Discarica nucleare, perché renderlo dibattito pubblico ora

Dopo mesi, anni, di attesa, la SOGIN, società italiana incaricata dello smaltimento dei rifiuti radioattivi in Italia, martedì 5 gennaio 2021, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha pubblico sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) allo smaltimento.
Le aree individuate sono 67, localizzate tra Piemonte, Toscana-Lazio, Puglia-Basilicata, Sicilia e Sardegna; 22 nella sola provincia di Viterbo. Nel Deposito Nazionale saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e molto bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni. Di questi rifiuti, circa 50.000 metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione dell’energia elettrica, mentre i 28.000 metri cubi circa dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria.
Inoltre, nel Deposito Nazionale sarà compreso anche il Complesso Stoccaggio Alta Attività (CSA) per lo stoccaggio di lungo periodo di 17.000 metri cubi di rifiuti a media ed alta attività. La notizia dell’individuazione ha destato le perplessità di varie amministrazioni ed enti, che a vario titolo nelle ultime ore si sono mosse esprimendo disaccordi o addirittura promuovendo la firma di petizioni online, come quella del Sindaco di Bagnoregio, Luca Profili, che sulla piattaforma online change.org ha raggiunto le 15 mila firme in poco più di 3 giorni (clicca qui per firmare la petizione online).
Farne un dibattito pubblico ora è importante perché trattasi comunque di un progetto preliminare, consultabile da tutti, secondo il principio della trasparenza amministrativa contenuto nella L. 241/1990, sul sito www.depositonazionale.it e che dà la possibilità a tutte le Regioni, gli Enti, le Amministrazioni e i soggetti portatori di interesse qualificati, di formulare proposte e osservazioni tecniche in forma scritta e non anonima entro il termine dei 60 giorni dalla pubblicazione della medesima.
Quali i criteri e i fattori individuati per la classificazione delle aree? I criteri individuati rispondono a esigenze di carattere tecnico, ambientale, economico e sociale: presenza o meno di aree naturali protette – distanza dai centri abitati – presenza di habitat e specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico – produzioni agricole di particolare qualità e tipicità – disponibilità di vie di comunicazione e di infrastrutture di trasporto.
A questi criteri è stato aggiunto anche quello dell’attuale classificazione sismica delle Regioni (O.P.C.M. 3519/2006), che distingue tra Aree ricadenti in Zona Sismica 2 e quelle classificate in zona 3 e 4. I fattori per cui dare un giudizio sono 4: trasporti terrestri – insediamenti antropici – valenze agrarie – valenze naturali. Il giudizio per ogni fattore può essere favorevole o meno favorevole.
Tre giudizi favorevole su 4, classificano l’area in A1, ovvero come “Molto Buona”; 2 giudizi favorevole su 4, classificano invece l’area in A2, ovvero come “Buona”. Per la provincia di Viterbo, le aree indicate come Molto Buona per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, sono quella di Montalto di Castro (Area VT-36, Area VT-8 e Area VT-27), Corchiano e Vignanello (Area VT-12 e Area VT-16). Quelle indicate come Buona le aree di Tarquinia e Tuscania (Area VT-25) e quella di Canino-Montalto di Castro (Area VT-24).
È evidente che tra le aree in zona A1, vi sono anche quelle appartenenti al Bio-distretto della Via Amerina e della Tuscia, adibite prevalentemente alle coltivazioni agricole DOP, IGP e Biologiche, e per le quali i danni causati da possibili infiltrazioni radioattive, sarebbero irreversibili. Le restanti aree si ascrivono comunque all’interno di realtà ad alto tasso turistico. Le restanti aree della provincia viterbese si inseriscono in contesti di Zona Sismica 2 e 2B, quindi in fascia C, ma per le quali le estensioni sembrano però insufficienti per costituire un’area potenzialmente idonea.
La stessa SOGIN indica al capo I del progetto Preliminare, gli eventuali benefici diretti ed indiretti per le comunità locali. Tra questi, benefici occupazionali, con riferimento al personale che si potrà impiegare in tutte le fasi di vita del progetto, prevedendo il coinvolgimento delle comunità del territorio ospitante. Ma anche benefici diretti alle persone, alle imprese e agli enti locali del territorio derivanti dall’aumento delle attività economiche in funzione dell’adeguamento e del potenziamento delle infrastrutture e dalla mera presenza delle infrastrutture.
Già diversi i Sindaci che pur di tutelare la salute dei cittadini e dei paesaggi locali, hanno ritenuto i benefici non una priorità, né un volano per l’economia; tra questi il sindaco di Tarquinia Giulivi.

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