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Bullismo come disagio giovanile, gli studenti riflettono su responsabilità giuridiche e penali

lunedì 21 novembre 2016
Bullismo come disagio giovanile, gli studenti riflettono su responsabilità giuridiche e penali

Si è svolto venerdì 18 novembre alla Sala dei Quattrocento del Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto, come annunciato, il convegno sul bullismo organizzato dal Lions Club di Orvieto e dall’Istituto d’istruzione superiore artistica classica e professionale di Orvieto (IISACP).

'Bullismo, disagio adolescenziale. Lettura del bullismo come nuova forma del disagio giovanile. Responsabilità giuridiche e penali', il tema declinato dall'avvocato Sergio Finetti e da Flaminio Monteleone, sostituto procuratore presso il Tribunale dei Minori, dopo i saluti di Anna Lapini Bufalini (presidente Lions Club Orvieto), Cristina Croce (assessore pubblica istruzione) e Gabriella Struzzi (dirigente scolastica IISACP)

Al convegno moderato dal giornalista Guido Barlozzetti, sono seguiti gli interventi dei 220 studenti delle classi seconde dell’istituto superiore, ragazzi che hanno scoperto che l’argomento li tocca realmente nella loro quotidianità. E’ emersa anche l’assenza dei genitori nella vita dei ragazzi e quindi la necessità di sensibilizzare i genitori spesso assenti e distratti mentre i loro figli stanno crescendo e costruendo la loro identità personale e sociale con modelli non sempre positivi. "Non possiamo fermare la nostra attenzione - è stato ribadito - solo quando sopraggiungono fatti tragici".

Di seguito la nota diffusa dalla scuola:

"In occasione del Convegno “Bullismo, disagio adolescenziale” organizzato dall’IISACP di Orvieto e dal Lions Club di Orvieto, entrano nella Sala dei Quattrocento tutti gli alunni delle classi seconde dell’ Istituto, per la precisione 220 studenti, insieme ai rappresentanti del Consiglio di Istituto, docenti, membri dei Lions e cittadini di Orvieto.

Puntuali, compatti e ordinati gli studenti fanno ingresso nella bellissima sala del Palazzo del Capitano del Popolo, che tante volte li ha ospitati per assistere a manifestazioni, di cui è difficile trovare ancora traccia consistente nei loro “corridoi di memoria”. Sembra di vederli, chiari e distinti, i balloon che escono dalla loro testa: “Sempre le stesse cose!!” “Quanto durerà questa pizza??” “Non ho capito di che cosa si parla oggi. Dopo lo chiederò a Sara” “Sono stato proprio uno stupido ….. potevo rimanere a dormire questa mattina !!!” .

Il Moderatore, lo scrittore Guido Barlozzetti, introduce il convegno richiamando alla memoria il libro Cuore, e cita soprattutto Franti, il cattivo. La Presidente dei Lions e la Dirigente Scolastica fanno poi la loro introduzione, inquadrando l’iniziativa come mission educativa degli organismi che si occupano dei giovani, “necessità culturale”, a cui anche il Presidente della Repubblica attribuisce priorità.

Dai visi e dagli sguardi si capisce che i ragazzi sono rimasti sintonizzati sui loro pensieri Ad un certo punto però succede qualcosa. L’intelligenza del gruppo comincia a percepire il valore di ciò di cui i relatori parlano. Fatti che vengono riportati a mo’ di cronaca fedele, non ricostruzioni frettolose da panchina al parco. E’ soprattutto la vicinanza alla loro quotidianità, al loro vissuto anche quello più “intimo”, di cui qualcuno può appropriarsi per usarlo in modo irrispettoso, se non illegale, come viene sottolineato con forza e più volte dai relatori, che li inchioda alla sedia per non perdere il senso del discorso.

