cronaca

"Continua il saccheggio al borgo medievale di Meana"

domenica 11 settembre 2022

Ancora una volta l’appassionato di storia alleronese Felice Roberto Danielli, nel suo peregrinare sul territorio, segnala ritrovamenti e fatti incresciosi. Particolarmente preso di mira il borgo medievale e la sua Chiesa di San Nicola, "senza destare - dice - il minimo interesse delle amministrazioni competenti". Il bene appartiene al patrimonio demaniale della Regione Umbria ed oggi è gestito dall’AFOR (Agenzia Forestale Regionale).

"Per cinquant'anni gestito dalla Comunità Montana e completamente abbandonato al degrado ed alla rovina - spiega - il piccolo borgo occupa circa 5.000 metri quadri, poteva e doveva essere difeso e salvaguardato, per i suoi circa duemila anni di storia meritava un’attenzione migliore. Si è preferito pensare alla biodiversità, alla rarità delle piante, dei fiori e delle erbe, sicuramente importante e condivisibile ma certamente sull’area restante della Selva di Meana di circa 2.600 ettari.

Il saccheggio partito alcuni anni fa con il furto del ciborio di legno dipinto ed istoriato, antichissimo, forse recuperato dai resti della Chiesa della Pieve di San Giovanni di Monte Palgaro sui cui resti poi è stata riedificata la Chiesa di San Nicola, ed è continuato. Prima che crollasse il campanile sono state rubate le campane, poi è stato trafugato lo stemma del vescovo con sottostante epigrafe in marmo bianco di 40x80 centimetri, il vescovo di riferimento era Vincenzo Durante, denominato barone di Meana e Plagiaro (nome del castello longobardo ceduto nel 1139 al vescovo di Orvieto dal barone Pepone della dinastia longobarda dei Farolfi-Peponi-Manenti, il titolo nobiliare era legato al castello e con la cessione era passato al vescovo).

Successivamente fu fatta crollare la parete nord della chiesa per saccheggiare le pietre sagomate della finestra monofora conformata in pietra basaltina, asportati i tre blocchi sagomati che formavano gli scalini d’accesso alla chiesa, rubate le pietre dell’altare e tutte le suppellettili, gli arredi ed il portone d’ingresso". Recentemente, l’appassionato di storia alleronese, visitando il borgo, ha notato che è stata demolita la volta dell’arco d’ingresso al borgo con il furto delle pietre.



Costernato, Felice Roberto Danielli, ha subito segnalato ai Carabinieri l’avvenuta demolizione e il conseguente furto delle pietre. Ricevuta la segnalazione, i Carabinieri hanno effettuato un sopralluogo e, verificato l’accaduto, lo hanno segnalato alla Regione proprietaria del bene, all’AFOR che oggi gestisce il patrimonio demaniale, alla Soprintendenza dei Beni Ambientali e Storici dell’Umbria e al procuratore della Repubblica.

Mercoledì 31 agosto, ricevuta la segnalazione, il dottor Bazzani, dirigente AFOR di recente nomina, ha predisposto e presenziato il sopralluogo comandando anche altri funzionari. Il giorno del sopralluogo era visibile a terra la pietra centrale dell’arco (chiave di volta) che, da un sopralluogo effettuato martedì 6 settembre, risultava non essere più presente, anch’essa è stata trafugata. "Speriamo - confida Danielli - venga predisposto un piano di recupero e venga adeguatamente tutelato un bene storico monumentale di proprietà pubblica e di grandissimo interesse ed attaccamento della popolazione alleronese".