Nella Basilica di Santa Cristina le esequie di don Filippo Gentili

Nella serata di giovedì 26 giugno, presso la Casa di Accoglienza Sacerdotale di Collevalenza, don Filippo Gentili, già parroco della Parrocchia del Santissimo Salvatore in Bolsena, all'età di 83 anni è tornato alla Casa del Padre. Nella solennità del Sacro Cuore, avrebbe celebrato 60 anni di sacerdozio. Nato a Bolsena il 13 novembre 1941, don Filippo era stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1965.
Da alcuni anni, per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, che lo avevano costretto a lasciare la Parrocchia, si era ritirato a Collevalenza, presso la Casa di Accoglienza Sacerdotale annessa al Santuario. La sua salma è giunta sabato 28 giugno nella Chiesa del Santissimo Salvatore di Bolsena per poi proseguire verso la Basilica di Santa Cristina, dove si sono svolgerte le esequie presiedute da monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo della Diocesi di Orvieto-Todi. Di seguito, in forma integrale, l'omelia:
Fratelli e sorelle carissimi, quando muore un prete viene a mancare un pezzo unico non sostituibile e non ricambiabile. Come si fa a sostituire e ricambiare don Filippo Gentili, che il Signore ha chiamato a sé ai primi vespri della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, vigilia del suo LX anniversario di ordinazione sacerdotale? Don Filippo, che nella “corona” del Presbiterio diocesano è stato un “diamante”, ha celebrato il “giubileo di diamante” salendo all’Altare del Cielo.
Le letture proclamate sono quelle proposte dalla liturgia nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, “sorgente inesauribile” delle grandi opere dell’amore di Dio, “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo” (Rm 5,5b). “Ferito dai nostri peccati”, il Cuore di Cristo, buon Pastore, non regge agli occhi, impegnati a cercare la pecora smarrita; è un Cuore a cui le gambe non resistono per raggiungerla e le spalle non bastano per riportarla all’ovile. Quanto questo sia vero lo abbiamo inteso sia nella parabola narrata da Gesù agli scribi e ai farisei (cf. Lc 15,3-7), sia nella prima lettura che coniuga, anzi, declina le azioni di Dio, Pastore del suo popolo (cf. Ez 34,11-16). “Cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna, le radunerò e le condurrò in ottime pasture, le farò pascolare e le farò riposare, andrò in cerca della pecora perduta, ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita, curerò quella malata e avrò cura della grassa”. La coniugazione dei verbi al futuro non indica un impegno da assumere, ma un coinvolgimento che non conosce limiti di tempo.
Fratelli e sorelle carissimi, questi verbi don Filippo li ha coniugati tutti in mezzo a voi, declinandoli nella sua vita sacerdotale, iniziata come viceparroco a Orvieto, in Duomo, e interamente spesa, a Bolsena, nella Parrocchia del SS. Salvatore, investendo nella scuola le sue migliori energie non solo di cuore ma anche di mente come fine latinista. La sua pubblicazione su Santa Cristina è stata il biglietto da visita con cui mi si è presentato, con grande discrezione, il giorno in cui l’ho incontrato, per la prima volta, in casa dei suoi nipoti e pronipoti, cui va il più sentito ringraziamento per il premuroso affetto con cui lo hanno custodito e seguito.
“Nobile semplicità”: non trovo espressione più sintetica ed efficace per tracciare il profilo di don Filippo, uomo gentile, testimone credibile della vocazione sacerdotale ricevuta in dono dal Signore. “Quando uno crede, si vede: la felicità del ministro – lo ha ricordato ieri Papa Leone XIV – riflette il suo incontro con Cristo, sostenendolo nella missione e nel servizio. È bello essere sacerdoti e ogni chiamata del Signore è anzitutto una chiamata alla sua gioia. Non siamo perfetti, ma siamo amici di Cristo, fratelli tra di noi e figli della sua tenera Madre Maria, e questo ci basta”.
Don Filippo carissimo, tu hai interpretato alla lettera quanto la Liturgia delle ore pone sulle labbra del Signore: “Figlio, dammi il tuo cuore; i tuoi occhi seguano le mie vie”. Adesso, in Paradiso, siano i tuoi occhi a fissare il volto “mite e festoso” del SS. Salvatore.

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