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'Sul cucuzzolo della montagna un gruppo di amici del Monte Peglia si lagna'... Lamentazioni rivolte agli amministratori

lunedì 11 giugno 2007
Riceviamo e pubblichiamo un editoriale di un gruppo di cittadini del Monte Peglia che segnalano bisogni e disfunzioni e chiedono risposte. Gli interrogativi sono molti e, a dire il vero, forse non tutti da rivolgere agli amministratori. Tuttavia ci sono spunti di discussione e di eventuali chiarimenti che pongono problemi interessanti. Siamo certi che, con la loro abituale cortesia, gli amministratori non tarderanno a trasmettere a questi cittadini precisazioni su quanto segnalato. Di seguito la lettera:
La montagna dell’Orvietano, un tempo il “mitico Monte Peglia” era meta turistica estiva di tanti orvietani, marscianesi, perugini e qualche romano. Rifugio dalle calure estive, per famiglie e coppiette nella fitta pineta . Parliamo di circa venticinque, trent’anni fa, i giovani di allora si divertivano con poco: bastava una chitarra, e in gruppo ci si muoveva lungo la strada tra Ospedaletto e le Casette (ora Poggio Spaccato), verso sera quando il sole era calato e la terra restituiva il calore, suonando e cantando le canzoni di Lucio Battisti e dei Beatles. A volte ci si avventurava di notte sempre in gruppo fino su alla cooperativa del Monte Peglia, complesso turistico costruito in società da varie persone del luogo e anche di fuori. Ma c'era un problema: la luce pubblica arrivava fino poco dopo il bar di Ospedaletto ed allora qualche ragazza aveva paura del buio. Lì, alla Società Monte Peglia, si poteva giocare anche a tennis, pattinare su pista, sentire della buona musica; l’ideatore era stato Giancarlo Farinelli quando nel 1968 fu tra coloro che posero la prima pietra. Bei tempi per chi si ricorda. In cima alla montagna esisteva l’albergo del C.T.G (centro turistico giovanile) gestito dalla famiglia Cingolani di Orvieto. Era sempre pieno di turisti, molti venivano dalla Puglia e spesso la sera su uno spiazzo antistante l’albergo, il cavaliere Cingolani faceva accendere il fuoco dai ragazzi boy scout. Poi tutti sempre a suon di chitarra passavano le serate in allegria. Davanti l’albergo c'e' una piccola Chiesa dedicata alla Madonna della Neve, e il quattordici di Agosto si celebrava lì la festa della montagna. Tutti i villeggianti partecipavano ad organizzare questa bella ed attesa festa che precedeva il Ferragosto. Si faceva la processione con il parroco Don Pio, dalla Chiesa fin sulla vetta, dove c’è la croce di ferro, con in mano una candela. Dopo la messa si faceva un rinfresco in mezzo alla pineta e per i ragazzi era un occasione per fare amicizia e per parecchi è stato il modo per mettersi insieme e nel tempo sposarsi. Si passavano intere giornate al bar “La Quercia” alle Casette gestito dalla signora Maria; questo era un piccolo chiosco con davanti una grande quercia e, d’estate con il sole torrido, là sotto all’ombra si stava bene. C’erano il jukebox, il flipper e il calcio balilla… e soprattutto la signora Maria che faceva la torta al testo con il prosciutto, una delizia conosciuta da tutti i turisti che frequentavano la zona. La domenica parecchi Sanvenanzesi partivano con lo scopo di andare a mangiare la torta al testo con il prosciutto su “alla Quercia”. Poi c’era Angelino (che da poco ha riaperto i battenti), il Moretto che aveva ristrutturato il ristorante, il figlio Davide, la sig.ra Giannina (in quello che sarebbe diventato l'albergo Incontro) alle porte di Ospedaletto e infine la signora Lola (l'albergo Tulliola) A quei tempi c’erano in totale ben nove zone ricettive partendo dalla vetta del Peglia fino al bivio di San Vito. Ora ne sono rimaste solo quattro. L’albergo prima citato è, dal 1990, rimasto chiuso, proprietà della regione Umbria che non ha più rinnovato il contratto al gestore, ora è rimessaggio dell’azienda faunistica. Transitando da Orvieto verso San Venanzo si può scorgere già da qualche anno un buco sul tetto di notevoli dimensioni. La Comunità Montana è al corrente, anche perché il buco è alla vista di tutti, ma non si decide a far rimettere la trave con i coppi rotti per richiudere il tetto. Forse stanno aspettando che pian piano faccia la fine dell’ex colonia elioterapica... che il tetto si scarichi completamente. Con molta franchezza, è una politica che noi cittadini non condividiamo. Non si capisce qual è il problema... forse è solo negligenza da parte degli amministratori dell’ente Montano che non curano sufficientemente il patrimonio di tutta la comunità. Anche la Croce, simbolo della montagna da anni lasciata a se stessa, si trova finalmente (si fa per dire) in “compagnia” di una selva di tralicci delle emittenti private, installati in modo molto confusionario, tanto che per arrivare alla croce (a piedi s'intende) bisogna fare