cronaca

Infanzia violata: allarme rosso sul maltrattamento dei minori. Crescono i casi, urge la prevenzione

giovedì 12 giugno 2025
di Angelo Palmieri

In Italia si registra un aumento significativo dei casi di condotte lesive e trascuratezza che colpiscono minori e adolescenti, suscitando forte preoccupazione. È quanto emerge dalla Terza indagine nazionale sul tema, riportata oggi dal quotidiano Avvenire (12 giugno 2025). In soli cinque anni, si registra un aumento del 58% delle situazioni segnalate, con un dato inquietante: nell’87% dei casi, l'abuso avviene all’interno del nucleo familiare. 

L’analisi, condotta dal Centro Studi Cismai e dalla Fondazione Terre des Hommes, fa luce su un fenomeno sommerso ma drammaticamente esteso: in 1.300 comuni monitorati, sono circa 80.000 i minori seguiti dai servizi territoriali a causa di episodi riconducibili a diverse forme di trascuratezza e disagio. Le forme più diffuse sono la trascuratezza materiale (57%), quella affettiva (24%) e le violenze psicologiche (15%). Il maltrattamento fisico, pur essendo in calo, riguarda ancora il 4,7% dei casi.

"La vera sfida – ha dichiarato la Garante per l’infanzia Carla Garlatti – è la prevenzione. Non possiamo limitarci a intervenire quando il danno è già avvenuto". Fondamentale, quindi, è lavorare sul rafforzamento delle competenze genitoriali e su un’alleanza sistemica tra scuole, servizi e famiglie. L’iniziativa “Piano Nazionale per la Prevenzione e il Contrasto del Maltrattamento”, che ha coinvolto anche il Centro Studi Erickson, rappresenta un primo passo importante. Ma i numeri impongono uno sforzo ulteriore, sia in termini di investimenti che di consapevolezza pubblica.

Ciò che emerge, in filigrana, è il progressivo default delle funzioni educative, etiche e affettive della famiglia, sempre più esposta a pressioni sistemiche che non riesce a metabolizzare. In molti casi, è il bambino a diventare il ricettore passivo di tensioni adulte irrisolte, di squilibri identitari e materiali che il nucleo domestico non è in grado di gestire in modo simbolicamente maturo.

L’aggressività che si riversa sui più piccoli, infatti, è spesso la forma distorta attraverso cui si esprime una privazione sociale interiorizzata: mancanza di risorse, insicurezza economica, isolamento relazionale, difficoltà ad accedere a strumenti culturali di comprensione e regolazione delle emozioni. In questa prospettiva, la struttura affettiva primaria perde la sua funzione di contenimento simbolico e diventa — nei casi più gravi — un luogo di proiezione disfunzionale. Il minore, così, cessa di essere soggetto da accudire e diventa oggetto su cui si scaricano frustrazioni e fallimenti.

Occorre pertanto rimettere al centro un’alleanza educativa integrata, capace di sostenere le famiglie non solo nei bisogni materiali, ma anche nel riattivare risorse simboliche, competenze genitoriali e legami comunitari. Senza questo investimento profondo, nessuna prevenzione sarà mai pienamente efficace.

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