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Benano, il paese che non c'è

martedì 8 gennaio 2013
di Maddy Leonardi 9P
Benano, il paese che non c'è

Riceviamo e pubblichiamo lo scritto di una giovane studentessa di origine italiana che è nata e vive in Inghilterra con la sua famiglia. Si tratta di una spigliata e gradevolissima descrizione di un borgo delle nostre parti, Benano, visto con gli occhi affettuosi e al tempo stesso non scevri da vivace spirito di osservazione e realismo di una ragazza che ogni anno si ricongiunge, per la vacanza, alla famiglia paterna. Gazie, Maddy, per questo spaccato di atmosfera locale che costituisce un importante e suggestivo aspetto della nostra sana e preziosa identità. 

Benano, il paese che non c'è

Domandate a chiunque se sa dove si trovi. La risposta garantita sarà: "Non so neanche che cos'è, figuriamoci se so dov'è". E non li potrei biasimare. Un piccolo paesino sperduto tra le colline italiane non è esattamente materiale da vacanze a 5 stelle. Il paese sembra come se sia stato ritagliato da una vecchia cartolina color seppia ed incollato sul mondo moderno. Ma tempo e spazio qui non si incontreranno mai. Non ci sono negozi. Non ci sono case moderne. Non c'è una generazione giovane.

Ci sono solo persone anziane che vivono la loro vita esattamente come facevano quando avevano la mia età. Non cambia mai.

Benano. In Umbria, Italia. Piccolo paese, grandi vite. Popolazione: 100, al massimo.
Numero 46: questa casa è un'ancora di salvezza. Non è semplicemente una casa, con quattro mura, qualche finestra e una porta scricchiolante. OK, vi concedo che la porta scricchiola abbastanza, ma questa è pur sempre un'ancora di salvezza. Mia nonna è vissuta in questa casa da quando è nata. E, con rispetto parlando, non è proprio nata ieri.

Un viale ghiaioso. Un filare di alberi, che sembra siano stati lì ad aspettarti da secoli. Fissi in quella posizione storpiata, come se aspettassero la morte. Ma tu sai che vivranno per sempre. E forse anche il giorno dopo, se ce la fanno.

Campi. OVUNQUE. Macchie di colore sparse come se fosse appena passato Jackson Pollock. Verde, marrone, blu, giallo, rosso. Le colline cominciano ad inclinarsi. Giri un angolo, ed eccolo là. BENANO: La parola che, per vederla, aspetto un anno intero. 1 anno, 12 mesi, 52 settimane, 365 giorni. Sembra un decennio, un secolo prima che rivedrò di nuovo questa insegna familiare.

Finalmente lo vedo. Il mio paese. Il mio rifugio. Il mio portale sulla salvezza e la libertà. Infiniti ricordi infantili mi investono istantaneamente. Piccoli passi di piedini. Il chiacchiericcio di donne anziane. Tutto un "... ai miei tempi" di nonni. Lo schiocco delle carte sul tavolo quando un uomo anziano si accorge di essere stato battuto. Ma è un vincitore, in realtà. Lui ha battuto la vita senza armi. E' vissuto in questo paese tutta la sua vita. E' cresciuto insieme a tutti gli altri che vivono qui. Ha visto cambiamenti, ma non è cambiato.

La familiarita di tutto questo. Il senso di agio e sicurezza che non posso ricevere da nessun'altra parte al mondo. Inclusa la mia stessa casa nell'uggiosa Inghilterra (che è così uggiosa che, se sul dizionario cerchi "pioggia" probabilmente troverai "Inghilterra"). I muri di mattoni grigi. L'arco denominato "Il Castello" dove per secoli i bambini hanno giocato come se gli appartenesse. Ed è proprio così, a tutt'oggi.

Il sapere che, se guardi abbastanza indietro nel tempo, probabilmente scoprirai di essere imparentato con ognuno degli abitanti di questo posto. Questo mi riempie di amore per questo paese. L'ignoto, la speranza, la famiglia.

Mi ricordo di quando sono arrivata qui la prima volta. Mio padre mi ha accompagnato con l'aereo, poi mi ha lasciato ai nonni, ed è rivolato a casa. Avevo 5 anni, e mi ricordo di essere rimasta a guardarmi intorno a bocca aperta per ben 5 minuti. Finché una mosca c'è volata dentro, ma questa è un'altra storia.

Ho ricordi bellissimi del rivedere tutta la mia famiglia, ed essere bombardata da:
"Oddio, come sei cresciuta!"
"Per quanto rimani?"
"Porteresti queste zucchine alla nonna?"
"Ci manchi tanto quando vai via"

In ogni casa ci sono donne intente a cucinare pietanze misteriose e dall'aspetto antico. Su ogni filo della biancheria c'è almeno un vestito a motivi marrone (da indossarsi rigorosamente con un grembiule alla vita per proteggerlo da eventuali macchie di cibo). In ogni casa ci sono croci ed immagini sacre, per rinforzare la loro fede.

