"No alla Diga sul Paglia: un'opera distruttiva, obsoleta e non condivisa"

Comitati civici, associazioni ambientaliste e cittadini lanciano un appello urgente contro il progetto di realizzazione di una diga nella Media Valle del Paglia, inserito dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale (AUBAC) nel Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali per la messa in sicurezza del bacino fluviale. Un’opera giudicata obsoleta, devastante e pericolosa per l’equilibrio ambientale, idrogeologico e socio-economico del territorio. Il progetto prevede la realizzazione di un invaso da 30 milioni di metri cubi in una delle aree a più elevata naturalità e biodiversità del Centro Italia, cuore di un sistema ecologico che comprende tre aree naturali protette (Monte Rufeno, Selva di Meana, Bosco del Sasseto) e sei Siti della Rete Natura 2000. Un territorio riconosciuto a livello nazionale e comunitario per la sua funzione di corridoio ecologico, la presenza di habitat prioritari e numerose specie faunistiche e floristico-vegetazionali a rischio.
L’invaso, secondo quanto evidenziato nella petizione sottoscritta da numerose realtà locali, comporterebbe una gravissima compromissione ambientale:
- distruzione diretta di habitat naturali e alterazione della continuità fluviale ed ecologica;
- mobilitazione di sedimenti contaminati da mercurio provenienti dalle ex miniere del Monte Amiata, con rischio di rilascio di metalli pesanti nell’ambiente acquatico e nella catena alimentare;
- alterazioni del microclima locale e aumento delle emissioni di gas climalteranti (CO₂ e CH₄) dovute alla sommersione di suoli forestali;
- compromissione di acquiferi vulnerabili, con effetti negativi sulla ricarica delle falde e sulla qualità delle acque sotterranee;
- incremento del rischio idrogeologico, in un’area già fortemente instabile, con possibile attivazione di frane, colamenti e scivolamenti indotti dalla presenza dell’invaso.
"Si tratterebbe - dichiarano i promotori - di una trasformazione irreversibile, che cancellerebbe non solo il patrimonio ecologico, ma anche testimonianze archeologiche e paesaggistiche di enorme valore, come la Necropoli delle Caldane (VI-VII secolo a.C.) e antichi sistemi insediativi rurali". I promotori denunciano inoltre "l’assenza di un reale processo partecipativo: l’avvio del Dibattito Pubblico è avvenuto senza adeguata informazione preventiva, con tempi ristretti, scarso coinvolgimento degli stakeholder locali e totale disattenzione al percorso già avviato con il Contratto di Fiume Paglia, sottoscritto da Comuni e cittadini nel 2022.
Questo progetto rappresenta una visione anacronistica e tecnocratica della gestione dei fiumi, in totale contrasto con i principi di sostenibilità ambientale e tutela del territorio. È inaccettabile che la soluzione a un problema idraulico venga imposta con un’opera altamente impattante, senza una valutazione integrata dei costi ambientali, sociali e territoriali".
La petizione, aperta alla firme, propone una "strategia alternativa di riqualificazione fluviale, basata su soluzioni ispirate alla natura (Nature-Based Solutions): ampliamento dell’alveo fluviale, riconnessione con paleo-alvei, creazione di aree di espansione in derivazione, interventi diffusi di riduzione del deflusso superficiale, recupero della funzionalità ecologica dei suoli agricoli, ottimizzazione degli invasi esistenti e gestione sostenibile delle risorse idriche". I cittadini chiedono l’immediato ritiro del progetto della diga, l’attivazione di un vero processo partecipativo e l’avvio di un piano integrato di resilienza fluviale che metta al centro la conservazione degli ecosistemi, la sicurezza delle comunità e la tutela dei beni comuni.
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