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Ciconia - Umiltà, impegno e lavoro: la strada del successo secondo Francesco Romanini

venerdì 23 gennaio 2015
di Roberto Pace
Ciconia - Umiltà, impegno e lavoro: la strada del successo secondo Francesco Romanini

Si sta rivelando vincente la scommessa fatta in estate dal Ciconìa, allorché il presidente, Alberto Mammanco e i suoi più stretti collaboratori, decisero di puntare, per il dopo Broccatelli, sul giovane Francesco Romanini. Decisione che, per dirla tutta, suscitò più di un mugugno. I dirigenti della società erano rimasti colpiti dal modo d’essere di questo poranese, abituato a parlare poco, salvo che l’argomento non riguardi la palla a spicchi. Non ha il fisico e la prestanza dell’atleta, pur essendosi dignitosamente disimpegnato quale centrocampista di riferimento, quando, in gioventù militava nelle fila della Virtus Baschi.

E’ fra i pochi, se non l’unico, a tifare Genoa, fin dai tempi, lo dice con orgoglio, in cui c’erano Skuravi e Aguilera. Per coerenza, indica in Gasperini il suo punto di riferimento per l’attuale serie A. Ma il suo idolo, al quale ancora oggi si ispira, rimane Ezio Glerean, che condusse il Cittadella dalla serie D a quella cadetta, senza mai rinunciare ad un modulo spregiudicato. “Giocava, addirittura con cinque attaccanti – ricorda- segno più che evidente di un’innata mentalità offensiva”.

Ha partecipato, con successo, ad ogni corso, possibile e immaginabile, proposto dalla Federazione: ”Perché bisogna essere sempre aggiornati. Il mondo del calcio, come quello delle professioni, si muove veloce e, se ti fermi un attimo, rischi di essere superato dai tempi”. Ai giocatori chiede, su tutto, la disponibilità. A sacrificarsi per migliorarsi, ad avere fiducia in se stessi. Lavora molto sull’autostima, propellente indispensabile per capire che, dove si è arrivati, è soltanto un traguardo intermedio verso l’apice delle potenzialità di ciascuno. Ringrazia l’amico fraterno, Peppe Olimpieri, per averlo introdotto nel mondo che considera il suo.

Accadeva circa tre anni fa, quando all’Orvietana c’era Tommaso Volpi, il quale il venerdì non disdegnava chiamarlo a supporto, per erudire i suoi sulle palle inattive. Che sono state e restano uno dei suoi cavalli di battaglia: “Con la juniores nazionale dell’Orvietana, utilizzando qualche schema, realizzammo dieci reti. Come avere un attaccante in più”. Gli piace rimarcare come, le palle inattive, non siano soltanto i calci piazzati, ma possono essere un’arma in più anche sulle rimesse laterali, sui calci d’inizio e anche sulle rimesse laterali: ”Non è assolutamente facile far passare questo concetto , quando hai dei giocatori che si sentono arrivati. E’ per questo che è molto più facile applicarsi ed essere seguiti da quelli più giovani, che hanno voglia di imparare”.

Dopo l’anno con l’Orvietana, il passaggio alla Vigor Acquapendente: ”Una società super organizzata per metterti nella condizione di fare bene. Un allenatore, Riccardo Fatone, a mio giudizio fra i migliori sulla piazza, e Peppe, di cui ho già detto, alla direzione sportiva. Una stagione nella quale ho veramente imparato molto”. Colpisce l’umiltà di questo ragazzo. Come quando parla di Enrico Broccatelli, ex padrone della sua attuale panchina: ”Zenga ha lavorato benissimo. Raggiungere il quarto posto è stato un grande risultato. Sono il fortunato beneficiario di quanto da lui fatto”.

Ma l’inizio non è stato facile. Dopo l’exploit in Coppa umbra, è arrivata qualche doccia fredda di troppo: ”E’ vero. Abbiamo faticato a trovare la nostra dimensione. Voglio ringraziare pubblicamente il presidente, Massimo Bigorgna e gli altri componenti dello staff, sempre prodighi nelle iniezioni di fiducia nei miei riguardi e verso i giocatori”. Che adesso li stanno ripagando. Perché il Ciconìa gioca un bel calcio, fatto di una buona disposizione tattica, di sovrapposizioni puntuali, di una ricerca costante della manovra ariosa che predilige il gioco sulle fasce.

Il tutto su un campo di dimensioni minime, l’antistadio, in un campionato dove la qualità, salvo eccezioni, è veramente merce rara. Francesco apprezza, indistintamente, la qualità dell’impegno dei suoi, scegliendo, quale simbolo, Lorenzo Frizzi, per il modo in cui l’ex esterno basso dell’Orvietana in serie D si è inserito nella realtà della prima categoria.