Nel cuore dell'Eremo. Rinnovato il pellegrinaggio al Santuario della Pasquarella

Un luogo del silenzio che, per pochi giorni all'anno, così silente non è. Incastonato nella roccia, nascosto tra le fronde degli alberi che costeggiano il cosiddetto Fosso di Rigoverci, a una settimana da Pasqua, l'Eremo della Pasquarella è tornato a farsi meta simil-Pasquetta. Insieme all'Epifania e all'ultima domenica di maggio, infatti, la cosiddetta domenica in albis è una delle tre occasioni in cui vi si celebrano feste. È stato così per l'intera giornata di domenica 23 aprile.
Le porte della piccola chiesa sono rimaste aperte dalle 6.30 alle 13 e dalle 15 alle 19.30 per celebrare l'Eucarestia ogni ora, dalle 7.30 alle 11.30 e poi nel pomeriggio dalle 15 alle 18. In tanti, anche quest'anno, lasciata la propria auto lungo i tornanti della Strada Statale 448, nella gola del Forello hanno raggiunto a piedi il luogo inserito nell'Area Escursionistica della Pasquarella. Ad agevolare malati e disabili, il servizio navetta assicurato dal Comitato Locale Guardea-Alviano della Croce Rossa Italiana.
Un luogo nascosto, carico di storia. Anzi, di storie e leggende intorno alla sua origine. "La più diffusa – recitano le fonti – è quella, secondo la quale, alcuni abitanti di Acqualoreto, trovata l'immagine della Madonna, la portano nella chiesa parrocchiale. Dovettero fare ciò più volte perché la Madonna ritornava sempre sul greto del fosso. Fu nel 1873 che Don Giuseppe Bernardi riuscì a riaccendere la devozione per la Madonna della Pasquarella. E nel 1880 riedificò il sacro edificio.
Nel suo libro sulla storia di Maria Vergine della Pasquarella, Don Bernardi parla di un fenomeno miracoloso: il sudore della Madonna e del Bambino. Fenomeno ripetutosi più volte alla sua presenza tra il 1890 e il 1900 e sempre il giorno dell'Epifania, indipendentemente dal clima, dalla piovosità e dal pubblico presente". Se la costruzione dell'Eremo in un'area sacrale sotto il pianoro di Scoppieto – poco distante dal Conventino di Sant'Angelo in Pantanelli – risale all'XI secolo, l'appellativo popolare apparso per la prima volta in un manoscritto del 1464 deriva da "piccola Pasqua" o prima Pasqua dell'anno, l'Epifania, appunto.
Nel catino absidale, all'interno del santuario originariamente dedicato a Santa Maria dello Scoglio, è affrescata infatti la Madonna col Bambino con i Magi adoranti. Verso l'immagine, ancora oggi, "i priori delle feste muniti di apposita canna, accostano al sacro dipinto sciarpe, fazzoletti, collane, braccialetti e simili per i devoti". "È questa un'usanza popolare che va rispettata, ma rischia di sconfinare in tendenze superstiziose non illuminate dalla fede". "Quando anche noi, come i Magi, ci presenteremo al tuo Figlio Gesù, ci sarai Tu ad accoglierci: o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria".
"L'edificio, che costituisce un corpo pressoché unico con la casa parrocchiale, è addossato sul fianco sinistro alla parete rocciosa, ed inevitabilmente prende luce lateralmente solo dal lato opposto, attraverso tre strette monofore". Nella prossimità, la vecchia chiesa rupestre. "La Pasquarella fa parte di un gruppo di dodici conventini camaldolesi che sorgevano lungo le sponde del Tevere; di qualcuno appaiono i resti quando il lago artificiale di Corbara abbassa il livello, degli altri non resta più traccia. Insieme a San Fortunato di Todi è l’unico ad essere giunto fino a noi".

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