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cultura

Occhi allo Specchio - 2

venerdì 30 giugno 2017
Occhi allo Specchio - 2

Quelle che state per leggere sono parole di studenti delle scuole medie, nella fattispecie della 2D del “L.Signorelli” di Orvieto e della 1C e 2C del “M.Buonarroti” di Montecchio. Ma sono strani testi, diciamolo subito. Strani perché non vengono dai banchi di scuola: sono stati scritti in strada, in piazza, in un angolo, al mercato, ai giardini, in un negozio, al bar. Fuori. In precario equilibrio. Strani perché abbiamo chiesto ai nostri alunni di descrivere persone di un’altra città: i ragazzi di Montecchio sono andati sulla rupe a cogliere gli orvietani, e viceversa. Strani perché gli abbiamo detto di provare a non farsi vedere, a osservare la vita dall’esterno, a nascondersi tra le zolle (diceva qualcuno), impicciarsi degli altri e immaginare quello che i sensi non riescono a percepire. Insomma, a diventare scrittori. Che è un po’ diverso da fare un semplice esercizio scolastico. Ecco, questo è il risultato di queste due sedute scambievoli di descrizioni dal vero. Leggendole, noi ci siamo a volte divertiti e a volte commossi. Sempre ci siamo sentiti orgogliosi di questi ragazzi. Buona lettura!

Prof.ri Alessandra Bennati e Andrea Caponeri

L’ANZIANA SIGNORA
L’anziana signora ha circa 70 anni. Ha i capelli bianchi perché sono passati gli anni, ma lei non li vuole tingere: probabilmente si piace così com’è, porta degli occhiali molto vecchi e, secondo me, lei li vorrebbe cambiare ma non ha i soldi. Indossa una maglia elasticizzata di colore verde acqua con delle decorazioni sulle maniche e ha una gonna nera che gli arriva fino al ginocchio sotto la quale si vede una fasciatura, forse è caduta dalle scale e si è fatta male.
Porta delle ciabatte terapeutiche a infradito, penso che le porti perchè le fanno molto male i piedi. Dai suoi occhi si nota una vita dura, piena di brutte esperienze, ma ora è serena, forse perché suo figlio si è appena laureato e, infatti, lei sta raccontando la festa di laurea ad un’altra signora.
Ora si guarda intorno come se stesse pensando che delle persone gli vogliono rubare la sua nuova borsa finto Gucci. Osservando più a fondo noto una collana di perle che non credo sia bigiotteria, ma penso sia originale perché dalla sua borsa si riesce a intravedere una scatola con il nome di un’oreficeria della Capitale... sicuramente gli è stata regalata dai figli.
Vicino a lei c’è un deambulatore, forse non riesce a camminare da sola perché le sue gambe sono tremolanti e gonfie per le fasciature. Sta prendendo una pasticca, probabilmente quella della pressione, infatti la scatola è uguale a quelle che prende mio padre.
Oh no! Sta andando via...forse ha ancora fame e va in un altro bar...

Giovanni Bartolomei, I C
A.S. 2016-2017
"M. Buonarroti", Montecchio

VIAGGIATORE
Mi trovo su un muretto, seduto, a guardare il mercato di Montecchio.
Da qui vedo una persona di colore seduta su una sedia, mentre parla apertamente con altri venditori.
Probabilmente anche lui vende qualcosa, tipo borse o vestiti, o almeno ci prova. Non è particolarmente alto, è solo un po' magro. Porta vestiti non molto alla moda, ma sembrano comodi. Avrà trent'anni, la pelle abbastanza screpolata, e i palmi delle mani “consumati”. Sicuramente non è del posto, proverrà da qualche paese dell'Africa, magari è sud-africano. Mi immagino che sarà partito dal suo paese natale a 10 anni per cercare fortuna ed un futuro migliore. Avrà lasciato il suo paese con i pochi suoi beni e un po' di soldi in tasca, alla ricerca di qualche commerciante losco, per farlo viaggiare clandestinamente su un pick-up arrugginito. Con questo, in tre settimane, sarà arrivato in Africa Centrale, viaggiando giorno e notte. Lì lo avranno derubato. Così, senza soldi e niente da perdere, per guadagnarsi da vivere, andò a lavorare in una fabbrica tessile. Quattro anni dopo, dopo aver risparmiato molto, decise una meta precisa: l'Italia. Comprò un quad usato, si fece autodidatta per impare a guidare. Dopo qualche mese di viaggio arrivò nel punto dove inizia il Nilo: lì si disse di risalirlo. Con gli ultimi risparmi comprò una barchetta e provviste sufficenti per tre mesi. La corrente fu sempre a suo favore, ma ci furono tanti ostacoli, che lo fecero arrivare dopo quattro mesi alla foce del fiume. Lì si imbarcò clandestinamente e, per miracolo, arrivò in Sicilia tutto intero. Lavorò nei campi di pomodoro e guadagnò molto di più rispetto a quando lavorava in Africa.
Riuscì a imbarcarsi per Napoli con tutti i documenti falsi, dopo però prese la cittadinza italiana ed ora è a Viterbo e bazzica tra lì e Montecchio, vendendo vestiario ai mercati.

Matteo Bonato, II D
A.S. 2016-2017
"I. Scalza", Orvieto