Pesticidi, i nuovi incubi

Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita.
Charles Kettering
Se il glifosato è considerabile come un simbolo di quanto scienza e conoscenza possano cambiare l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti dei pesticidi e del loro impatto sulla salute, ci sono altre molecole delle quali si parla meno ma sulle quali si addensano nuvole di sospetti tali da garantire che presto o tardi finiranno per scatenare temporali. Continua così il libro di Riccardo Quintili, direttore della rivista “Salvagente”, dal titolo “Dacci oggi il nostro veleno quotidiano”.
Quella, per esempio, dei neonicotinoidi è una storia che va avanti da anni. Sono questi, tra i prodotti chimici usati in agricoltura, accusati per la moria delle api. “L’azione dei neonicotinoidi sulle api”, spiega l’entomologo Claudio Porrini (che ha partecipato al convegno “Api, salute, pesticidi “tenuto a Orvieto il 12 ottobre 2019) ”è particolarmente subdola: non le fa morire avvelenate, ma ne altera il comportamento, compromettendo abilità per loro fondamentali, come la danza, che usano per comunicare, e l’orientamento. Non a caso queste sostanze figurano sospettati della sindrome da collasso dell’alveare, che porta inspiegabilmente le api ad abbondonare le arnie”.
Grazie a Greenpeace si scopre che per anni le multinazionali che producevano queste sostanze, in pubblico sdrammatizzavano i rischi e negavano che i loro pesticidi fossero letali per le api, mentre in privato erano ben coscienti dei pericoli. Anzi avevano in tasca degli studi privati, commissionati da loro stessi, che dimostravano come i neonicotinoidi causassero danni alla popolazione delle api.
Dice il biologo Carlo Modenesi, che per ISDE ITALIA da anni lavora sulla pericolosità dei pesticidi. “Le autorizzazioni per l’Europa vengono rilasciate senza che l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) possa fare sperimentazione per verificarne la tossicità. Ci si accontenta semplicemente dei report rilasciati dalle multinazionali che producono la molecola. Il problema viene a galla quando nella fase successiva all’immissione in commercio i ricercatori si accorgono che queste molecole non sono così innocue come si voleva far credere”.
Di particolare interesse sono gli interferenti endrocrini, sostanze chimiche artificiali che interferiscono con il nostro sistema ormonale: “Dai nostri dati scopriamo che ogni persona che vive in Europa ha da 200 a 300 sostanze chimiche (rilevabili nel sangue o nelle urine) e quindi dobbiamo indagare sull’effetto di questi cocktail” dice la dottoressa Marike Kolossa -Gehring, biologa e tossicologa presso l’Agenzia tedesca per l’ambiente di Berlino.
Miscele di sostanze chimiche che distruggono il sistema endocrino, ad esempio, possono influenzare lo sviluppo sessuale e neurologico dei feti, ridurre la risposta del sistema immunitario dopo la vaccinazione e negli adulti possono essere un fattore di sindrome metabolica, che comprende obesità, ipertensione e diabete.
Testo a cura di Vittorio Fagioli

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