Quella volta di Camilleri a Orvieto con i giovani: "Vorrei fosse metafora dell'Italia"

Orvieto, Primavera 2001. Dopo Tahar Ben Jelloun, Paulo Coelho, Luis Sepúlveda, Niccolò Ammaniti, Vittorio Foa, Carlo Lucarelli, Antonino Zichichi, Younis Tawfik, Gherardo Colombo e Manuel Vázquez Montalbán, quell'anno per la quarta edizione della rassegna "Il Libro Parlante", i fratelli Campino della Libreria dei Sette, oggi "Giunti al Punto", calarono un poker d'assi del panorama letterario italiano.
Nomi accolti con calore e partecipazione al Palazzo del Capitano del Popolo, nella grande Sala dei Quattrocento, quella delle occasioni e degli eventi clou. Grande sì, ma non così tanto da contenere lo straordinario pubblico, non solo locale, che scelse Orvieto per gli imperdibili appuntamenti culturali con Piero Angela, Vincenzo Cerami, Susanna Tamaro, Andrea Camilleri e le loro ultime produzioni letterarie.
In tutto quattro incontri, spalmati tra marzo e aprile, rimasti ben scolpiti nella memoria e che oggi riaffiorano per accompagnare, con un sorriso e il ricordo di momenti piacevoli, l'arrivederci al padre putativo del Commissario Montalbano, televisivamente consacrato da mamma Rai nella fisionomia di Luca Zingaretti. Quell'edizione, tutta italiana de "Il Libro Parlante", fu davvero una festa ai libri e agli scrittori ospiti.
E quegli incontri furono realmente un viaggio nell’anima. Da "Premi e Punizioni" alla ricerca della felicità, un viaggio guidato da Angela pieno di sorprese nei misteri del comportamento umano alla scoperta di ciò che regola le scelte individuali e governa la società moderna, alle parole di Cerami uscite dalle pagine del romanzo "Fantasmi", storia di una donna e del suo lungo viaggio sentimentale nell’Italia spaesata di questi anni.
E ancora l'autrice di "Va' dove ti porta il cuore", la sola che, eccezionalmente al Teatro Mancinelli, presentò "Rispondimi" sulla responsabilità e sulla difficile presa di coscienza che ciascuno deve raggiungere per scoprire il significato più profondo della vita. E infine, proprio Camilleri, che presentò il libro "Biografia del figlio cambiato", vita del drammaturgo siciliano Luigi Pirandello, suo parente alla lontana e riferimento.
Culturale ed umano. Un'esistenza riscritta attraverso un personale e sorprendente punto di vista. In quell’occasione, data la sua feconda produzione letteraria, Camilleri fu così generoso da regalare al pubblico, di cui aveva letteralmente catturato tutti i sensi, anche alcune anticipazioni del suo successivo lavoro "Il Re di Girgenti" che sarebbe uscito poche settimane dopo. Fu un successo.
"Dopo quello di Gaeta nel 1998, accettò il nostro invito – ricordano con affetto i librai Enza, Riccardo e Monica Campino – per una serie di fortunati eventi. Quel giorno coincideva anche con il giorno dopo l'anniversario del suo matrimonio. Quando uscì dall'Hotel Maitani, abbracciò sua moglie Rosetta e, indicando il duomo, le disse: 'Guarda! Ti ricordi che, in questo stesso giorno di tanti anni fa, eravamo proprio qui e in questa posizione?'. E ci raccontò che per chi viveva a Roma era abitudine, a ridosso delle nozze, trascorrere una notte a Orvieto.
Gli piaceva da impazzire la cioccolata del Caffè Montanucci. E piaceva molto ai nipoti che la cercavano ogni volta che entravano nel suo studio. Ci disse 'Oggi, per la prima volta, sarà qua tutta la mia famiglia. Verranno figlie e nipoti, ma né per me, né per voi. Verranno per 'svaligiare' Montanucci! Rimase sorpreso dal fatto che sotto gli archi della Chiesa di Sant'Andrea ci fossero piante e fiori e che non li rubasse nessuno. Si meravigliò per una città così bella e piena di turisti.
Disse: 'Vorrei che fosse la metafora dell'Italia'. La sua agente e sua moglie non volevano che si sottoponesse al rito del firmacopie. Lui, invece, voleva eccome e il pubblico gli si rovesciò letteralmente addosso. Mentre autografava i libri, moglie ed agente ci ripetevano severe: 'Adesso avrà un malore e sarà colpa vostra'. Quando, al termine, facemmo per scusarci, lui ci rispose con un sorriso: 'È che mia moglie vorrebbe vedere morti tutti i miei lettori, ma questo non è possibile'".
E quel sorriso da nonno saggio, "il Professore" imitato da Fiorello lo riservò soprattutto agli studenti. Un commiato speciale di quella edizione de "Il Libro Parlante" che, ora che Camilleri se ne è andato, in qualche misura, lega anche Orvieto al suo ricordo. Alla memoria viva di un gigante di questo tempo che ha vissuto e interpretato pienamente il Novecento e, senza retorica, traghettato nel nuovo millennio tante generazioni di giovani oggi adulti, il cui pensiero resterà per sempre e per il futuro. Basta saperlo cogliere.

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