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Convegno sull'affido familiare in Umbria, "grande responsabilità sociale da rilanciare"

mercoledì 14 novembre 2018
Convegno sull'affido familiare in Umbria, "grande responsabilità sociale da rilanciare"

"Le istituzioni devono lavorare per favorire una presenza di famiglie disponibili a prendere in carico bambini e ragazzi attraverso l’affido familiare, che è una forma temporanea ma, spesso fondamentale, per il reinserimento a volte nelle famiglie stesse, altre volte per il superamento di fasi difficili che, in particolare gli adolescenti, possono attraversare”: lo ha detto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenendo all'annunciato convegno “L’affido familiare in Umbria: realtà, esperienze e scenari futuri” in corso a Perugia   e che si inserisce nell’ambito  del programma organizzato per la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra il 20 novembre.

I lavori - coordinati dalla Garante per l’Infanzia, Maria Pia Serlupini, hanno previsto, alla presenza anche della direttrice del Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, Umane della Formazione dell’Università (“Fissuf”) di Perugia, Claudia Mazzeschi - gli interventi di referenti di servizi regionali e comunali, docenti, psicologi, pedagogisti ed esperti provenienti da varie regioni. Sono stati inoltre, illustrati i risultati della prima fase di ricerca dell’Osservatorio regionale sull’affido familiare, della quale ha parlato la coordinatrice dell’Osservatorio, Silvia Fornari, del Dipartimento “Fissuf” dell’ateneo perugino.

"Lo strumento dell’affido è una forma di grande valorizzazione della figura del minore – ha detto la presidente Marini -  nonché un modo di immaginare un sistema di protezione sociale più intelligente, affettivamente e educativamente più adeguato e qualificato rispetto ai servizi che, temporaneamente, prendono in carico minori in difficoltà. Abbiamo bisogno di attivare una rete solidaristica – ha aggiunto -  e siamo convinti che in questa regione ci siano tante famiglie e singole persone disponibili a prendere in cura i minori. L’affido infatti, rappresenta un istituto giuridico di positiva solidarietà, di integrazione e di grande valorizzazione del rapporto con il minore che si trova a vivere un momento particolare che, il più delle volte, è temporaneo”.

 "La Regione – ha proseguito la presidente – utilizzando anche risorse importanti del Fondo sociale europeo, vuole sostenere la sperimentazione di un nuovo modello che, oltre all’istituzione di un Osservatorio regionale sull’affido, alla formazione, all’accordo con l’università per la promozione di studi e ricerche in materia, prevede il sostegno materiale ai Comuni e alle comunità locali nei percorsi relativi all’affido stesso”.

“L’obiettivo – ha concluso la presidente – è di rinnovare e rivedere la rete dei servizi per il minore a partire proprio dall’affido visto che, in questo momento, i minori sono particolarmente esposti a grandi fragilità. Lo dimostrano i dati secondo i quali si stimano in Italia circa 1 milione di minori che vivono in estrema povertà”. Attraverso l’affido – ha detto la garante Maria Pia Serlupini – si favorisce una sorta di genitorialità diffusa per la quale è necessario sempre di più puntare sulla promozione e la sensibilizzazioni dei cittadini che, spesso, non sono a conoscenza in modo chiaro dei vari aspetti di questo istituto che contribuisce a dare speranza e un futuro ai bambini e ai ragazzi. In una fase in cui l’ascolto verso i minori lascia a desiderare, è importante sapere che a livello locale c’è una politica attenta su queste tematiche”.

La coordinatrice dell’Osservatorio, Silvia Fornari, del Dipartimento “Fissuf” dell’ateneo perugino, ha reso noto che all’inizio del mese di giugno 2018, ai 92 Comuni umbri è stato somministrato un questionario finalizzato a creare una banca dati regionale completa e aggiornata, visto che i numeri a disposizione sono ancora scarsi. Al momento stanno arrivando i primi risultati ma, tra i particolari emersi c’è quello di ben 38 donne che si sono proposte come affidatarie: “Ciò dimostra – ha detto la dottoressa Furiani – come il mondo della cura sia tutto al femminile e questo ci fa interrogare sull’importanza dei processi di promozione e sensibilizzazione”.