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L'albero è un bene comune, anche a Castel Giorgio

giovedì 18 febbraio 2021
di Daniela Tordi
L'albero è un bene comune, anche a Castel Giorgio

Vivo da tre anni nel comune di Castel Giorgio, in una casa appena fuori dall'abitato, servita da una strada cosiddetta vicinale. E' una sterrata costeggiata da alberi di quercia, che formano una bellissima galleria, una verde fuga prospettica che nel mese di settembre del 2018 ha contribuito a farmi scegliere questo angoletto per mettere (è il caso di dirlo) radici. Ve la mostro, certa che capirete.

Insieme alle prime due querce (dal fusto eretto, sanissime) che vedete in fondo sulla destra (nella foto sopra ndr), altre tre sono state recentemente abbattute di fronte, qui ne indovinate solo le fronde. Nonostante aggettanti all'esterno delle recinzioni, questi alberi sono infatti considerati di proprietà dei cosiddetti frontisti, che a vario titolo ne possono disporre.


E' cominciata due mesi fa. Mi sono svegliata al suono sinistro della motosega, ho preso un caffè, mi sono lavata e vestita, ho fatto una telefonata e, poiché la motosega non accennava a smettere (e ad occhio e croce era molto vicina)... ho deciso di andare a vedere. Due uomini abbattevano alberi sul ciglio del campo che segue il mio giardino, un terzo (un vicino) li osservava con aria molto soddisfatta. Ho chiesto perché stessero buttando giù le piante e se avessero un permesso. Hanno impapocchiato a mezza bocca qualcosa che non mi pareva del tutto convincente: avrebbero avuto un permesso, fatto sta che non sapevano dirmi per quale ragione stroncavano gli alberi. Sono corsa in comune, ho chiesto conto, mi è stato detto che quella era zona agricola e che si potevano liberamente abbattere le piante sul confine della proprietà, ma solo se con un tronco del diametro inferiore a 40 cm all'altezza di circa 1 metro e 20 ("a petto d'uomo", pare reciti la dicitura ufficiale... e certo non per l'esattezza).

E siccome secondo me stavano facendo fuori alberi con un diametro superiore, posto che il vigile urbano non ha ritenuto di dover intervenire per un controllo non rientrando la zona agricola nell'ambito delle sue competenze  (nota bene:  il mio giardino, che è lì accanto, e quello del vicino sono classificati come area urbana invece... quindi il vigile in teoria alla bisogna dovrebbe poter fare controlli da noi in modalità canguro, cioè saltando da una parte all'altra della strada), sono tornata indietro di corsa sperando di fermare con le buone l'avanzata della motosega, che ovviamente indisturbata aveva già prodotto bei danni. Ma i due signori all'opera ed il vicino non mi hanno dato retta, si sono al contrario molto risentiti e mi hanno accusato nell'ordine di essere una "semina zizzania (da dove arrivavo e chi ero io per disturbare il loro idillio agreste?), una "sciocchina" (non sapevo che le piante ricrescono?) e, per finire, uno di loro ha urlato con veemenza più volte che io e quelli come me siamo "i veri responsabili della rovina dell'Italia".

Hai voglia a respingere le accuse e ad insistere che, a quanto pare, comunque, PER LEGGE non potevano tagliare alberi con il diametro superiore a 40 cm a petto d'uomo... in tre continuavano a scrollare il capo, in due a brandire la motosega e uno, il vicino, ad accusarmi inoltre di farne assurdamente una questione di centimetri. Insomma, me la sono vista brutta e ho pensato che fosse molto meglio far dirimere la questione ai carabinieri della forestale, sperando che mi dessero ascolto,  li ho chiamati e una pattuglia è arrivata da Orvieto dopo circa mezz'ora. Morale: misurate le ceppaie e i tronchi ancora adagiati nei pressi delle tre piante che avevano fatto fuori sul ciglio del campo, di sicuro una (com'era evidente) eccedeva sicuramente il limite stabilito, quindi verbale e sanzione (inutile dire che i toni, a quel punto, si erano decisamente ridimensionati). Si noti bene che uno dei due forestali ha fatto presente che gli alberi non vanno abbattuti senza ragione o in quanto "potenzialmente pericolosi", perché altrimenti tutti noi andremmo messi in galera in quanto potenzialmente atti a delinquere. E che il vicino, per tutta risposta,  ha invece annunciato di volere chiedere il permesso di abbattere le querce che costeggiavano il suo lotto di proprietà (terreno classificato urbano, vedi sopra, quindi rimesso ad un permesso del comune pe il taglio degli alberi di fascia protetta) e di averlo già fatto con soddisfazione in passato, stufo "di raccogliere foglie di quercia sul prato". antistante la sua villetta. E così è stato.

