Giallo di San Valentino, il portiere: "Mi chiese di salire al settimo piano"

Restano difficili e complesse da decifrare le circostanze che s’intrecciano intorno alla morte di Laura C., la studentessa moldava partita da Orvieto e precipitata dal settimo piano di un palazzo di Roma. Gli investigatori stanno acquisendo tutti gli elementi per poter ricostruire la vicenda che, almeno dopo tre giorni dal 14 febbraio, ancora non pare fornire una spiegazione chiara su quanto accaduto nel condomino di via Agrigento.
LA TESTIMONIANZA DEL PORTIERE
Gli agenti di Polizia del Commissariato di Porta Pia hanno acquisito la testimonianza del portiere dello stabile - il primo a ritrovare la ragazza agonizzante distesa sul pavimento del chiostrino interno insieme ad un inquilino - il quale ha ripercorso i momenti in cui ha incrociato Laura C. all’ingresso del palazzo. La 17enne, senza esitazioni, avrebbe chiesto al portiere di salire al settimo piano. L’uomo, considerando che proprio negli appartamenti del settimo piano del palazzo vivono delle studentesse, non ha avuto difficoltà a far entrare la ragazza.
Una circostanza, quest’ultima, che farebbe propendere gli inquirenti a ipotizzare che Laura C, non sia entrata a caso in quel palazzo. Conosceva realmente le studentesse che abitano al settimo piano? Era stata altre volte in quel condominio? Come faceva a sapere che il palazzo ha sette piani quando dal fronte strada si vedono soltanto cinque? Sui tempi di permanenza della giovane all’interno del palazzo sembra che il portiere non sia riuscito ad essere molto preciso.
Probabilmente la giovane partendo dalla stazione di Orvieto tra le 8 e le 8:30 di martedì 14 febbraio, sarebbe arrivata a Roma intorno tra le 9:30 e le 10 di mattina. Dalla stazione Termini la palazzina di via Agrigento dista circa mezz’ora a piedi, o un quarto d’ora utilizzando mezzi pubblici (metro o autobus). Quindi gli inquirenti presumono, sovrapponendo la ricostruzione con le parole del portiere, che la ragazza sia arrivata nella zona del palazzo circa un’ora o un’ora e mezza prima rispetto all’ora in cui è stato dato l’allarme.
SOCIAL NETWORK E CHAT
Un altro elemento importante per ricostruire gli ultimi momenti di Laura prima di volare giù dal settimo piano sono le sue conversazioni con amici e amiche tramite social network. Tra questi - come riporta la cronaca romana del Corriere della Sera - c’è Ask, la piattaforma sociale che accumuna su internet milioni di ragazzi in tutta Europa. Lì Laura C. chattava con le sue amiche e con i suoi amici, rivelando di frequentare “molto spesso gruppi di maschi perché ho capito che l’amicizia tra femmine è molto falsa”. Ma non sarebbe questo il movente che potrebbe aver spinto la 17enne a togliersi la vita. Comunque vengono passati al setaccio tutti i movimenti “social” della ragazza, sia dalle conversazioni in chat si nei messaggi del suo cellulare.
NUOVE AMICIZIE
Certamente il giro di “nuove amicizie” della ragazza, come più volte è stato detto in questi giorni, aveva influito molto nella sua vita. Anche chi la conosceva, dagli amici di scuola ai coetanei che frequentava, non manca di ricordare la fragilità che ultimamente si notava nel modo di essere della studentessa. Nell’inchiesta della Polizia, inoltre, sarebbero entrate anche delle circostanze familiari legate all’eventuale ritorno di Laura in Moldavia.
Elementi sui quali si indaga e si tenta di dare una spiegazione certa alla morte di Laura. Le ipotesi sono ancora tutte al vaglio degli agenti del Commissariato di Porta Pia nell’intenzione di decifrare se realmente si sia trattato di suicidio come fin da subito si è pensato. A fornire indicazioni importanti potrà sicuramente essere l’esito dell’autopsia sulla salma della ragazza disposto dalla procura di Roma.
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