cronaca

A Giggi Pelliccia: breve spaccato per l'amicizia di cui mi sento onorato

venerdì 19 luglio 2024
di Roberto Pace

Caro Giggi, stavolta l’hai fatta grossa, andando oltre il consueto e proverbiale ritardo. A giustificazione avresti dato una delle tue risposte usuali se un crocevia imprevisto e sconosciuto non ti avesse indirizzato verso una meta diversa, accolto con tutti gli onori. Meritati con un percorso amatoriale e allo stesso modo professionale con il quale sei stato sempre un passo avanti rispetto a concorrenti piccoli e grandi del mondo dell’etere e dell’informazione. Questo, perché facevi della “tigna” uno dei tuoi punti di forza.

Tipo la convinzione che fosse in errore chi acquistava una macchina nuova, “ma che ce fae”, mentre tu preferivi perseverare nella ricerca di Lancia Fulvia vetuste, qualche tempo dopo sistemate in modo ordinato dopo il breve e ultimo ciclo di vita nella rimessa di Casa Perazza pronte per il prelievo di qualche particolare meccanico ancora efficiente da montare su quella successiva. Rigorosamente senza chiedere aiuto a nessuno perché alla bisogna sapevi anche essere un buon meccanico. Altro punto fermo il taglio dei capelli, due volte in un anno, all’inizio dell’estate e prima dell’inverno. E non mi sarà facile dimenticare l’avversione che avevi verso la colazione fatta al bar: “portala da casa, come faccio io – ripeteva – almeno sai sempre cosa mangi”. Avevi una passione speciale per ogni tipo di apparecchio diffusore.

Ti ricordo collezionista di registratori “Geloso”, articolo di grande successo a partire dagli anni ’50, come di altri prodotti. Muoversi all’interno delle sedi della tua “creatura”, RTUA”, non era semplice per i pavimenti trasformati in una specie di museo di storia della diffusione. Non mancava qualche strumento musicale, ricordo di una delle tue prime attività: la fornitura di casse, microfoni, chitarre e quant’altro ai numerosi gruppi musicali che in quel periodo allietavano le feste da ballo dell’orvietano e oltre. Quando altri stavano ancora perfezionando le idee eri già due passi più avanti con la tua radio in diretta contemporanea dalle varie sedi emittenti quali Acquapendente, Castel Viscardo, Allerona paese, Orvieto e Castel Giorgio (sede privilegiata per la diretta della S. Messa, sempre presente nel regno della tua emittenza). Il tuo fare “corteccioso”, ma solo in apparenza, coinvolgeva i ragazzi dell’epoca poi destinati alla carriera di speaker più o meno importante. Dico la verità, nello studio di Orvieto, in Vicolo del Popolo, il materiale da lavoro non era proprio d’avanguardia.

Grazie alle tue capacità, già conosciute nell’attività di insegnante all’INAPLI di Via delle Pertiche, tutto funzionava perfettamente. Ricordo un microfono da studio, raro pezzo moderno cui tenevi tantissimo, sparito improvvisamente e mai più ritrovato. Non ti avevo mai visto e non sarebbe più capitato di vederti inc…..to come in quella circostanza. Iniziasti un’indagine lunga e laboriosa. Quella volta, se ben ricordo, fosti costretto ad arrenderti.

Ad un certo punto, raccogliesti al volo una mia idea di trattare lo sport, in particolare il calcio. Contravvenendo, per una volta, alle tue idee, mi fornisti un registratore nuovo di zecca da utilizzare per le interviste. Il radiogiornale, che anche se non hai mai confessato, ti piaceva un sacco condurre andava in onda il lunedì intorno alle 14.00. Per i tempi fu un successo del quale, a modo tuo, mi hai sempre ringraziato. Andando a memoria, mi facesti perdere le staffe una sola volta: quando era stata decisa la prima diretta radiofonica per la corsa della Castellana. Ti trovammo arrampicato su un palo con tutti gli attrezzi solo poco prima del via alla corsa. Troppo tardi e tu insistevi per ritardare la partenza della gara, cosa impossibile.

Avevi un grande cuore da non permetterti di rispondere con un no da non alle richieste di signore anziane e sole che arrivavano nella sede della radio domandando supporto per il ripristino di radio o tv nelle abitazioni. Inevitabilmente, per un motivo o per l’altro, gli interventi slittavano rispetto a quanto promesso. A quel punto tiravi fuori la piccola bugia. Una delle più usate e effetto sicuro era quella del tetto: “signora mia, dovrò per forza salire sul tetto che adesso è umido e sarebbe pericoloso. Aspettiamo ancora qualche giorno per fare in modo che si asciughi”. Capitava lo stesso a Castel Giorgio. Non erano ancora i tempi del cellulare, il contatto avveniva con l’apparecchio fisso e trovarlo in casa non era semplice. La moglie, Giuseppina, si vedeva costretta, sempre o quasi, alla stessa risposta: “è uscito per andare alla radio”. In realtà, il più delle volte era nell’abitazione di qualcuno, intento alle riparazioni di cui si diceva. Giggi, da radiotecnico e elettrotecnico quale era, ha poi acquisito le capacità per disimpegnarsi egregiamente nell’elettronica e quanto connesso ai più moderni sistemi di diffusione.

Eugenio Fumi, fondatore e numero uno dell’Itelco, era legato al nostro “Baietta” da un affetto profondo. Ne apprezzava la caparbietà e la voglia continua di documentarsi e apprendere, ritrovando in Giggi le peculiarità di Amatore quale lui stesso era stato. Per cui, era cosa normale trovarlo in giro per i laboratori dell’azienda a cercare consigli o qualche ricambio, installare aggiornamenti o riparare trasmettitori. In precedenza, una volta deciso il salto verso la TV, aveva trovato in Enzo Cerquaglia, docente all’IPSIA, il partner interessato quanto e come lui alla fattibilità del progetto. Era normale incontrarli sulle strade del territorio intenti a misurazioni e verifiche, come altrettanta la perplessità del mondo orvietano circa il buon fine dell’iniziativa. Invece si dimostrarono bravissimi, addirittura superlativi, in barba ai dubbiosi.

Le loro strade poi si divisero ma il buono di quanto realizzato è ancora oggi tangibile. Amico carissimo, si potrebbe andare avanti ancora per molto perché sulla tua vita c’è tanto da raccontare. Ho solo cercato di mettere insieme uno spaccato di alcuni momenti nei quali le nostre strade si sono incrociate. L’ho fatto di cuore, con la presunzione di averti conosciuto bene per apprezzare in modo sincero te e la tua splendida famiglia, sana, unita, invidiabile. Giuseppina, Edoardo, Lucilla, Michele potranno essere di grande supporto al bravissimo Gabriele nel dare seguito alla tua impresa come credo tu abbia desiderato. Ciao amico.

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