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Biagioli, l'Orvietana e il calcio: "Con le chiacchiere si va poco lontano, nel calcio servono i fatti"

martedì 4 agosto 2015
di Roberto Pace
Biagioli, l'Orvietana e il calcio: "Con le chiacchiere si va poco lontano, nel calcio servono i fatti"

Militanza lunga, quella del presidente Biagioli alla guida dell’Orvietana, avviata verso il podio fra quelle più longeve. Viene da chiedersi, e molti lo fanno, cosa lo spinga a continuare. La risposta, anticipata da un sorriso convinto, sta tutta in una battuta .

“Sono quelli che vogliono me ne vada?”

Rispondo di no. Più precisamente, sportivi e non si domandano, anche alla luce delle crescenti difficoltà, ove trovi il coraggio:

“In realtà, siamo arrivati a un punto in cui la passione finisce sempre per avere la meglio. Poi, con il trascorrere del tempo, capita di essere sempre più partecipe della vicenda e sentirsi sempre più coinvolto. Senza trascurare il senso di responsabilità, che, onestamente, non so quanto possa durare, qualora le cose non cambino. Ho fatto presente lo stato delle cose anche all’attuale amministrazione comunale, convinto come sono che, qualora il sottoscritto e i quattro amici che mi sostengono dovessero mollare, la storia dell’Orvietana, lunga 105 anni, potrebbe anche concludersi. Gli esempi non mancano, anche nella nostra regione. Con le chiacchiere si va poco lontano. Occorrono i fatti. Non vorrei essere ricordato come l’ultimo Presidente.

Preferisco rammentare i bei momenti di soddisfazione. Penso ai cinque anni di Top 11, alle finali play off, agli oltre dieci anni continuativi nella quarta serie calcistica. Sono altrettanto certo che il blasone della nostra società non sfigurerebbe un paio di gradini più su dell’attuale categoria, aspirazione realizzabile con un po’ di buonsenso.

Vedi, quando ti trovi a vivere situazioni come il torneo Frustalupi, con le cene a tema, le serate delle partite decisive e delle premiazioni capisci che sotto la cenere c’è ancora il fuoco della sana passione per il calcio. Serve a farti capire come il nostro lavoro, sul piano della partecipazione e della socializzazione, non sia proprio da buttare. Altri preferiscono altre cose, a me piace rimanere in quest’ambito. Pensano male, coloro i quali credono che un Presidente alla fine ne guadagni qualcosa.

A questo proposito confermo che, noi, attuali dirigenti, siamo pronti a lasciare anche subito. Chi avesse l’intenzione di subentrare troverebbe una Società pulita, anche sul piano economico-finanziario, oltre alla nostra disponibilità per un’eventuale partecipazione triennale in qualità di sponsor”.

Restando nell’attuale, hai dato corso al rinnovamento annunciato e costruito una squadra tenendo conto delle aspirazioni locali e di quelle proiettate verso il ritorno in categoria superiore. Consideri lo stato d’avanzamento in linea col progetto finale?
“Attualmente sono molto soddisfatto, anche se ad Agosto è troppo facile dirlo. Abbiamo saldato ogni vecchia pendenza, il che c’ha consentito di ripartire con la mente più libera. Mi sembra che Vito Piscopiello, nuovo direttore sportivo, abbia fatto presto e bene. La squadra allestita mi pare competitiva per collocarsi nel novero delle prime cinque, come richiesto. Adesso dovranno essere altrettanto bravi nel creare il giusto clima dello spogliatoio, senza il quale non si va da nessuna parte. Abbiamo dovuto far fronte a qualche piccolo imprevisto, che rientra nella normalità di una gestione”.

Cosa ti ha colpito, in particolare, nel metodo di lavoro del direttore sportivo e nella personalità del nuovo tecnico Massimiliano Nardecchia?
“ Di Piscopiello ho già detto e i contatti, quasi quotidiani, mi confermano che procede sulla strada tracciata senza condizionamenti. Sta mettendo ordine alle cose, e di questo avevamo la necessità. Mi pare azzeccata l’idea di affidare a un unico soggetto la responsabilità della direzione sportiva, sia della prima squadra come del settore giovanile. Il polso della situazione è più reale e si parla meno per interposta persona.
Con il tecnico ho avuto soltanto un paio di contatti diretti, ma i commenti, tutti positivi, emersi dopo l’incontro con i giocatori e lo staff avvalorano la convinzione che ci troviamo di fronte ad una persona seria, molto professionale, disponibile al dialogo, con tanta voglia di fare bene”.

Irrompe sulla scena un nuovo soggetto sportivo. La scuola calcio “Federico Mosconi” pare voler fare le cose in grande. Il gemellaggio con l’Arsenal depone in tal senso:
“L’esperienza mi ha insegnato che, nel lavoro e anche nel calcio, bisogna essere tranquilli. Vedremo gli sviluppi. Il progetto può essere buono, abbiamo avuto dei contatti per una possibile collaborazione. Niente di scritto, soltanto ipotesi d’accordo sulla parola. L’Orvietana aveva un progetto tendente a incanalare tutte le piccole realtà giovanili sotto un’unica bandiera. Di questo avevamo informato l’amministrazione comunale, perché soggetto a fornire le risorse per gli interventi ordinari e non sugli impianti sportivi. C’era sembrato giusto il loro coinvolgimento, in un momento di particolari ristrettezze. Sia chiaro che ognuno è libero di prendere le iniziative che ritiene più opportune. Sono anche convinto di come, in una piccola realtà come la nostra, sia pressoché impossibile formare nuovi giocatori in comunità senza sbocchi e con mezzi limitati. Credo, senza presunzione, che l’Orvietana possa offrire qualcosa in più. Alla fine, anche per i più piccini, il fattore economico assume un’importanza preponderante. Ripeto, non è mia intenzione turbare i rapporti con alcuno. Faccio come quello che sta sul ponte e osserva lo scorrere del fiume e ciò che portano le acque”.