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A tu per tu con Alessandro Baffo, l'anima dell'Orvietana: vita, goal e prospettive

venerdì 31 ottobre 2014
di Roberto Pace
A tu per tu con Alessandro Baffo, l'anima dell'Orvietana: vita, goal e prospettive

Chiacchierata in libertà con Alessandro Baffo, bomber ritrovato e traino dell’Orvietana in un inizio di campionato non facile. Cinque sigilli, tutti a marchio doc, l’ultimo dei quali decisivo per l’importante affermazione sul Campitello. E non finisce qui, lascia intendere l’attaccante: “Perché quelli come me ed altri, nella fattispecie Borrelli, Bigi, lo stesso Cochi, per caratteristiche fisiche, non sono ancora al meglio della condizione. Per ciò, credo che il bello debba ancora venire”.

La presunzione non è nel suo dna. Parla soltanto a ragion veduta, ma si sta togliendo qualche sassolino dalla scarpa: “Mi sento appagato per il contributo che riesco a dare all’Orvietana, la squadra della mia città. Il mio personale rapporto con l’ambiente non è mai stato idilliaco, ma non ne voglio a nessuno. Ringrazio il presidente e l’allenatore per avermi offerto questa possibilità. Ero e sono sempre disponibile a farmi da parte secondo le esigenze del tecnico. Ciò non toglie che mi alleni con grande impegno anche nei giorni in cui non sono previste sedute. Mi costa un po’, perché tolgo un po’ di spazio alla famiglia, ma lo faccio molto volentieri”.

Già, la famiglia. E’ passato parecchio tempo da quando, vinto il campionato d’Eccellenza con la maglia dell’Orvietana, preferì l’avventura alla Nestor, alla ricerca della definitiva consacrazione: “Il tempo, il lavoro, la mia compagna, la prima bimba mi hanno cambiato, penso in meglio. Riesco a essere più riflessivo e a valutare meglio le diverse situazioni. Ma non rimpiango le scelte, che mi hanno permesso di conoscere ed apprezzare tante persone”. Una su tutte: ”Di sicuro, Luciano Marini. Quando, insieme a Miani, arrivai ad Arrone, in serie D, la squadra era al penultimo posto. Nel girone di ritorno ci prendemmo tante soddisfazioni e mi sentii molto valorizzato”.

Un po’ meno a Ponte San Giovanni: “Be’, lì non riuscii a trovare sintonia con il tecnico”. Ricorda, volentieri, Danilo Pace, l’allenatore con il quale, nell’esperienza al F. Mosconi, provò una diversa collocazione in campo: ”La punta di riferimento era Pimpolari e il mister mi chiese di giocare meno vicino alla porta, giostrando più di sponda o, se preferite, facendo da boa. Un compito nel quale mi sono trovato bene e che, in pratica, sto ricoprendo anche nell’Orvietana”. Dove c’è Borrelli: ”Con Mimmo, mi trovo non bene, benissimo. C’intendiamo a meraviglia e mi dispiace soltanto di non averlo avuto quale compagno qualche anno fa”.

Mi sembra che, anche con Cochi, le cose non vadano male: “Andrea è un giovane interessantissimo. Quando si deciderà a comportarsi totalmente da giocatore ne vedremo delle belle”. L’Orvietana non è partita benissimo: ”E’ vero. Ma ci sono delle spiegazioni. La rosa è abbastanza limitata e qualche infortunio di troppo ci ha penalizzato. Ma spero e credo che il peggio sia ormai alle spalle”. Hai in bacheca tre campionati vinti e una Coppa Italia. Hai l’esperienza per valutare le avversarie migliori: ”L’attuale capolista non sembra imbattibile. L’Amerina è formazione più compatta e potrebbe venir fuori alla lunga. Attenzione al Petrignano, potrebbe essere la vera sorpresa”.