Sette cose sulla Libreria dei Sette

Vedo che si susseguono appelli, anche prestigiosi.
Il mio non è un appello.
Solo sette puntini sulle i.
1. Una libreria non va mai chiusa;
2. Se rischia di chiudere va aiutata - tutti, ciascuno per la sua parte, devono aiutarla - a non chiudere, ma basta con la retorica;
3. Se c'è chi eccepisce e sostiene che vendere SCARPE o LIBRI sia la stessa cosa, va chiarito che, sì, fanno la stessa cosa - vendono - e che le scarpe e i libri sono egualmente utili alla società. Adesso, però ci occupiano di libri e librerie, ogni cosa al suo posto e al suo tempo, ma per favore senza battaglie estemporanee e anche un po' neo-populiste (oddio, l'ho detto, me ne pento subito), le scarpe, il salame, la porchetta, le mutande contro i libri!
4. Se ci sono contratti e clausole, è ora di uscire dalla tana, spiegare e chiarire. Non si capisce perché non si possa trovare un accordo chiaro, trasparente, alla luce del sole, in un quadro che tenga presenti anche i diritti di tutti gli altri operatori librari nella Città e pure la dimenticata e negletta Biblioteca Comunale (ecco una battaglia da fare!!!), con la RESPONSABILITA' esibita di tutti e la reciproca LEALTA', dal Comune alla Libreria;
5. Pubblico e privato sono categorie morali e al tempo stesso interessi, soldi, conti: una società si regge sulla capacità di tenere insieme: un contratto ha a che fare con la CIVILTA', deve tenere insieme, appunto, il rispetto dei conti e la funzione pubblica, i diritti e i doveri, e prevedere obblighi e servitù per entrambe le parti contraenti (capisco che non è facile, ma se ci riescono anche Di Maio e Salvini..);
5a. Non appartengo a quelli che di tutta l'erba fanno un fascio. Non sparo per sparare. Il lavoro del Comune, gliene do atto, sta trovando delle vocazioni per il Palazzo dei Sette, a cominciare da archivi che potrebbero essere presigiosi e aprire nuove opportunità. Bene! Un passo dopo l'altro le cose si fanno e così durano. Con la storia dei grandi piani e delle visioni strategiche sono passati non anni ma decenni! Non sarebbe meglio, INTANTO, consolidare quello che c'è, a cominciare dalla Libreria!
6. Il Caffè! C'è una posta in gioco che qualcuno non dice? Non lo so e non voglio avere sospetti, ma possibile che non si trovi un'alchimia contrattuale per far sì che uno si sieda, legga un libro e si beva una TAZZINA. Faccio presente che nel frattempo il mondo è andato avanti e che la sonda InSight è atterrata su Marte. A volte penso che la Rupe di Orvieto sia un pianeta ancora più remoto.
7. E' vero le scarpe sono utili. Adesso sto uscendo da casa e me ne rendo conto, un paio di scarpe comode può dare una sensazione piacevole, perfino erotica. Ci si potrebbe scrivere un libro (già un libro sulle scarpe, eviterei - purtroppo è successo e succede, vedete che una differenza c'è - le scarpe su un libro..).
Ho conosciuto negozi di una tradizione illustre, da Cortoni a Urania (che poi sarebbe Uranio, ma questa è un'altra storia), che fanno parte della Città. Detto fra di noi, vado a comprare un libro (a proposito, le librerie esistono per quello, vendono libri e dipendono dai cittadini che li comprano, molto semplice).
P.s. Non vi pare che questa storia, con tutti i problemini della Città tutta (quella sulla Rupe è la stessa dei rioni che la circondano), sia diventata un tormentone francamente noioso e che sia ora di chiuderla?! Fra poco è Natale.
Corrado Augias su Repubblica: "Chiudere una libreria è spegnere una città"

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