Dopo nemmeno due mesi, mi sono nuovamente svegliata al suono della motosega, seguito dal lugubre tonfo che fanno i grandi alberi quando stramazzano a terra. Senza muovermi di casa per timore di nuove e inutili assalti verbali, ho pregato i forestali di venire. Stavolta era apparentemente tutto regolare. Due grandi, bellissime querce di sana e robusta costituzione sono state fatte fuori con l'autorizzazione del comune, che per legge dovrebbe essere una vera e propria ordinanza, emessa previa perizia agronomica. Cosa di cui ai forestali intervenuti non ho chiesto conto in dettaglio, essendo veramente affranta e poco lucida sul momento. Immagino ovviamente che l'autorizzazione giustifichi in qualche modo il taglio di quelle piante, addosso alle quali in modo assai sciocco, a suo tempo, il vicino o chi per lui ha costruito un muretto di cinta. La cui integrità si puo' ipotizzare a rischio data la vicinanza degli alberi. Ed e' questo forse il pretesto usato da colui che detesta la caduta delle foglie per chiedere alle competenti autorità di poter desertificare un po'. Provo ad immaginare.


Ho contattato un agronomo del circondario chiedendo che potevo fare... a cose fatte, o che cosa si può fare in generale. Perizie preventive sugli alberi "sotto minaccia" (praticamente tutti, perché a Castel Giorgio quest'anno ne hanno abbattuti moltissimi, come non mai)? No, mi ha detto, perché un perito non può periziare piante di proprietà privata, anche se fuori dalle recinzioni e lungo la strada, essendo passibile di denuncia. Faccia un esposto al comune. Mi aiuta a redirgerlo? Ed è sparito.

Voglio essere molto sincera con voi. Quando ho ristrutturato la mia casa, volendo rendere abitabile un piccolo annesso, ho dovuto abbattere un grande abete - specie non autoctona, alias un vecchio albero di Natale, come spesso è accaduto negli anni trapiantato a casaccio in giardino - col tronco addossato all'edificio (l'idraulico che ha lavorato lì ha collocato i tubi del bagno in mezzo alle sue radici). Ho dunque chiesto al tecnico comunale se potevo farlo senza autorizzazione e mi è stato detto di sì, non trattandosi di una specie protetta. Anche io, insomma, vedendomi costretta ho ucciso un albero. Il punto è il nostro grado di consapevolezza. Il punto è che noi tutti dovremmo sapere che le piante sono preziose e che vanno difese il più possibile, come l'ambiente naturale tutto, riducendo al massimo il nostro impatto sull'ecosistema (un Covid ci è bastato per comprendere a fondo la lezione?).

Il punto è che le autorità competenti sono le prime a dover vigilare sugli alberi, che - si noti bene - la Cassazione ha in questi anni molto chiaramente definito BENE COMUNE anche quando di proprietà privata, stabilendo così un principio cardine cui tutti dobbiamo rifarci. Ma che troppe volte è tristamente disatteso, perché è laborioso e costoso fare una regolare manutenzione delle piante, per il privato come per la pubblica amministrazione, ed è  molto piu' semplice e veloce farne legna da ardere. Il punto è che gli alberi sono belli, molto più che pericolosi, se curati. Che ombreggiano le nostre strade durante estati sempre più torride, ci regalano ossigeno ed offrono riparo agli uccelli. Che mantengono l'umidità necessaria a far proliferare la vita. Che decorano le aree urbane, spesso anonime e desolate. Che sono creature vive. E, a occhio e croce, gli alberi di Castel Giorgio non dovrebbero fare eccezione. Con buona pace di chi leggendomi penserà che io sono la rovina dell'Italia.


P.S. Un libro fra tutti (la cui lettura andrebbe resa obbligatoria nelle scuole primarie): Jean Gionò, "L'Uomo che piantava gli alberi"...