lo slalom tra i tralicci. La stessa, di proprietà della Regione, è da anni in completo abbandono. Adiacente al corpo che la sostiene c'è una cappellina, anch'essa con il tetto sfondato, al cui interno una lapide recita : Il Maggiore Eugenio Faina restaurò voto di vittoria circondo di bosco piantato dai prigionieri di guerra 1915-18. Vorremmo che i nostri dipendenti (come definisce il comico Beppe Grillo i pubblici amministratori) fossero più sensibili alle ricchezze del territorio del Monte Peglia e meno ai meri interessi politici, che su questo patrimonio naturalistico-ambientale facessero di tutto perché venisse messo nella graduatoria dove poter attingere per i finanziamenti. Sappiamo infatti che dal progetto "Storie di acqua e di terre" sono state elargite somme di danaro per recuperare, restaurare e riqualificare i vecchi fontanili posti nei comuni dell'area S.T.I.N.A (sistema di interesse naturalistico-ambientale Monte Peglia e Selva di Meana). Altri fondi sono stati finanziati per l'adeguamento funzionale del casolare "IL CERQUOSINO" che offre un servizio di accoglienza ed informazione turistica, altri per la struttura di accoglienza turistica in località FULIGNANO. In un'assemblea fatta ad Ospedaletto in occasione della festa della castagna dello scorso anno, il presidente della Comunità Montana, Giorgio Posti, illustrò alla popolazione un progetto per la colonia elioterapica che non poteva essere al momento concretizzato per mancanza di fondi. La somma si aggirava su un milione di euro, praticamente due miliardi delle vecchie lire… Secondo noi era come dire: “non vogliamo che questa opera venga restaurata a causa dell’eccessivo impegno di spesa richiesto”… In realtà basterebbe fare anche una piccola struttura, tipo rifugio, che costerebbe molto meno. Si legge su alcuni quotidiani, anche on line, che il presidente della Comunità Montana Posti si sente molto soddisfatto delle iniziative intraprese per il Monte Peglia, ma noi cittadini, vista la trascuratezza che siamo costretti quotidianamente a registrare per la nostra montagna, ne siamo sicuramente un po' meno. Lo scorso anno, per l'esattezza il 18 di febbraio 2006, alcuni abitanti di Ospedaletto organizzarono insieme a Legambiente un incontro-dibattito dal titolo: Monte Peglia un sistema naturale "sotto pressione", come rendere sostenibili valorizzazione e tutela. Intervennero circa settanta persone, tranne le istituzioni locali, e vennero discussi vari temi: sul taglio dei boschi, sull'inquinamento elettromagnetico, sul funzionamento del Parco dei sette frati, sulle strutture mancanti nella pineta, perché non viene valorizzata la breccia ossifera del Peglia come hanno fatto per il parco vulcanologico di S.Venanzo. Tutte tematiche che avrebbero potuto avere una risposta più concreta se il sindaco Valentini ed il presidente Posti fossero intervenuti. In seguito il presidente Posti aveva promesso di indire un' assemblea dopo le elezioni, ma ad oggi niente è stato fatto e stiamo ancora aspettando. Poi c’è il problema dei collegamenti. E’ inutile strombazzare sui quotidiani che il Monte Peglia è il fiore all'occhiello del turismo del Comune di San Venanzo quando, finite le scuole, l'unico autobus che fa la linea tra Marsciano ed Orvieto viene soppresso. Se un turista vuol venire al Parco dei sette Frati deve noleggiare un taxi. Domanda: quanto gli costa? Risposta... rinuncia ad andarci! Dalle statistiche fatte dai nostri (dipendenti amministratori), con le quarantadue strutture ricettive e ristorative esistenti nel comprensorio c'è un'affluenza di circa undicimila persone che girano sul territorio di San Venanzo e dintorni. Diamo a questi ecoturisti la possibilità di avere un mezzo pubblico anche d' estate, almeno un collegamento con la Ferrovia dello Stato ad Orvieto. Dicono che non conviene perché girerebbe sempre a vuoto, ci risulta che in altre località sempre in Umbria gli autobus d'estate girano anche se sono vuoti... (basterebbe anche un piccolo autobus da 10-15 posti). L'importante è sapere che esiste il collegamento. Lo scorso anno una delegazione formata dai Comuni interessati e dalla Comunità Montana nella persona del presidente Posti si è recata nella Valle del Vanoi (Trentino A. Adige) per vedere concretamente come era stato realizzato in quella Regione il progetto dell’ecomuseo. Durante l’incontro le due amministrazioni si sono messe a confronto ed il risultato è stato che conservare, restaurare e valorizzare il patrimonio ambientale è l’unica grande ricchezza dei nostri luoghi. Dallo scambio ne è uscito fuori un “manuale del facilitatore”, speriamo che i nostri dipendenti amministratori abbiano capito qual è la strada per un futuro sviluppo turistico nella nostra zona . Bisogna crederci veramente, però. Un gruppo di amici del Monte Peglia

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