cronaca

Carcere di Via Roma, detenuto aggredisce un poliziotto. Sappe: "Basta violenze"

lunedì 7 giugno 2021

Ancora violenza dietro le sbarre del Carcere di Via Roma. Lunedì 7 giugno, infatti, un quarantenne di Foggia che stava scontando un residuo di pena di circa 8 anni, ha aggredito un sovrintendente di Polizia Penitenziaria. A denunciare l'accaduto è il segretario nazionale per l'Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Fabrizio Bonino. "L'uomo - riferisce - è già stato allontanato da diciotto carceri diverse dopo disordini e aggressioni varie. Per una futile problematica relativa alla certificazione sulla fornitura del pane morbido, dopo aver ricevuto ampie rassicurazioni, all'improvviso si avventato contro il sovrintendente. 

La prontezza di riflessi di quest'ultimo ha fatto sì che il detenuto abbia potuto afferrare solo l’indumento indossato dal collega, riuscito miracolosamente a divincolarsi. Non contento l’aggressore seriale è risalito in sezione comune, si è procurato lamette e coltello artigianale ricavato da una una bomboletta di gas ed è ritornato al piano terra per colpire di nuovo il sovrintendente. Con l’ausilio del pochissimo personale presente in servizio, come quotidianamente accade ad Orvieto, si è riusciti a neutralizzare il detenuto e a condurlo presso il Reparto Isolamento dove ha pensato bene di distruggere il tavolo, uno sgabello, la finestra, il rubinetto dell’acqua e il termosifone, oltre a procurarsi tagli autoinferti con la lametta e ad ingerire due viti in ferro".

Il Sappe esprime solidarietà al sovrintendente e plaude "alla prontezza dei pochi poliziotti penitenziari in servizio che hanno evitato il peggio". Dal canto suo, Bonino ha parole di apprezzamento per il personale di Polizia Penitenziaria in servizio a Orvieto. "Ogni giorno - dice- giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato.

E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola taser e spray al peperoncino?". Sulla stessa linea Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. "Ormai - dice - è un bollettino di guerra e le vittime sono sempre le stesse: le donne ed uomini in divisa della Polizia Penitenziaria.

Occorrono interventi immediati e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Altro che carcere umano e più sicuro, come auspica il ministro della Giustizia, Marta Cartabia. Le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria". 

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