Una mostra, due musei. Inaugurata "L'intrepido Larth. Storia di un guerriero etrusco"

Due luoghi della cultura, affacciati sulla stessa piazza. Una prossimità, non solo geografica, che induce a considerarli come testimoni di quella stagione dell'archeologia locale particolarmente vivace che portò al pieno riconoscimento dell'etruscità di Orvieto. Un periodo intenso di scavi e ricerche, avviato dalla scoperta delle tombe dipinte Golini I e II, in località Settecamini nel 1863, e considerato concluso nei primi anni del '900, quando il Regno d'Italia riuscì a dotarsi di una legge in grado di assicurare la tutela del patrimonio archeologico nazionale.
Dirimpettaio al Duomo, il Museo Etrusco "Claudio Faina". Accanto al gioiello gotico, il Museo Archeologico Nazionale. È in questa duplice sede che si articola il percorso espositivo della mostra "L'intrepido Larth. Storia di un guerriero etrusco", inaugurata mercoledì 12 aprile e visitabile senza alcuna maggiorazione sul biglietto d'ingresso fino a domenica 17 settembre, che nel primo consente di analizzare i tempi e i modi della scoperta e, nel secondo, di osservare il ricco corredo funerario che caratterizzava la tomba e, al cui interno, spiccano una serie di vasi attici di particolare interesse.
Organizzata dalla Fondazione per il Museo "Claudio Faina" e dal Polo Museale dell'Umbria, su progetto scientifico di Luana Cenciaioli e Giuseppe M. Della Fina, direttori dei rispettivi musei, con il supporto di Marco Sofia, autore delle schede di catalogo, l'esposizione costituisce l'occasione per (tornare a) visitare i due musei archeologici orvietani ed osservare con una consapevolezza maggiore il cippo conformato a testa di guerriero, proveniente dalla Necropoli di Crocifisso del Tufo e databile al 530-520 a.C.
"Un capolavoro della scultura etrusca in pietra – è stato ribadito – rappresentato dal segnacolo funerario a testa di guerriero, rinvenuto nell’800, a cui si affianca la stele di guerriero della Necropoli di Cannicella, risalente ai decenni finali del VI secolo a.C., insieme ad un ricco corredo costituito da vasi attici. Il reperto, particolarmente raro, reca un’iscrizione in lingua etrusca che ricorda il personaggio raffigurato: Larth Cupures.
Obiettivo della mostra è quello di riunire idealmente, per la prima volta, testa e corredo, conservati rispettivamente nei due musei. Quest'ultimo, a lungo dislocato e necessitante di restauri. L’esposizione consentirà inoltre ai visitatori di cogliere la continuità di una vicenda storica, quella della civiltà etrusca orvietana, testimoniata dai ricchi reperti custoditi nei due musei, dalle origini alle fasi più recenti".
Alla base del progetto della mostra, il suggerimento di Gian Francesco Gamurrini, uno dei maggiori archeologi del suo tempo che nel primo resoconto della scoperta della tomba del Guerriero – effettuata da Riccardo Mancini, mentre conduceva indagini archeologiche in terreni di sua proprietà – pubblicato nel fascicolo, relativo al febbraio 1881, della rivista "Notizie degli Scavi di Antichità" scriveva: "Nella prima settimana di novembre esplorava una tomba, la quale per la sua importanza sia di costruzione, che per gli oggetti contenutivi esige che sia particolarmente descritta".
E se il catalogo è pubblicato dalle Edizioni Quasar (Roma), l'allestimento si completa con due riproduzioni realizzate dagli allievi del Liceo Artistico, in collaborazione con il Social Fab Lab di Orvieto, nell'ambito di un percorso di alternanza scuola-lavoro. Si tratta della "Stele frammentaria in nenfro" e del "Cippo conformato a testa di guerriero", entrambi oggetto di scansione e stampa 3D.
"Il corso attivato all’interno dei laboratori Cad e Fab Lab del Liceo Artistico – ha spiegato il professor Umberto Cantoni, docente di Progettazione Architettura – ha impegnato per circa cinque mesi gli studenti degli indirizzi di architettura/ambiente, figurativo ed audiovisivo/multimediale. La continua assistenza di docenti esperti della scuola, della dottoressa Francesca Grani, nella sua specifica funzione di formatrice di didattica innovativa (digital fabrication), della Tryeco 2.0 Srl, ditta specializzata nella scansione 3D e in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale hanno garantito agli studenti il raggiungimento di abilità relative al restauro degli oggetti d’arte, alle tecniche di scansione, al calcolo Gcode ed, infine, alla stampa tridimensionale dell’oggetto".
Sul modello dei percorsi tiflodidattici per soggetti con disabilità visive, già realizzati d'intesa con l'Opera del Duomo. E nella consapevolezza dell'importanza di far dialogare testimonianze del passato con i valori del presente, il patrimonio locale con moderne tecniche che ne aumentano la fruibilità. E ne amplificano, se necessario, l'eco.

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