Il caos del mondo alberga nel "B & B" della Compagnia delle Vigne

Di plastica, i girasoli sui tavoli. Stampati, quelli sulle tovaglie. Il fuoco disegnato nel camino, come già Geppetto in "Pinocchio". E sopra il camino, il quadruccio colorato. Arredamento d'interno mediocre. O gradevole, a seconda di chi guarda. È severo, ad esempio, il giudizio intriso di pessimismo cosmico che ne dà l'altissimo e cupissimo Toto Sbriciola, il primo degli strampalati personaggi di "B & B" che arriva a sconvolgere la routine del balbuziente Antonio e della moglie Adelina, una coppia diversamente giovane di provincia. Chiusa ma in fondo anche rassicurante, come (la finestra finta che affaccia su) Orvieto.
Brillanti, invece, sono i toni di "B & B", la quinta commedia dopo "Tamurè" che a maggio è valsa alla Compagnia delle Vigne - associazione culturale nata nel 2009 nell'ex cantina sociale del borgo di Sugano - il premio speciale della giuria nell'ambito della terza edizione di "Amateatro", il torneo di teatro amatoriale di Orvieto e Acquapendente promosso da ArTè e TeBo con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, per "l'originalità del testo e la valorizzazione del dialetto umbro".
Ne fa uno uso consapevole e funzionale, tutt'altro che scontato o volgare, la mano leggera di Guglielmo Portarena che scrive e dirige. E regala testi dove oltre al legame con il territorio d'appartenenza si avverte l'impiego del dialetto come strumento di espressione culturale per rappresentare la realtà rielaborandola in chiave tragicomica. Così come era già avvenuto nel 2012 con "Porett'a mmè!", lo spettacolo vincitore della prima edizione del Premio Amateatro, appartenente a una trilogia dedicata a un tema attuale come le famiglie alle prese con anziani non più autosufficienti reso comico dalle reazioni dei membri.
Anche stavolta, più della scena in sé e della parolaccia è la capacità di alludere ed evocare mista all'immediatezza e all'intraducibilità di alcune espressioni dialettali, estremamente efficaci, a rendere godibile il testo. "B & B" è stato portato nuovamente in scena lunedì 25 agosto, nella serata d'apertura – dedicata a un suganese doc come Remo Chioccia – della Festa dell'Unità nazionale "Scuola e Università. #saperi2.0” in corso al Parco Urbano del Paglia di Ciconia. Sul palco – chi nei panni di un poco affidabile medico chirurgo, chi in quelli di una viaggiatrice di passaggio alle prese con l'inseminazione artificiale – si sono alternati Patrizia Andreozzi, Federico Anselmi, Paola Ciucci, Marco Cruciani, Salvatore Claudio Fisichella, Silvano Monachini, Stefania Ragone e Lucia Tordi.
Attraverso di loro, nell'appartamento adibito a "brecchenfaste" sono entrati paradossi e complicanze, manie e malattie della società moderna. Dentro al bagaglio che ogni viaggiatore porta con sé, c'è in realtà se stesso e il suo modo d'essere. La condizione che lo rende portatore sano di problemi o situazioni che gli spauriti-agguerriti coniugi hanno finora visto solo per televisione. Al loro desiderio di mettere a disposizione di turisti e avventizi alcune camere in affitto per arrotondare il magro mensile e al tempo stesso visitare modi e luoghi, subentra presto uno stato di confusione mentale nel dover affrontare tante e simili novità.
"È il mondo che è entrato in casa nostra". E che può anche rivelarsi troppo, da vedere tutto insieme. Se il mondo può entrare "ma con garbo", è pur vero che chi entra dal B&B, ne esce cambiato. Merito, forse, del confronto tra persone. O del fatto che là dentro – così come sul palco – "succedono le miracole". Poco importa se l'audio non arriva sempre perfetto, i tempi narrativi si risolvono a una carrellata di ingressi e uscite o se il non-buio di una rappresentazione all'aperto tradisce modifiche e spostamenti di scena che avvengono tra un atto e l'altro. Il bello degli allestimenti amatoriali si nasconde anche nei commenti in tempo reale del pubblico – il linguaggio talvolta è inconsapevolmente lo stesso – che, una volta entrato nel meccanismo della storia, per un'ora ride di gusto. Assistervi, allora, diventa un po' come spiare dalla finestra nella casa dei vicini di casa.

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