cultura

Palazzo Ottaviani

giovedì 29 settembre 2005
Palazzo Ottaviani, sobrio ed elegante, non dimostra la sua età. Da secoli guarda, 1'antistante piazza della Repubblica, sicuramente già dalla fine del sec. XIII, quando si chiamava Piazza Maggiore, e ha assistito ai principali eventi della storia cittadina. La sua mole e la forma quadrangolare sono rimaste pressoché immutate dal 1292, come risulta dalla ricostruzione che Elisabeth Carpentier ha fatto elaborando i dati fomiti dal catasto urbano del Comune relativo a quegli anni. La struttura interna e l'aspetto esterno sono cambiati più volte; dell'edificio originario si può riconoscere forse, dall'alto, l'angolo sinistro, che ha conservato la struttura quadrangolare aperta verso una corte interna.
Nel medioevo appartenne, con buona probabilità, ai Filippeschi e, dopo la loro sconfitta e conseguente confisca dei beni, divenne di proprietà del Comune. A partire dal XVII secolo l'edificio fu di proprietà della famiglia de Solis; famiglia di origine spagnola molto legata alla Curia romana la cui presenza nella città di Orvieto è documentata per un lungo arco di tempo. Quando nel 1885 la Cassa di Risparmio della città di Orvieto, nata nel 1852, si trasferì nei quattro locali a pianterreno il palazzo apparteneva alla famiglia Ottaviani, famiglia originaria di S. Vito in Monte, legata a Orvieto da molteplici interessi.
Dal primo gennaio del 1900 la banca è proprietaria della quasi totalità dello stabile. Vari interventi nel corso dell'ultimo secolo hanno dato all'edificio l'aspetto che ha oggi. L'ultimo recentissimo restauro, quello del tetto, ha reso praticabile una terrazza già esistente da cui la vista spazia su un mare di verde, una distesa di dolci colline che a sud ovest coronano l'ampia valle che il fiume Paglia percorre, celato a volte alla vista dalla vegetazione ad alto fusto che ne segue le rive. Ma la prospettiva che offre non è così alta da dare la sensazione di separatezza dalla città, quasi si tocca il piano ineguale dei tetti, si indovinano gli edifici, risultano bene evidenti gli spicchi regolari dei quartieri che dall'incrocio della Torre del Moro si espandono fino a raggiungere la strada che costeggia in modo pressoché ininterrotto le mura urbane.
All'intemo, il piano nobile, sede degli uffici di Presidenza e di Direzione, ricorda ancora la presenza di artisti dell'Accademia di Pietroburgo oppure gli artisti tedeschi K.G.Pfannschmidt e G.F.Bolte, che intorno al 1840 erano alloggiati nell'allora Albergo delle Belle Arti, per seguire uno studio sul Duomo di Orvieto.
Intorno agli anni '30, su commissione della Cassa di Risparmio di Orvieto, il Maestro Gino Frittelli dipinse, sopra i portali in legno che si affacciano nel salone, sei affreschi riproducenti figure allegoriche che richiamano i temi del risparmio, della beneficenza, del lavoro e della previdenza.
Recentemente, nel 1997 la banca ha acquistato la collezione del pittore orvietano Fernando Puppo (1887-1962). Attento scrutatore degli aspetti cittadini, Puppo nei suoi dipinti non ha trascurato nessun dettaglio: quella che appare è una Orvieto quieta e senza tempo; scorci ed angoli suggestivi, visioni immediate, trasposizioni ambientali e paesaggistiche, prive di una qualsivoglia pretesa interpretativa.
Le opere si possono ammirare nelle sale di palazzo Ottaviani e nelle attigue sale di palazzo Ravizza, di proprietà della Cassa, collegato alla fine del 1999 a palazzo Ottaviani.

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