L’avvocato Sergio Finetti attraverso un excursus storico, con linguaggio tecnico, ma comprensibile, caratterizzante gli aspetti giuridici, prosegue correlando alcuni comportamenti considerati “ scherzosi” o di “gioco” con la corrispondente trasgressione ai fondamentali diritti civili della persona affermati dalla Costituzione Italiana come percosse, lesioni, danneggiamento alle cose, ingiuria o diffamazione, molestia o disturbo alle persone, minaccia, atti persecutori, stalking, sostituzione di persona (quando una persona si spaccia per un’altra), etc.

Ha anche sottolineato come lo stesso insegnante, nello svolgimento della sua attività professionale, essendo equiparato al pubblico ufficiale, ha una responsabilità penale nel reato di bullismo compiuto a scuola. L’insegnante può essere punito con un multa quando omette o ritarda di denunciare all’Autorità Giudiziaria o ad un’altra Autorità un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio o a causa delle sue funzioni “. Tale responsabilità trova fondamento anche nell’articolo 29 della Costituzione italiana e nella “Culpa in vigilando della Scuola”.

Subito dopo il Sostituto Procuratore del Tribunale dei Minori di Perugia il dott. Flaminio Monteleone con un linguaggio secco e reale presenta alcuni fatti realmente accaduti a ragazzi spesso coetanei dei presenti. Il richiamo forte del Procuratore riguarda il ricorso immediato ai servizi sociali per denunciare situazioni a rischio e dare risposte preventive immediate che possano trasformarsi in assunzione di consapevolezza e responsabilità per trasformare l’atto nocivo in un processo di maturazione.

In tutti gli interventi è emerso come dato negativo l’assenza o l’indifferenza delle figure genitoriali che, per molteplici fattori, non accompagnano la crescita dei giovani adolescenti i quali nella loro ricerca di identità preferiscono modellarsi al ruolo del prepotente o del “fico” piuttosto che a figure positive capaci di attivare comportamenti empatici e prosociali.

Oggi la situazione si complica per l’uso scorretto degli strumenti digitali e tecnologici che amplificano il fenomeno e lo trasformano in un mostro che colpisce le vittime a volte anche irreparabilmente. Il clima è cambiato in pochissimo tempo. Ora i balloon che escono dalle testoline erette e dagli sguardi pieni di interesse sono diversi . “Si. Le sapevo queste cose. Non conoscevo però da dove comincia il reato e dove può andare a finire”. “Non pensavo ci fosse qualcuno che potesse arrivare a tanto” . “Mamma mia!!! Situazioni davvero brutte!!!” “Sembrano irreali…..ma invece esistono!!!”

Il silenzio attentissimo della platea si immerge nel racconto, non gestito come da conversazione al bar, ma con precisa sottolineatura di tutte le implicazioni ed i risvolti legali, di vissuti che definire drammatici è veramente poco. Ragazzi e ragazze, per buona parte coetanei dei presenti, che sono incappati in situazioni molto più grandi di loro, in cui il pentagramma su cui si muovono le figure della vittima e del carnefice produce melodie terrificanti, per entrambi, di manipolazione della persona e della sua “libertà” di espressione.

I ragazzi sono captati dalla capacità che hanno i relatori di calare nel reale più crudo quell’insieme di cose “svolazzanti” che sembrano imprendibili e viaggiano nei sistemi di rete; non sembra neanche che possano produrre tanto male, conseguenze così negative come il rifiuto della vita. Si capisce dai loro sguardi che il messaggio è arrivato, chiaro e tondo. Massimo rispetto per la persona. Sempre. Massima responsabilità personale nel valutare le conseguenze che da una azione, anche intangibile come quelle in rete, possono derivare per il soggetto che la compie e per chi la subisce. Lasciarsi alle spalle quella superficialità che soprattutto nei rapporti umani non può essere concessa.

L’applauso finale, prolungato e profondo, ci mette la loro firma. Una firma di condivisione, di massimo rispetto per le vittime e di necessità di “ricostruzione morale e di personalità” per i carnefici. Comunque entrambe “persone” con tutti i diritti che competono in quanto tali. Forse possiamo sperare che oggi i loro corridoi di memoria risultino arricchiti e si pongano al servizio delle scelte di comportamento. Anzi, ne siamo certi.