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La Scarzuola e La Pellegrina tra i dodici nuovi "Grandi Giardini Italiani"

lunedì 22 gennaio 2024
di D.P.

"I giardini sono una delle forme dei sogni, come le poesie, la musica e l’algebra". Lo sapeva bene lo scrittore argentino naturalizzato francese Héctor Bianciotti. E se ne è fatto presto persuaso anche Grandi Giardini Italiani, "il network dei più bei giardini visitabili italiani", circa centocinquanta ad oggi, che conosce un'inarrestabile crescita – non solo in quantità, ma anche in qualità – e che saluta il nuovo anno con l'ingresso nel circuito, verde e fiorito, di dodici nuovi capolavori botanici che, con la loro storia, attraversano gli ultimi quattro secoli. Si tratta di realtà molto diverse tra loro.

Per origine, destinazione d'uso ed evoluzione nel tempo. Si spazia dalla cornice austera di una villa veneta seicentesca con tenuta agraria – il Parco di Villa di Modolo, a Belluno – a quella subtropicale del giardino sardo dell'Hotel Sant'Efis a Pula, Cagliari, dal Botanic Garden della Fattoria di Maiano a Fiesole, Firenze, all'Oasy Contemporary Art a San Marcello, Pistoia, che racchiude l'anima naturalistica e quella di spazio per l'arte contemporanea. Nomi illustri tratteggiano le vicende dei Giardini Reali, a Venezia, e delle bolognesi Villa Valmy e Palazzo Boncompagni.

Emblema del concetto del giardino-campagna che si sviluppa in epoca rinascimentale è il giardino del Castello Benelli a Bellaria Igea Marina, in provincia di Rimini. Evoluzione è il leitmotiv che caratterizza la storia del Parco Paternò del Toscano a Sant'Agata Li Battiati, Catania, che si distende per circa tre ettari alle pendici delll'Etna. Dal recupero di un'antica cava abbandonata nascono, invece, i Giardini Mileto a Pozzo Faceto di Fasano, Brindisi, dove è sbocciato un giardino dalle molteplici anime che accompagna il visitatore in un percorso multisensoriale.

È in questo contesto, tra agricoltura biologica, storia, arte ed emozioni da vivere in ampi e suggestivi spazi, che si fa largo una visionaria ed onirica interpretazione del giardino. Quella de La Scarzuola, la città ideale, stupefacente opera architettonica concepita e progettata tra il 1958 e il 1978 quale "macchina teatrale" dall'architetto lombardo Tomaso Buzzi accanto ad un convento medioevale nell'Umbria di San Francesco – che nel 1218, piantò qui un cespuglio di lauro e uno di rose facendo scaturire una fonte d'acqua – a Montegiove, sul territorio comunale di Montegabbione.

Dall'Alto Orvietano al Viterbese, infine, il giardino d'autore de La Pellegrina, che sorge a Bagnoregio, facendo proprie le istanze ambientali contemporanee, condivide gli spazi con la natura selvatica e con le creature che, favorite, garantiscono alla Terra e all'uomo un futuro. Il progetto è opera del paesaggista Stuart Barfoot che ha operato sulla proprietà, dal 2013, dell'artista contemporaneo James P. Graham e di sua moglie Maura. In quattro giardini diversi si contano ora oltre seicento specie, un prato di fiori selvatici, un giardino da farmacia e uno del nettare.

Per ulteriori informazioni:
www.grandigiardini.it 

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