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Green Community dell'Umbria Etrusca, buona la prima

venerdì 15 aprile 2022

Idee e progetti a confronto a San Venanzo per entrare nel futuro intercettando le risorse nazionali ed europee. Una scommessa da 50 milioni di euro. Tre laboratori di progettazione partecipata in partenza e una comunità che sceglie di essere sostenibile. Tutta la vitalità di un territorio considerato "marginale", ma classificato dall’Unesco "Riserva di Biodiversità", è emersa davanti agli occhi di chi ha preso parte all'annunciato incontro di presentazione sulla "Green Community dell’Umbria Etrusca" che sta crescendo nella zona occidentale della regione a stretto contatto con la Toscana.

A San Venanzo giovedì 14 aprile si sono ritrovati sindaci e assessori dei Comuni che ne costituiscono il nucleo promotore: Allerona, Baschi, Castel Viscardo, Fabro, Ficulle, Parrano, San Venanzo, e Guarde in fase di ammissione. Ne hanno discusso insieme a decine di operatori economici locali con una significativa componente femminile. Nella Serra Comunale è stata costruita una tappa del percorso di progettazione partecipata necessaria a definire i progetti che, potenzialmente, potrebbero intercettare fondi per un ammontare complessivo che potrebbe arrivare anche a 50 milioni di euro tra Strategia Nazionale delle Aree Interne e Sviluppo Sostenibile, Servizi Ecosistemici, Pnrr, Strategia Forestale Nazionale, Patto Vato.

Quadri di finanziamento descritti dalle dirigenti ministeriali Stefani del Mipaf e Cossu della Transizione Ecologica che hanno partecipato, on line, all’iniziativa. Prossima tappa: l’attivazione di tre laboratori di progettazione: Bosco-Acqua, Agricoltura-Turismo-Produzione, Benessere Sociale. Intorno al massiccio del Peglia si moltiplicano i segnali di recupero dei piccoli municipi: la comunità energetica rinnovabile a San Vito in Monte, le aziende agricole che stipulano contratti di rete nella frazione di Doglio. Qui si sta lavorando per la costruzione di un molino olivicolo per le prime 10 aziende firmatarie con 450 ettari coperti da quasi 25.000 piantoni.

C’è chi, come la Cooperativa "Pane e Olio", lavora a ricostruire la zootecnia a pascolo brado per dare luogo a pratiche di agricoltura "rigenerativa", nutrendo il terreno di tutte le componenti indispensabili alla fertilità. Il tutto su oltre 1000 ettari di superficie demaniale. 

Un desiderio di futuro incarnato da chi ha riaperto a Rotecastello un’osteria che sta facendo "tendenza" intrecciando la propria attività di ristorazione con "Wao - We are one", festival musicale agostano che attrae nel Parco dei Sette Frati quasi 5.000 persone (più del 50% provenienti da fuori Italia) per i quattro giorni di programma. Un quadro che va ad intrecciarsi con l’attività ultradecennale del movimento Cittaslow che da Orvieto tiene i fili di una rete fatta di 300 città in 32 Paesi, di cui 92 in Italia.

E ancora: l’Ecomuseo del Paesaggio. A fronte di questi elementi positivi, l'Associazione "Amici della Terra" ha denunciato il progressivo arretramento nei servizi di tutela dei parchi e delle riserve naturali e del patrimonio demaniale da parte dell'Agenzia regionale che ha soppiantato le comunità montane.

A San Venanzo si è parlato anche della ripresa dell’attività da parte del Patto "Vato" con il presidente Marco Ciarini che ne ha illustrato le dinamiche, dopo vari anni di appannamento. Sono stati recuperati fondi non utilizzati da anni anche se destinati a progetti di sostegno alle realtà più periferiche. 

I lavori della conferenza sono stati aperti e conclusi da Luca Lo Bianco, esperto di progettazione territoriale strategica. Alla riflessione hanno partecipato anche il sindaco di Panicale, Giulio Cherubini, presidente dell’Unione Comuni del Trasimeno, e il sindaco della prima "green community" italiana, Enrico Bini, a Castelnovo ne' Monti, sull'Appennino Reggiano.