"Frutta e verdura ! Venite a comprare la frutta e verdura!". La sirena. Il clacson. Sono arrivate le forniture. Ogni mattina un camion diverso. Pane, carne, pesce, formaggi, detersivi. E, in questo giorno particolare, frutta e verdura. Sa così di antico che ti dà i brividi. Questo deve essere l'unico paese in Europa che non ha negozi.
La sveglia al mattino: "Maddy! Alzati. Ho bisogno che mi vai a prendere un chilo di mele, perché tuo nonno si è mangiato l'ultima. Poi ho bisogno anche di un po' di basilico, se vogliamo fare la pizza. Se vuoi possiamo prendere anche un cocomero. Farai colazione quando torni".

Detta così sembrerebbe come se devo arrampicarmi su per una montagna. In effetti sono così vicina al camion che, praticamente, esco in pigiama e, a seconda di quante donne hanno sentito la chiamata, il tutto potrebbe essere finito in cinque minuti. E' una vita così semplice, così all'antica. E, dal profondo del mio cuore, io la amo più di ogni altra cosa. E' così piccolo, così carino, così perfetto.
E' per me.

 

The village that doesn't exist

Ask anyone if they know where it is. The guaranteed answer will be ‘I don't even know what that is, let alone where it is.' And I don't blame them. A tiny village in the Italian hills is hardly 5 star holiday material. The village looks like it has been cut from a sepia photo and pasted onto the modern world. But time and place will never merge. There are no shops. There are no modern houses. There isn't a young generation. It's just elderly people living their lives just as they did when they were my age; it never changes.

Benano. In Umbria, Italy. Small place, big lives. Population: 100, max. Number 46. This house is a lifeline. It's not just a house, with four walls, some windows and a rather creaky door. Ok, I'll grant you that it has a creaky door, but it's a lifeline. My grandma has lived in this house since she was born. And, with the deepest respect, she wasn't born yesterday.

A gravelly path. A line of trees, which look like they've been waiting for you for centuries. Fixed in that crippled position, as if waiting for death. But you know they will live forever. And maybe even the day after that, if they can manage it. Fields. EVERYWHERE. Splashes of colour as if Jackson Pollock has just passed. Green, brown, blue, yellow, red. The hill starts to incline. You turn a corner, and there it is. BENANO. The word I wait a whole year to see. 1 year. 12 months. 52 weeks. 365 days. It feels like a decade, a century before I will see that familiar sign again. Finally, I see it. My village. My bubble. My portal to safety and freedom. Endless childhood memories fly back instantly. A tapping of small feet. A chatting of elderly women. An ‘in my day....' of grandparents. A slapping down of cards on the table when the old man sees he has been beaten. But he hasn't. He has beaten life without weapons. He's lived in this village all his life. He's grown up with everyone who lives here. He has seen change, but not changes. The familiarity of it all. The sense of comfort and security which I cannot get from any other place in the world. Including my own home back in dreary England, (which is so dreary, that if you look up rain in the dictionary, you'll probably find ‘England'). The grey brick walls. The arch named ‘The Castle' which children played along as if they owned it. In fact, they still do. The knowing that, if you search back far enough, it is likely that you will be related to all the inhabitants. That fills me with love for this village. The unknown, the hope, the family.

I remember arriving for the first time. My dad brought me on the plane, left me with my grandparents, then flew back home. I was 5, and I remember staring with my mouth wide open for a good five minutes. Until a fly flew in, but that's another story.

I have wonderful memories of seeing all my family, and being bombarded with:

‘Oh my word you've grown so much!'

‘How long are you staying for?'

‘Will you bring these courgettes up to your grandma?'

‘We really miss you when you go away.'

In every house there are women cooking old fashioned concoctions.

On every washing line is a brown patterned dress (to be worn with an old waist apron to catch any food stains)

In every house crosses and holy pictures to reinforce their faith.

‘Fruit and Vegetables! Come and get your fruit and vegetables!' The siren. The horn. The supplies have arrived. Each morning a different truck. Bread, meat, fish, dairy, cleaning products. And, on this particular day, it's fruit and veg. It's so old fashioned it makes you tingle. This must be one of the only villages in Europe which has no shops.

The morning call: ‘Maddy! Get up. I need you to go and get a kilo of apples because you grandfather ate the last one. I also need some basil if we're gonna make pizza. If you want, we can get some watermelon as well. You can have your breakfast when you get back.'

Putting it like this sounds like I'm going on a hike up a mountain. I'm actually so close to the truck that I walk out in my pyjamas, and, depending on how many women actually heard the call, I could be done in five minutes. It's such a simple, old fashioned life. And, from the bottom of my heart, I love it more than anything else. It's so small, so pretty, so perfect.

For me.

Maddy Leonardi 9P

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