cronaca

"Non chiamatele morti bianche. Primo Maggio a Orvieto"

mercoledì 30 aprile 2025

Chiamarle morti bianche salva la coscienza, le morti sul lavoro sono sangue, ossa rotte, corpi bruciati o stritolati da macchinari o schiacciati da pesi, sono uomini o donne che escono la mattina di casa e non vi tornano più. Nel 2024 sono stati 1090, vi sono stati 580.000 infortuni sul lavoro, denunciate 88.000 malattie professionali.

Ma quanti sono quelli non denunciati? Quelli che fanno lavoro nero? Non chiamatele morti bianche. Per favore, non chiamatele mai più “morti bianche”. Non lo sono, in molti casi si legano a condizioni di lavoro precarie, alla logica dei sub-appalti, alle norme che tolgono responsabilità all’azienda appaltante primaria che nella logica del risparmio si affida a piccole aziende che con ribassi del 30/40 per cento, cancellano sicurezza e diritti. 

Queste morti hanno molte cause che devono essere rimosse e portano a ignorare le norme per la sicurezza sul lavoro, non si tratta di incidenti inevitabili o tragiche fatalità, di bianco restano solo le pagine di una vita interrotta, di sentimenti spezzati, di una quotidianità distrutta per sempre. Non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti. 

Chiamarle bianche è insensato e ipocrita, perché sono morti sporche, disoneste e ingiuste.  Di bianco non c’è mai nulla. Hanno sempre e solo il colore del sangue, del raggiro e del dolore. Per questo chiedo a tutti, a cominciare da chi ha il dovere e la responsabilità di informare, di adottare una terminologia che colori di responsabilità queste morti, purtroppo in costante aumento. È anche partendo dal linguaggio, dal chiamare le cose con il loro nome, dal reclamare il colore delle responsabilità che si combatte una battaglia per una maggiore sicurezza sul lavoro.

In Umbria nei primi 11 mesi del 2024 si sono registrate 17 vittime sul lavoro a fronte di una popolazione occupata di 361.596 persone, per un indice di mortalità di 47 decessi ogni 100.000 lavoratori. Secondo i dati Inail 2024 a livello nazionale sono stati 1.090 i morti, 580.000 gli infortuni denunciati, 88.000 le malattie professionali denunciate.

Giuliano Santelli,
portavoce Articolo 21 Orvietano

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