sovrastato da un Crocifisso che secondo il primo biografo gli rivolse la lode: «Hai scritto bene di me», chiedendo poi: «Quale ricompensa vuoi?». La risposta del santo fu: «Signore non desidero nessun altra ricompensa se non Te solo». Ai piedi del Crocefisso, sulla mensa del sacrificio: un calice, un’ostia e un libro aperto in cui si legge “è vero cibo” (Gv. 5,65). Nel 1401, l’anno seguente il Giubileo, Giovanni Tomacello restaurò la costruzione per incarico papale, regnante Bonifacio IX (ad Avignone, l’antipapa Benedetto XIII).
Negli anni dal 1516 al 1523, al di sotto del presbiterio, in stile dorico ed a pianta ottagonale, fu realizzata la cappella sepolcrale della famiglia senese dei Petrucci, ad opera di Michele Sanmicheli. In stile dorico ed a pianta ottagonale, in cui l'autore inaugurò l'uso del mattone come materiale da costruzione, poi usato dal Sangallo per il Pozzo di San Patrizio. La Cappella è costituita da tre vani cui si accede attraverso un sistema simmetrico di vestiboli e scale.
Pericle Perali data intorno al 1680 la trasformazione della chiesa in chiave controriformista, secondo il gusto barocco: il corpo di fabbrica fu accorciato da sette a quattro campate, con navata unica e cappelle laterali, in luogo delle navatelle duecentesche; la facciata, spoglia ed incompleta nel coronamento, presentava un campanile ottagonale sul lato sinistro. All'interno le cappelle si aprivano sulla navata con archi separati da grandi lesene di ordine ionico, motivo ancora oggi riconoscibile nelle cappelle del transetto.
La chiesa, che ospitava già il titolo parrocchiale di Sant'Egidio dal 1860, fu affidata alla cura pastorale dei Padri Mercedari nel 1912. Nel 1934 la navata, insieme all'annesso convento, furono interamente demoliti per far posto all'edificio ad uso dell'Accademia Femminile di Educazione Fisica della Gioventù Italiana del Littorio. Rimasero in piedi solo il solo transetto ed il presbiterio, con la cappella maggiore e due delle quattro minori, essendo le volte delle altre due più esterne già crollate da tempo. Tra i lavori di ripristino compiuti vanno ricordati la tamponatura del valico che dava accesso alla navata e l'innalzamento delle ali laterali del transetto; terminate le opere di “restauro”, la chiesa fu solennemente riaperta al culto il 28 giugno 1939.
Pianta San Domenico, 1849
La fabbrica presentò ben presto elementi di degrado e dissesto. Dopo crolli parziali delle murature della cappella a sinistra dell'abside e della copertura della sacrestia verificatisi già nel 1963, con ulteriori gravi lesioni sulle pareti esterne del presbiterio evidenziatesi nel 1969, nel 1971 l'edificio fu oggetto di un intervento di consolidamento delle strutture murarie mediante tirantature, promosso dalla Soprintendenza ai Beni Culturali.
Interventi nel 1981, riguardanti le vetrate dei finestroni della chiesa e la copertura della sacrestia; primi anni '90, la ricollocazione sul pavimento del transetto delle originali sculture policrome della tomba Petrucci, grazie al restauro commissionato dall'Opera del Duomo, sette lunette in marmo che erano state rimosse nel 1670, dopo un incendio. Il precedente adeguamento liturgico della chiesa fece parte di tale intervento. Nel 2000, rifacimento della copertura, la sistemazione dell'area presbiteriale, la ripulitura degli elementi decorativi e l'adeguamento dell'impianto elettrico; nel 2016 nuovo adeguamento liturgico della chiesa, con il rivestimento dell'altare, in muratura, con lastre di travertino, la realizzazione e posa in opera di un nuovo ambone e di una nuova sede della presidenza, entrambi in travertino.
Riferimenti, pubblicazioni, studi di: Bonelli, Davanzo, Riccetti, Rosatelli, Satolli et al.

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